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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Toesca, Pietro: Michelino da Besozzo e Giovannino de'Grassi
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0373

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322

PIETRO TORSO A

la quale non parrà aliena dallo spirito artistico del principio del Quattrocento quando si ripensi
all’amore delle « scene di genere » e dell’umorismo dimostrato da pittori quali Ottaviano
Nelli, i fratelli Jacopo e Lorenzo da Sanseverino, il frescante della sala terrena in casa Bor-
romeo a Milano, gli Zavattari, e generalmente da tutti i maestri partecipi della tendenza
artistica che ebbe in Gentile da Fabriano e nel Pisanello la sua più elevata espressione.

D’altra parte, l’umanista Uberto Decembrio, morto nel 1427, nel suo dialogo di morale
conservato manoscritto nella Biblioteca Ambrosiana, vanta un Michele da Pavia il quale sin
da fanciullo gli si era mostrato abilissimo in disegnare animali ed era poi diventato tale maestro
da superare ogni altro. 1 E un Michelino pavese vien pure nominato quale eccellente pittore
da un codice di Cremona. 2 Con vien dunque ammettere, come si vuole, 3 l’esistenza di due
pittori che abbiano portato lo stesso nome di Michelino, ambedue ugualmente segnalati su
tutti i loro contemporanei in Lombardia, ambedue singolari per la loro abilità in disegnare
animali ?

La prima volta che Michelino da Besozzo trovasi nominato negli Atti della fabbrica del
Duomo di Milano si è nel verbale della seduta del 13 luglio 1404, « in quo quidern conscilio
primo deliberatum provisum et ordinatum fuit, quod de presenti sicut expediet prò vitriatis
et aliis et aliis {sic) ordinate perfitiendis prò Ecclesia et sacrastiis, mittatur prò magistro
Micheliino de Besutio pictore comorante Papié, et habeatur sumptibus fabrice, et audiatur
ad evidentiam agendorum, quoniam summus fertur esse in arte pictorie et designamene,
ex quo speratur quod multum erit utillis fabrice predicte ».4 Tali parole fanno supporre che
Michelino da Besozzo dimorasse abitualmente, e già da tempo, in Pavia, ove infatti esisteva
nella chiesa di Santa Mustiola una sua opera con la data del 1394. 5 A Pavia egli era forse
stato richiamato dal compito di collaborare alla decorazione del castello visconteo, per la
quale già nel 1366 Galeazzo II si era rivolto a Guido Gonzaga chiedendogli pittori anche
da Mantova. 6 E se colà aveva a lungo dimorato e lavorato, ben si può credere che alcuno,
meno bene informato, lo credesse nativo di quella città: riteniamo perciò, col Magenta, che il
Michele da Pavia nominato dal Decembrio sia tutt’uno con Michelino da Besozzo.

Fra gli Atti della Fabbrica del Duomo di Milano il nome di Michelino si ritrova nel 1418,
quando viene pagata all’artista la dipintura delle sculture di certe chiavi di volta nella chiesa,7
e nuovamente nel 1420 quando si delibera che una controversia sorta col maestro vetraio

così melanconico e tristo, che non si muova a riso
in rimirarlo, mentre che con la mano tocca lasciva-
mente la villana che si tiene alla sinistra, la quale ha
nel braccio un gatto che sembra anch’egli d’allegrarsi
dimenando la coda, e caccia la mano destra nelle
calze al vecchio che ride, guardandolo nel volto e ri-
dendo, in atto di godere del tutto : e dietro a questa
collocò l’altra villana, la quale ride un poco meno,
ma in atto conveniente appunto ad una sua pari ; e
ciò perchè gli sono alzati i panni dall’altro villano, e
perchè ella pone a lui la mano sinistra nelle calze,
donde egli dirumpe in un grandissimo riso ; talmente
che pare se ne oda quasi lo schiamazzo, mostrando
tuttavia così smascellatamente i denti, che gli si po-
trebbero fino ad un minimo annoverare. Ma quello
che dà loro grandissima grazia, sono certe berrette
fatte all’antica, col resto delle vestimenta nella foggia
che allora si usavano da villani...» Lomazzo, Trattato
della pittura, libro VI, cap. XXXII, pag. 559-60, Mi-
lano, 1585.

1 C. Magenta, La Certosa di Pavia, Milano, 1897,

pag. 32; F. Malaguzzi-Valeri, Pittori lombardi del
Quattrocento, Milano, 1902, pag. 208.

2 F. Malaguzzi-Valeri, op. cit., pag. 207.

3 D’Adda, loc. cit. Il Cavalcasene (Storia della pit-
tura it., IV, 233) ritiene che l’artista qualche volta
menzionato col nome di Michelino milanese sia da
distinguersi da Michele de’Mulinari, distinzione che,
considerando gli atti del Duomo, ci pare senza fonda-
mento.

4 Archivio del Duomo : Ordinazioni della fabbrica
dell’anno ijgo al 1446, a carte 352. Cfr. Annali della
Fabbrica, cit. I, 261.

s C. Magenta, La Certosa, loc. cit. Era un’ancona
rappresentante San Nicolò da Tolentino e recava una
lunga epigrafe con la firma del pittore : « mccclxxxxiiij
de mense Augusti. Michelinus de Bexutio Fecit». Non
si ha più traccia di quest’opera.

6 M. Caffi, Il Castello di Pavia (Arcb. St. Lom-
bardo, 111,544); C. Magenta, I Visconti e gli Sforza
nel Castello di Pavia, Milano, 1883, I, 86.

- 7 Annali, op. cit. App. I, pag. 319.
 
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