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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: La tomba di Taddeo Pepoli nella chiesa di San Domenico a Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0409

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356

ENRICO BRUNELLI

di Antonio, che parteciparono alla decorazione del Foro dei Mercanti;1 a uno di essi, Fran-
cesco di Guardo, è stata attribuita con qualche fondamento la statuetta graziosa della Giu-
stizia, nella nicchia centrale della facciata. 2

Un’opera di scultura assai più ragguardevole, dove è manifesta la mano di un artista
toscano, o dove è almeno prova certissima di influenza toscana diretta e profonda, abbiamo
nella tomba eretta in San Domenico a Taddeo Pepoli. Questa tomba fu sinora costante-
mente ritenuta opera del veneto Jacopo Lanfrani, al quale però vennero, senza altro fon-
damento che la tradizione, assegnati lavori di valore disuguale e di mano evidentemente
diversa. Ma il Venturi riconobbe recentemente una schietta impronta toscana nell’insigne
monumento, troppo poco sinora osservato e pregiato. 3

Fio detto poco osservato, e mi si potrebbe dar torto, poiché, se le guide di Bologna,
dalle più antiche a quella del Ricci, e gli storici dell’arte, dal Cicognara al Perkins, non
dedicarono che cenni affrettati alla tomba, essa venne pochi anni or sono illustrata con una
speciale monografia da un valente studioso. Ma par che tale monografia abbia avuto il solo
scopo di togliere ogni importanza storica ed artistica al monumento; infatti l’autore di essa,
Mario Martinozzi,4 dalle sue ricerche è stato indotto a concludere che la tomba attuale è
opera del secolo xvi, salvo due fra i bassorilievi e l’ornamento cuspidale. Taddeo, secondo
il chiaro scrittore, venne sepolto alla sua morte in una semplice urna, che fu deposta nella
confessione della chiesa. Filippo e Alessandro Pepoli, dei quali è noto che nel 1540 costrus-
sero in San Domenico una sontuosa cappella, nella stessa occasione eressero alla memoria
del loro celebre avo l’attuale monumento; e l’urna antica, tratta dalla confessione, venne
ad esso adattata, ma con radicali ristauri. Solo i due bassorilievi, ove è ritratto Taddeo
seduto, sarebbero opera del Trecento, mentre al Cinquecento apparterrebbero il coperchio
dell’urna, i fianchi minori e i bassorilievi ove è ritratto Taddeo inginocchiato : in questi ultimi
lo scultore moderno avrebbe, con arcaismo voluto, seguito lo stile dei bassorilievi preesi-
stenti. Finalmente la cimasa di un antico portale sarebbe stata usata come coronamento del
monumento, sorto per volontà di nipoti insolitamente pietosi alla memoria di un antenato.
Tali le conclusioni del Martinozzi, che hanno trovato assenso ed elogio in alcuni; in nes-
suno ancora un contraddittore.

Il cenno, dedicato ora dal Venturi alla tomba, mi incoraggia a tentare una rivendica-
zione dell’insigne monumento, che, a mio avviso, è secondo l’ipotesi tradizionale un’opera
assolutamente trecentistica, sebbene non poco alterata e guasta. E mi sia prima consentito
di esaminare rapidamente i motivi alquanto speciosi e sottili che furono addotti a conforto
della tesi della modernità della tomba.

Si è voluto dare una grande importanza al silenzio dei cronisti più antichi intorno al
monumento, del quale non si comincia a far cenno prima che dal Ghirardacci e dal Ghiselli;
e si è considerata poi come prova decisiva della tesi contraria alla tradizione il fatto che

1 Giordani, Notizie intorno al Foro de’Mercanti di
Bologna, Bologna, Nobili, 1837. — Orioli, Il Foro
dei Mercanti di Bologna (Ai chivìo storico dell'arte, V,
1892, pag. 387 e segg.). — Ricci, Guida di Bologna,
Bologna, 1900, pag. 78-80.

2 Nella base di questa statuetta sono incise due

lettere (FC o FG) che si è pensato possano essere le
iniziali di Francesco di Guardo. Questa e le altre sta-
tuette delle nicchie della Mercanzia non hanno del

resto un carattere ben definito ; pur non può negarsi
un rapporto fra esse e le sculture toscane della se-
conda metà del secolo xiv. Allo stesso modo i pilastri
che sorreggono le volte a sesto acuto dell’edifizio pos-

sono rammentare quelli della loggia dei Lanzi.

Intorno a Francesco di Guardo debbo osservare
che egli è probabilmente il padre dello scultore fio-
rentino Andrea di Francesco di Guardo, che operava
a Pisa nel secolo xv. (Cfr. intorno ad Andrea lo
Schubring, Pisa, Lipsia, 1902, pag. 114-118, e 165-
169).

5 Venturi, La scultura veneta a Bologna (L’Arte,
Vili, 1905, pag. 37-38)-

4 Martinozzi, La tomba di Taddeo Pepoli nella
chiesa di San Domenico in Bologna, Bologna, Zani-
chelli, 1898.
 
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