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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 25.1922

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RECENSIONI

121

e di violenti impressioni dal Pollaiolo e da Leonardo, di
brutali ricerche anatomiche: esagerate traduzioni in atto dei
precetti di questo maestro.

Cosi nei numeri 2 e -, il Fischel vede rapidi abbozzi per lo
stendardo di Città di Castello, ripetendo in ciò il giudizio
del Passavant, del Cavalcasene, del Magherini, ed altri.
Ma riesce impossibile, a chi rammenti l'arte di Raffaello,
ritrovare la sua mano in quel semplice e superficiale studio di
panneggio, e più negli orridi schizzi per un gruppo di Maria
Gesù e Giovanni, dove il corpo della Vergine si deforma per
l'imperizia di una mano che tenta inutilmente di ottenere
effetti di movimento e di forma col balenio di un segno
incisivo di penna.

N'on più mano inesperta, ma eccessiva materialità di
concezione e di segno rivela il foglio 4, dove il dorso nudo di
un uomo, e un braccio in vari contorti movimenti, sono stu-
diati con impressionante brutalità da un segno marcato ad
inchiostro, che mette in risalto in muscoli turgidi, i tendini
distesi; ^egno spinoso, pungente che toglie a la figura ogni
pregio d'art.'.

Scorrendo la prima, e più la seconda cartella, spesse volte
ci troveremo dinnanzi a simili fogli nei quai non una linea
potrebbe attribuirsi al Sanzio, senza negare a lui quella innata
ed immutatile eleganza che fu la sua dote caratteristica

l.a mano di deboli e tardi imitatori del Perugino, di ar-
tisti che di lui seppero solo perpetuare i difetti di tecnica e di
esecuzione, si osserva in vari fogli . N'el primo di essi (n. Io),
una figura di profeta seduto, reggente sulle ginocchia un li-
bro con la mano sinistra e dal Fische! non solo attribuito a
Raffaello, ma riconosciuta come condotta sotto l'impressione
dei S. Giocatali di Donatello a Firenze. Simili fantasie non
sono nuove per il critico tedesco. Tralasciando dunque l'ov-
via questione della somiglianza, osserviamo il segno povero
e difettoso, come sempre indice di falsa attribuzione.

Sulla scialba figura elementarmente condotta si disten-
dono linee parallele che ne schiacciano il rilievo, specie nel
braccio sinistro, la faccia su cui lo studio per trarre effetti
di luce tra le ricche volute della barba si intensifica, par de-
formata e gonfia sulla gota destra.

Sciatti e carboniosi segni neri alterano le forme, pur vo-
lendone seguire i contorni, del S. Sebastiano al n. 12, che nei
languidi occhi, nella mossa reclinata del capo, ricorda po-
tentemente i tipi di Piero.

Molto prossimo a Raffaello invece è, nella dolcezza del
volto chinati in avanti, il .S. Sebastiano a figura intiera del
n. 13, ma il solito segno a penna greve, spezzato, incerto, le
ombre fatte di tratti disordinati ed irrazionali, allontanano
decisamente da lui.

Nel Fanciullo mitrato (figura 14) un'estrema povertà del
segno, che segue a fatica l'ovale del volto, e si arresta, s'in-
sinua, si piega ad angolo sotto il mento e sulla guancia de-
stra, palesando chiaramente l'impuntarsi e il deviare della
mano che traccia la linea, non permette, a mio avviso,
l'attribuzione a Raffaello di questa scialba figura cui manca
la vivacità, l'espressione, la vita, sul volto piatto, velato da
ombre.

11 più potente accento peruginesco nell'intiera raccolta è
dato dai numeri 39 e 43, dove la Mater Dolorosa, S. Pietro
e la Vergine con Gesù, sono pesantemente disegnati col
tradizionale fitto incrocio di segni, col ripetersi monotono di
occhielli sui drappi, sui veli, sui lini, l.e mani di Maria si
contraggono per ripetere l'artificiale posa delle dita ed in
tutto ciò la durezza del segno opprime: non uno sprazzo di
quella vivida luce che lumeggia sempre le figure di Raf-
faello, anche quando egli più si mantiene ligio ai dettami di
Piero.

Deboli derivazioni della Madonna Ansidei sono le due
Madonne in trono ai numeri 45, 52, dove tutto è incerto,
traballante: il seggio, i gradini di esso mancanti di scorcio,
le ligure dei Santi nella sdolcinata posa peruginesca, con-
dotte a segni brevi, circolari, capricciosi, mutevoli che non
parlano della soda arte raffaellesca, ma del capriccio e del-
l'imperizia di un qualunque disegnatore umbro.

N'el foglio n. 15 il Fischel vide uno studio per l'Incorona-
sione Vaticana, ma in quel fortunato ciclo di finissimi di-
segni non può trovar posto questo foglio scialbo, meschino,
dove due attillati garzoni sono riprodotti con semplice ele-
mentare segno, da un principiante; le mani presentano la
consueta nodosità nelle nocche delle dita, legnose sono le
articolazioni delle gambe e delle braccia, che una serie di
tratti paralleli obliqui schiaccia e comprime col solito ir-
razionale sistema di ombreggiature che già altrove osservai.

Ed ancora a questa mano debbano appartenere i numeri 18
e io, studi per due angeli suonatori, dove i caratteri di
tocco e di costruzione si ripetono identici delineando le
gambe tozze, I" braccia piegate a fatica, i corpi pesanti,
non messi in rilievo da una sapiente disposizione di luci e di
ombre.

I numeri 41-63, condotti su carta lucida con segno lieve,
delicatissimo, presentano anche all'esame più sommario
e distratto una spiccata caratteristica incertezza, inconci-
liabile con la ormai indiscussa sicurezza che Raffaello ebbe
sempre anche nei primi anni della sua carriera. Le figure {un
giovane inginocchiato e guerrieri in varie posizioni) si stac-
cano faticosamente da un disordinato groviglio di segni che
le investono, le circondano, le ricoprono.

l.a parte corretta non si afferma su quella annullata dalla
correzione, poiché il segno è sempre ugualmente leggiero,
sottile, schematico. Cosi nella fig. 63 due braccia partono in
direzioni diverse dalla spalla di un guerriero e non si riesce
capire quale delle due il pittore avrebbe conservato nel
quadro.

Non so coinè si possa così alla leggera accusare Raffaello
di simili puerilità. Egli che con rapidi segni, incisivi, senza
mai correggersi troppo, sapeva creare e perpetuare, pur at-
traverso squisiti perfezionamenti, i tipi della sua fantasia,
borse sarà la febbre della ricerca, la smania del nuovo che
porta il Fischel a simili abbagli. e cosi ancora nella tavola 59
ce.li pretende ritrovare il San/io nei miseri disordinati schizzi
clie in essa si osservano.

Sulla statuetta del Bariti reggente la lesta ili Colia l'occhio
cerca invano la potenza costruttiva di Raff aello; sono pochi e

L'Art*. XXV, 16.
 
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