DOI Heft:
Fasc. 5
DOI Artikel:Serra, Luigi: La pittura napoletana del Rinascimento
DOI Seite / Zitierlink: https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0394
LA PITTURA NAPOLETANA DEL RINASCIMENTO
34i
Di questi uno fra i più importanti è quello posto sull’altare della terza cappella a sinistra
dell’ingresso nella chiesa di San Pietro Martire, rappresentante nel centro San Vincenzo
Ferrer e intorno in piccoli riquadri storie della vita del Santo. Si può ascrivere al 1500 circa.
La tavola è stata tutta lustrata con vernice, ma ciò non ostante il movimento appare spesso
stentato, lo sfondo architettonico troppo stretto ai personaggi, l’espressione incerta, povera
la tavolozza, il segno trascurato e rapido al punto che le bocche per lo più diventano
storte. Alcune figure, però, specie quelle dei riquadri con la predica del Santo e il Santo
nella sua cella, sono disegnate e lumeggiate squisitamente. Sotto una luce fredda, esse
Fig. 1 — Scuola napoletana, fine del sec. xv
Napoli, Museo Nazionale
staccano sul fondo'armonizzando le tinte delle loro vesti, fra cui risaltano certi rossi e certi
verdi, che rivelano nell’artista un profondo sentimento del colore. Il San Vincenzo dello
scomparto centrale, di nobile e mite espressione, ha gli occhi piuttosto allungati, con pupille
verde-chiaro, la bocca larga, il mento triangolare, la carnagione terrea. Le figure dei liquadri
sottostanti hanno quasi tutte facce lunghe e quadrate, occhi stretti, carnagione terrea o livida,
nasi — specie negli uomini — grossi e rigonfi.1
Gli storici locali attribuiscono questa tavola alla scuola dello Zingaro, il Frizzoni2 la
crede di un indigeno napoletano o di un italiano ammaestrato da fiamminghi, Crowe e Caval-
1 I due riquadri superiori rappresentanti VAnnun- 2 Op. cit., pag. 8.
dazione sono del secolo xvii.
34i
Di questi uno fra i più importanti è quello posto sull’altare della terza cappella a sinistra
dell’ingresso nella chiesa di San Pietro Martire, rappresentante nel centro San Vincenzo
Ferrer e intorno in piccoli riquadri storie della vita del Santo. Si può ascrivere al 1500 circa.
La tavola è stata tutta lustrata con vernice, ma ciò non ostante il movimento appare spesso
stentato, lo sfondo architettonico troppo stretto ai personaggi, l’espressione incerta, povera
la tavolozza, il segno trascurato e rapido al punto che le bocche per lo più diventano
storte. Alcune figure, però, specie quelle dei riquadri con la predica del Santo e il Santo
nella sua cella, sono disegnate e lumeggiate squisitamente. Sotto una luce fredda, esse
Fig. 1 — Scuola napoletana, fine del sec. xv
Napoli, Museo Nazionale
staccano sul fondo'armonizzando le tinte delle loro vesti, fra cui risaltano certi rossi e certi
verdi, che rivelano nell’artista un profondo sentimento del colore. Il San Vincenzo dello
scomparto centrale, di nobile e mite espressione, ha gli occhi piuttosto allungati, con pupille
verde-chiaro, la bocca larga, il mento triangolare, la carnagione terrea. Le figure dei liquadri
sottostanti hanno quasi tutte facce lunghe e quadrate, occhi stretti, carnagione terrea o livida,
nasi — specie negli uomini — grossi e rigonfi.1
Gli storici locali attribuiscono questa tavola alla scuola dello Zingaro, il Frizzoni2 la
crede di un indigeno napoletano o di un italiano ammaestrato da fiamminghi, Crowe e Caval-
1 I due riquadri superiori rappresentanti VAnnun- 2 Op. cit., pag. 8.
dazione sono del secolo xvii.