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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: La tomba di Taddeo Pepoli nella chiesa di San Domenico a Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0419

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366

ENRICO BRUNELLI

trilobato a sesto acuto. Scrisse della tomba il Taine che essa « n’à rien des fanfreluches
gothiques », ma è d’uopo credere che il singolare giudizio sia frutto di distrazione. Fu destino
della tomba avere osservatori distratti o frettolosi!

L’arte gotica appare in conclusione in tutto il monumento, nei bassorilievi del Signore
inginocchiato come nei bassorilievi del Signore seduto ; nella base come nel coronamento
superiore. Un rabberciamento mal concepito alterò, ma non tolse alla tomba questo carattere
prevalente, come non le tolse l’impronta di un’arte che è o deriva dalla Toscana. Il motivo
delle strie bianche e nere ricorrenti nelle nicchie del basamento e nel sottarco della cuspide ;
il motivo di decorazione superiore dell’arco, a foglie rampanti, richiamano l’arte toscana,
così come la richiamano la composizione e lo stile dei bassorilievi.

Certo è che vi sono nel monumento note discordanti, che alcuni fra i suoi elementi,
singolarmente considerati, nulla offrono di comune con l’arte gotica. Per alcune parti il
ristauro è stato rifacimento, ma ciò è conferma, non ostacolo alla tesi che ammette l’origine
trecentistica dell’opera. La parte superiore dell’urna che il Berthier stranamente ritenne ser-
visse di modello a Nicola da Puglia per l’arca di San Domenico,1 è condotta secondo un mo-
tivo di cui verso la fine del secolo XV abbiamo in Bologna altri esempi, e che deriva appunto
dall’opera di Nicola. Intorno a questo tempo, o meglio nel principio del secolo XVI, può cre-
dersi avvenisse il ristauro, la cui data coinciderebbe pertanto, a distanza di non molti anni,
con quella che si volle affermare epoca d’origine del monumento.

La conclusione cui siamo pervenuti è conforme all’ ipotesi tradizionale, quanto all’età
della tomba; ma è essa compatibile con la tradizione che ne indica autore Jacopo Lanfrani?
Se questi, veneziano di nascita, fu però, come il Vasari afferma, educato all’arte in Toscana,
è certo che quest’opera conviene a lui (sebbene non a lui solo) più che non gli convenga
un’altra opera comunemente ascrittagli, il sarcofago del Museo civico che accolse le spoglie
dell’arcidottore Giovanni d’Andrea Calderini. E se pure il Vasari cadde in errore e il Lan-
frani non fu in Toscana, sarebbe sempre possibile che egli avesse tratto ispirazione dagli
esempi d’arte toscana, non rari nel Veneto a tempo suo. Nulla insomma esclude, nulla però
accerta, che nella tomba di Taddeo Pepoli abbia operato il maestro, il cui nome è ad essa
congiunto dalla tradizione.

Giugno 1905. Enrico Brunelli.

1 Berthier, Le tombeau de Saint Dominique, Parigi, 1896, pag. 35.
 
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