LA PITTURA NAPOLETANA DEL RINASCIMENTO
343
All’ indirizzo napoletano fiammingo
si devono ascrivere undici tavole (fig. 2)
della fine' del secolo xv, esposte nella
prima sala del Museo Nazionale, se pure
non sono — come incliniamo a credere —
tutte d’una stessa bottega. Nove di esse
sono riunite a tre a tre come trittici e
hanno nella tavola centrale rispettiva-
mente una Deposizione, mi Adorazione dei
Magi, il Bambino Gesù adorato dalla
Vergine. Le due separate tre santi cia-
scuna. Esse presentano gravi scorrettezze
di segno, ma l’eleganza delle vestimenta a
ricchissimi ornati, alcuni colori smaglianti
e qualche testa riuscita, mostrano che se
l’artista avesse avuta una educazione mi-
gliore, avrebbe prodotto, forse, opere
notevoli. Le forme sono sottili, le teste
allungate con la fronte ampia, il naso
stretto e il mento piccolo; le carni sono
livide, verdastri i capelli e le barbe nei
vecchi; il paesaggio a colline giallognole
di leggera ondulazione è sempre addos-
sato ai personaggi ; sul cielo bleu-scuro
in alto e verdognolo in basso, spicca
qualche sottile albero a rade foglie : nel
fondo specchi d’acque verdastre in cui
si avanzano lingue di terra verdi, una
città e una collina acuminata.
Notevoli assonanze con questo gruppo
si notano in tre San Michele del primo
decennio del secolo xvi, assai vicini tra
loro per lo stile, che sono esposti nella
stessa sala del Museo. Il maggiore tra
essi, per dimensione ed importanza (fig. 3),
veniva attribuito a Simone Papa, e gli
storici locali lo presentavano come uno
dei prodotti più notevoli della scuola
napoletana. Ma le figure qui sono senza
scheletro, i colori senza smalto, povera
l’espressione, monòtono e senza prospet-
tiva il paesaggio. Le teste sono grandi,
gli occhi larghi, le mani piccole, il pae-
saggio basso con acque correnti da per
tutto, e uomini, case, città. Gli alberi hanno
il breve fusto sottile e larga chioma.
L’altra tavoletta col San Michele a figura intera è di esecuzione ancora piu meschina
e c’ è da notare soltanto qualche riflesso di luce sulla corazza e sui gambali azzurrognoli,
che stridono sopra il rosso del manto. Il santo è di forme esilissime allungate. Debole del
pari è la terza tavola. A questo gruppo si può ricollegare per alcuni aspetti un’opera assai
nota — perchè si voleva rivelasse i ritratti di Ferdinando d’Austria, Alfonso e Ferrante
Fic
2 — Scuola napoletana, fine del sec. xv
Napoli, Museo Nazionale
343
All’ indirizzo napoletano fiammingo
si devono ascrivere undici tavole (fig. 2)
della fine' del secolo xv, esposte nella
prima sala del Museo Nazionale, se pure
non sono — come incliniamo a credere —
tutte d’una stessa bottega. Nove di esse
sono riunite a tre a tre come trittici e
hanno nella tavola centrale rispettiva-
mente una Deposizione, mi Adorazione dei
Magi, il Bambino Gesù adorato dalla
Vergine. Le due separate tre santi cia-
scuna. Esse presentano gravi scorrettezze
di segno, ma l’eleganza delle vestimenta a
ricchissimi ornati, alcuni colori smaglianti
e qualche testa riuscita, mostrano che se
l’artista avesse avuta una educazione mi-
gliore, avrebbe prodotto, forse, opere
notevoli. Le forme sono sottili, le teste
allungate con la fronte ampia, il naso
stretto e il mento piccolo; le carni sono
livide, verdastri i capelli e le barbe nei
vecchi; il paesaggio a colline giallognole
di leggera ondulazione è sempre addos-
sato ai personaggi ; sul cielo bleu-scuro
in alto e verdognolo in basso, spicca
qualche sottile albero a rade foglie : nel
fondo specchi d’acque verdastre in cui
si avanzano lingue di terra verdi, una
città e una collina acuminata.
Notevoli assonanze con questo gruppo
si notano in tre San Michele del primo
decennio del secolo xvi, assai vicini tra
loro per lo stile, che sono esposti nella
stessa sala del Museo. Il maggiore tra
essi, per dimensione ed importanza (fig. 3),
veniva attribuito a Simone Papa, e gli
storici locali lo presentavano come uno
dei prodotti più notevoli della scuola
napoletana. Ma le figure qui sono senza
scheletro, i colori senza smalto, povera
l’espressione, monòtono e senza prospet-
tiva il paesaggio. Le teste sono grandi,
gli occhi larghi, le mani piccole, il pae-
saggio basso con acque correnti da per
tutto, e uomini, case, città. Gli alberi hanno
il breve fusto sottile e larga chioma.
L’altra tavoletta col San Michele a figura intera è di esecuzione ancora piu meschina
e c’ è da notare soltanto qualche riflesso di luce sulla corazza e sui gambali azzurrognoli,
che stridono sopra il rosso del manto. Il santo è di forme esilissime allungate. Debole del
pari è la terza tavola. A questo gruppo si può ricollegare per alcuni aspetti un’opera assai
nota — perchè si voleva rivelasse i ritratti di Ferdinando d’Austria, Alfonso e Ferrante
Fic
2 — Scuola napoletana, fine del sec. xv
Napoli, Museo Nazionale