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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0267

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CORRIERI

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rocco che aveva steso una specie di mantello sull’alto
del nartece.

Prima di chiudere mi sia concesso di volgere una
domanda al direttore dei lavori di restauro a Pia-
cenza: perchè sulle porte di San Giovanni in Canale, di
Santa Brigida e Sant’Eufemia avete lasciato fare dei

dipinti... così negativi? e non soltanto sulle porte, mi
suggerisce un valente amico mio.

Dipinto del Lomazzo. — Poiché stiamo parlando
di pitture continuiamo, dicendo qualche cosa d’ una
questione che a Piacenza appassiona e tiene divisi
da molti mesi gli animi degli artisti e di quelli che
se ne danno le arie. La città conserva nell’ ex-con-
vento degli agostiniani un grande dipinto murale con-
dotto dal Lomazzo nel 1567. Ogni mediocre studioso
conosce quanto sia limitato il valore tecnico di quel-
l’artista, pittore di terz’ordine e scrittore piuttosto
bislacco e poco originale. So bene che questo mio
giudizio, così opposto a quello di tutti gli Abbecedari
e di tutti i Sir et che vanno per le mani dei dilettanti
farà inorridire e gridare alla bestemmia i buoni mon-
toni della storia dell’arte, devoti all’autorità, ma io

proprio non saprei che farci e debbo dir male del
Lomazzo, manierista esagerato, i cui dipinti essendo
poco numerosi, hanno, in mancanza di meglio, qualche
pregio di rarità.

La Cena quadragesimale a Piacenza è la pittura
più vasta dell’artefice, che in essa ha lasciato larga
testimonianza delle sue qualità e dei suoi difetti. La
scena manca di profondità, d’aria e di luce, la com-
posizione non è personale, ma tutta di riflesso o di
imitazione nelle mosse artificiose e nei contrapposti
ricercati. Il disegno, debole nelle estremità e nel nudo,
è discreto nelle teste, floscie peraltro e indecise nella
modellatura. Nell’insieme la scena è cosa mediocre,
malgrado una certa armonia convenzionale, derivata
al Lomazzo da un Leonardismo in ritardo e di seconda
mano. Nemmeno la tecnica merita lode, la vasta pa-
rete venne coperta d’uno strato fine e sottile di gesso
e su quello il pittore dipinse a tempera, anziché a
fresco sulla calce, in conseguenza le finestre e le porte
spalancate per molti anni dopo la soppressione del-
l’ordine, fecero ben presto aspro governo del dipinto.
I danni sono continuati oggi in altro modo, dai vor-
tici di polvere sollevati dai giovani che fanno le
esercitazioni militari sull’ammattonato poroso.

L’affresco, chiamiamolo così per comodità, si staccò
e scrostò in molti luoghi, però sempre in piccole nu-
merose quantità, tanto che non è facile nemmeno a
me apprezzare la differenza fra l’aspetto miserevole
d’oggi e quello lacero di trent’anni sono, quando
nella prima giovinezza lo guardavo esitando, senza
azzardarmi a pronunciare un giudizio, comprendendo
però, fin d'allora, che mi trovavo in presenza di una
opera inferiore.

Date le condizioni precarie della pittura fu venti-
lato di eseguirne il trasporto sulla tela, progetto fu-
riosamente applaudito dagli uni, fischiato dagli altri
e giudicato degno delle Gemonie. Fra tanta differenza
di opinioni il Comune interrogò il prof. Cavenaghi,
il quale prudentemente concluse che lo strappo era di
riuscita incerta essendo il lavoro a tempera, ma che
date le condizioni del dipinto, conveniva tentare. In-
fatti lo Stefanoni eseguì diversi saggi di strappo, uno
su d’una lunetta sovrastante all’affresco, dipinta con
tecnica più robusta, un secondo su d’una piccola por-
zione della tovaglia, entrambi riuscirono benissimo;
un terzo sul terreno del fondo, non sortì esito felice,
e più della metà del colore rimase sull’intonaco.

Di qui violentissime, astiose polemiche, degenerate
ben presto in competizioni personali. Per parte mia
estraneo, per fortuna, al dibattito, non credo che il
dipinto franchi la spesa di scalmanarsi tanto, e nem-
meno quella di spendervi attorno molto denaro, con
tante opere di alto valore che attendono. Mi parrebbe
miglior partito pulire e rassodare l’affresco, lascian-
dolo dove lo volle l’artista, tanto più che se prevarrà
l’opinione di staccarlo e l’operazione riuscirà medio-
 
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