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MISCELLANEA
carvi la nuova scala. Per tal modo si ottenne anche
un altro vantaggio : di poter conservare, cioè, la bella
e singolare tettoia sorretta da mensole in legno, con
soffitto a lacunari scolpiti, della fine del secolo xvi,
la cui mensola ultima s’imposta appunto sul muro
della nuova costruzione.
E non fu questo il solo profitto ottenuto; chè, aven-
dosi all’angolo del nuovo fabbricato uno spazio suffi-
ciente, si pensò di servirsene, restituendo alla pub-
pose un tabernacolo con una tavola dove era rappre-
sentata la Vergine, che divenne poi, a maggior riguardo
per quella immagine sacra, un oratorio. Ma guasta-
tasi per le ingiurie del tempo l’antica pittura, fu a spese
della Repubblica rinnovata per mano di Iacopo da Ca-
sentino, secondo ne scrisse il Vasari nella vita di
questo artefice.
E certo che su quel canto corrispondeva un chias-
suolo detto della Tromba, che conduceva a una cor-
II palagio dell’Arte della Lana avanti il restauro. Firenze
(Fotografia Brogi)
blica ammirazione un’opera d’arte notevole del vecchio
centro: il celebre tabernacolo di Santa Maria della
Tromba, già posto sull’angolo della piazza del Mer-
cato Vecchio e della via Calimara, non facendolo ser-
vire però da porta d’accesso, secondo altri avevano
progettato, ma ripristinandolo all’uso per cui sino dal-
l’origine fu eretto.
* * *
A ricordare le predicazioni che il domenicano Pie-
tro da Verona, persecutore degli eretici Manichei o
Paterini, faceva nella piazza del Vecchio Mercato, si
ticina dietro la chiesa di Sant’Andrea, denominata
piazza de’ Caponsacchi : e poiché, per esser luogo ap-
partato, vi si facevano molte cose disoneste, fu chiuso,
col consenso della Signoria, e vi fu fatto un oratorio
che si chiamò di Santa Maria della Tromba.
A questa immagine s’incominciò ben presto a
prender devozione e porre candele; e l’Arte dei me-
dici e speziali, che qui presso aveva la sua residenza,
l’ebbe in custodia nel 1361, nel quale anno, il 25 di
giugno, la Repubblica, con sua provvisione, conce-
deva all’Arte predetta, in perpetuo, l’amministrazione
e governo e reggimento del chiasso e dell’oratorio,
MISCELLANEA
carvi la nuova scala. Per tal modo si ottenne anche
un altro vantaggio : di poter conservare, cioè, la bella
e singolare tettoia sorretta da mensole in legno, con
soffitto a lacunari scolpiti, della fine del secolo xvi,
la cui mensola ultima s’imposta appunto sul muro
della nuova costruzione.
E non fu questo il solo profitto ottenuto; chè, aven-
dosi all’angolo del nuovo fabbricato uno spazio suffi-
ciente, si pensò di servirsene, restituendo alla pub-
pose un tabernacolo con una tavola dove era rappre-
sentata la Vergine, che divenne poi, a maggior riguardo
per quella immagine sacra, un oratorio. Ma guasta-
tasi per le ingiurie del tempo l’antica pittura, fu a spese
della Repubblica rinnovata per mano di Iacopo da Ca-
sentino, secondo ne scrisse il Vasari nella vita di
questo artefice.
E certo che su quel canto corrispondeva un chias-
suolo detto della Tromba, che conduceva a una cor-
II palagio dell’Arte della Lana avanti il restauro. Firenze
(Fotografia Brogi)
blica ammirazione un’opera d’arte notevole del vecchio
centro: il celebre tabernacolo di Santa Maria della
Tromba, già posto sull’angolo della piazza del Mer-
cato Vecchio e della via Calimara, non facendolo ser-
vire però da porta d’accesso, secondo altri avevano
progettato, ma ripristinandolo all’uso per cui sino dal-
l’origine fu eretto.
* * *
A ricordare le predicazioni che il domenicano Pie-
tro da Verona, persecutore degli eretici Manichei o
Paterini, faceva nella piazza del Vecchio Mercato, si
ticina dietro la chiesa di Sant’Andrea, denominata
piazza de’ Caponsacchi : e poiché, per esser luogo ap-
partato, vi si facevano molte cose disoneste, fu chiuso,
col consenso della Signoria, e vi fu fatto un oratorio
che si chiamò di Santa Maria della Tromba.
A questa immagine s’incominciò ben presto a
prender devozione e porre candele; e l’Arte dei me-
dici e speziali, che qui presso aveva la sua residenza,
l’ebbe in custodia nel 1361, nel quale anno, il 25 di
giugno, la Repubblica, con sua provvisione, conce-
deva all’Arte predetta, in perpetuo, l’amministrazione
e governo e reggimento del chiasso e dell’oratorio,