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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 6
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Frizzoni, Gustavo: La pala di Marco d'Oggiono nella chiesa Parrocchila di Besate
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0469

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416

GUSTAVO FRIZZO NI

« Come diceva la nota bruciata fu fatto fare con le oblazioni delli parochiani e dei Signori
capi che fecero venire qui il pittore che era di Milano, venne qui perchè era amico delli
Capitani Mezzabarba e Pisani.

« Il pittore era di Milano ma era di Ogiono. Panno è il 1524, Fu sempre al’altare
maggiore.

« Uno di S. Andrea.

« Il Magistrato politico voleva farli portare a Milano in questo anno.

« ij99.

« Pro memoria.

« Li gendarmi mandati dal magistrato camerale oggi 75 luglio volevano impossessarsi
delli quadri del Giesh e di S. Andrea perchè sono del pittore Marco di Oggionno. E solo
quello del Giesh di Marco di Oggionno e non quello di S. Andrea. 1

« Il Card. Pozzobonelli lo lodo nel ijq'j nella visita pastorale. Secondo quello si dice dai
vecchi, perchè non si trova più carteggio, fu dipinto qui nel luogo di Besate nel tempo di
un gran contagio ».

Queste note ingenue confermano la paternità del quadro, la quale per altro, già più non
era discutibile e confermano le mie induzioni circa il tempo e gli eventi. Il quadro, erronea-
mente intitolato Natività, sarà stato all’altar maggiore dell'antica chiesa e fors’anco a quello
della chiesa più tardi ricostrutta ed aggrandita, ma dev’essere passata di certo nella cappella
laterale dov’era in adesso, allorché sul finire del secolo xvm o al principio del seguente fu
eretto l’attuale aitar maggiore che non ebbe mai quadri, nè, per la sua costruzione, potrebbe
averne. I capitani Mezzabarba e Pisani appartenevano ad antiche e patrizie famiglie che
sino da quel tempo possedevano nel Comune. Il gran contagio, durante il quale venne la
tavola dipinta, era per l’appunto la peste, manifestatasi in questa regione dopo che fu preso
e messo a sacco il borgo di Abbiategrasso nel 1524.

Il nostro mecenate più in là esprime la congettura, che la bufera dei tempi napoleonici
avesse cagionato la dispersione di ogni altra memoria e tradizione intorno al quadro, che
d’allora in poi non si trovò rammentato altrimenti che per un testamento di una tale Cata-
rina Mandella, conservato nelfarchivio parrocchiale, in data 22 maggio 1631, portante un
legato di messe da celebrarsi « in dieta parochiali Ecclesia ad altare Beatae Virginis Mariae
sub nomine Comunis dictae ».

Se non che ulteriori ricerche del parroco Zanatti sortirono il felice esito di mettere in
luce un nuovo documento affatto inedito fin qui, non meno ingenuo dei surriferiti ma viepiù
circostanziato pel suo contenuto e interessante per le notizie di fatto intorno all’opera d’arte
e all’artefice. Trattasi di un foglio autografo del benemerito parroco che nel 1799 salvò la
pala dalle mani dei Francesi. E noi siamo lieti di poterlo trascrivere qui nella sua integrità:

« 1799.

« Pro memoria.

« Il quadro che si trova nella cappella prima a sinistra vicino all’uscio del campanile è
stato pitturato dal pittore Marco di Ogiono in questa cura di Besà l’anno 1524. Il Senigo,
che tenne il Cronicon di Besà, dice così in un suo promemoria che io copio : 2

1 Intorno a quest’ultimo il conte Bertoglio mi co-

munica quanto segue: «Il quadro di Sant’Andrea è
una tela piuttosto grande, che ora non sta nella chiessa
parrocchiale, ma in quella sussidiaria di San Rocco.
E attribuito a Bernardino Campi in vecchie note che
si conservano nell’archivio parrocchiale».

2 In proposito il conte Bertoglio: « Francesco Se-
nigo, di famiglia pavese, notaro e proprietario in
Besate, scriveva il suo Cronicon nel primo quarto
del 1600; il padre suo Gian Giacomo viveva nella
seconda metà del 1500; è dunque molto probabile
fosse già nato quando Marco d’Oggiono venne a Be-
 
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