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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

DOI issue:
Fasc. 5
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Toesca, Pietro: Michelino da Besozzo e Giovannino de'Grassi
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0385

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334

PIETRO TOESCA

ogni sfumatura le penne degli svariati uccelli, della quaglia, dell’upupa, del pavone, della
rondine, dei pappagalli, ci rammenta che Giovannino de’ Grassi era anche miniatore.

Sul recto della carta segnata col nome di Giovannino e sul verso di quella antecedente
(carte 3 verso_ 4 recto) non più disegni di animali ma quattro graziose immagini di giovani
donne (v. Tav. 1). I visi delle quattro donzelle sono delineati con penna sottile e coloriti di
lieve roseo lumeggiato con tratti tenui di bianco ; i capelli, che le fanciulle recano stretti
in corona intorno al capo, sono tinti di color paglierino. La lunga tunica di colei che sta
seduta sopra un verde cuscino e tocca l’arpicordo, è tutta chiara al sommo, cerulea nel
fondo delle pieghe, a punteggiature sempre più fitte di colore azzurro. La fanciulla che
graziosamente si accosta alla suonatrice, in atto quasi di suggerirle un nuovo accordo,
ha la veste tutta sfumata in un leggero colore verdolino e picchiettata di punti verdi, lanosi.1
Colei che si curva a cantare sopra un libro nel quale è scritto: « domine labia mea... » ha
calzari finienti con una smisurata punta e porta una veste, sfrangiata negli orli, tinta di una
indefinibile ombra malvacea nel fondo delle pieghe ; la sua compagna è vestita di lieve
colore bruno. La carta 5 recto contiene i soliti schizzi di animali ; nel verso ci presenta un
altro gruppo di figure, cinque giovani raccolti insieme a cantare svolgendo un rotolo coperto
di segni musicali. Purtroppo i sottili lineamenti dei visi sono stati in dette figure alterati da
una mano che grossamente tutti li ripassò, ma ancora, nel tratto fine delle vesti, bene si
riconosce la maniera stessa del disegnatore del gruppo delle donzelle (fig. 6).

Questi disegni — parte integrante del volumetto, poiché si ritrovano sui fogli stessi che
recano schizzi di animali — rivelano anche nel colorire la mano accurata di un miniatore
(tale fu Giovannino de’ Grassi) e sono certamente da attribuire alla fine del secolo XIV. Di
fatti: il costume delle donzelle non si dimostra ancora così artificioso come quello che gli
artisti veronesi ritrarranno sul principio del secolo XV, sebbene già vi appaia la moda dei
calzari a lunghe punte e delle vesti con gii orli frappati, nè ancora le acconciature del capo
hanno le bizzarre forme predilette nel secolo seguente: la medesima semplice moda dei
capelli attorti a corona intorno al capo si ritrova appunto nelle miniature del Messale detto
di G. Galeazzo Visconti, conservato nella Basilica Ambrosiana, eseguite circa il 1395. Questo
prezioso codice, dipinto dal lombardo Annovello da Imbonate, ci fornisce anche modelli
delle fogge maschili quali usavano nella Corte viscontea, che interamente corrispondono, sì
per gli abiti che per i calzari e per le acconciature del capo, a quelle dei cinque giovani
figurati nel nostro codice.2

Un confronto delle figure del lavabo del Duomo, opera sicura di Giovannino de’ Grassi,
con i presenti disegni potrebbe infirmare gli argomenti che abbiamo raccolti per attribuire
al maestro lombardo il codice di Bergamo se non tosse necessario di tener conto dell’impe-
rizia nel lavorare il marmo (sì manifesta nelle informi mani delle figure e persino nei visi,
poco sicuramente modellati) che dovette impedire all’artista di condurre il bassorilievo con
quella finezza che gli era propria nel disegnare. Si osservi tuttavia come fra i disegni e la
detta scultura non siavi un’assoluta discrepanza nel trattare del panneggio, anzi si ritrovi
qualche somiglianza nelle pieghe rigidette e rettilinee sui corpi, calligrafiche ed esuberanti
nelle parti inferiori dei panni.

A carte 7 recto una strana figura si mostra : un selvaggio uomo ignudo e bestialmente
villoso, appoggiato con la sinistra ad una clava ed in atto di portare alle labbra l’indice
della destra. È l’« homo salvaticus », bizzarro essere, uscito certamente dalle boscaglie e
dalle fantasie del Nord, e diventato del tutto familiare alla fantasia del popolo milanese. Di
fatti: nel 1404, sei anni soltanto dopo la morte di Giovannino de’Grassi, la Fabbrica del

1 Tali punteggiature che servono ad accrescere l’ef- anche nelle opere di Gentile da Fabriano,

fetto dello sfumare delle tinte, piuttosto che ad arti- 2 Cfr. L. Feltrami, L’arte negli arredi sacri della
fido di tecnica furono adoperati a ritrarre un partico- Lombardia, Milano, 1897, tavv. Vili e X.
lare genere di stoffe che si trova sovente riprodotto
 
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