DI GIAN GIROLAMO SAVOLDO
La stupenda veduta di Venezia ha ricacciato negli angoli della scena i personaggi
sacri; e questa pittura dell'effetto crepuscolare sulla Riva degli Schiavoni, còlto dal-
l'isola di San Giorgio, è stala detta il primo esempio di paesaggio moderno, benché
sia assai simile — nè certo per caso — allo sfondo di quella gran tela di Venere e Adone
(Uffizi), che era ab initio assegnata al Moretto, ma che il Frizzoni attribuì a Sebastiano
del Piombo. « Moderno » vuol diri' non già schiettamente fantastico, come i paesi di
Giorgione, ma liricizzato dal vero, secondo il carattere del Savoldo che — in un certo
modo realista alla fiamminga — intendeva la poesia dell'umano e dell'ambiente reale
in cui vive l'uomo, ciò che l'avvicina piuttosto a Tiziano ritrattista, come confermano
l'apertura fantastica, la bella scioltezza pittorica e la stessa grana della pennellata di
questa pittura, ch'è un vero e proprio ritratto di Venezia e prevede quasi il Canaletto.
Fig' 3- —■ G, G. Savoldo: Riposo in Egitto. Pesaro, collez. Castelbarco Albani.
Malgrado la palese distanza d'epoca e di gusto fra i due quadri esaminati, è chiaro
tuttavia che una sola trama li intesse, una sola realtà li unisce. Racconta il Proto-
vangelo di Jacopo: « Ed io Giuseppe camminavo, e non camminavo più; e guardai la
vòlta del cielo e la vidi immobile... ed ecco che le pecore condotte al pascolo non an-
davano avanti ma stavan ferme, e il pastore alzava la mano per percuoterle con la
verga, e la mano restò ferma in alto, e guardai la corrente del fiume e vidi le bocche
dei capretti lì sull'acqua, e non bevevano ». Anche a noi viene di concludere, mirando
queste pitture: « E in un momento tutte le cose ripresero i loro movimenti ». Questa
risoluzione imminente impone dunque uno stato d'interrelazione totale, un unico legame
in cui s'è trasferita, irradiandosi nella visione naturalistica della realtà, la metrica com-
posizione spaziale dei toscani. Infatti la favolosa e leggendaria atmosfera del paesaggio
pesarese implica un ritmo clic riscatta la veridicità ottica della « veduta ». Il grande al-
bero torreggiante, il rudero di palazzo chiomato d'erbe e aperto in un occhio tondo, dove
— originale contro-luce che richiama i pastori di Brescia — guarda un incantato « cu-
rioso », le figurine lontane degli operai e del cavaliere, la vecchia « abbazia » gotica diroc-
cata, le barche e le galee della laguna, e palazzi e campanili e la statua del Santo entro
la nicchia, e la fonte nascosta a cui Giuseppe accosta l'asinelio, e la vetta dell'arco
La stupenda veduta di Venezia ha ricacciato negli angoli della scena i personaggi
sacri; e questa pittura dell'effetto crepuscolare sulla Riva degli Schiavoni, còlto dal-
l'isola di San Giorgio, è stala detta il primo esempio di paesaggio moderno, benché
sia assai simile — nè certo per caso — allo sfondo di quella gran tela di Venere e Adone
(Uffizi), che era ab initio assegnata al Moretto, ma che il Frizzoni attribuì a Sebastiano
del Piombo. « Moderno » vuol diri' non già schiettamente fantastico, come i paesi di
Giorgione, ma liricizzato dal vero, secondo il carattere del Savoldo che — in un certo
modo realista alla fiamminga — intendeva la poesia dell'umano e dell'ambiente reale
in cui vive l'uomo, ciò che l'avvicina piuttosto a Tiziano ritrattista, come confermano
l'apertura fantastica, la bella scioltezza pittorica e la stessa grana della pennellata di
questa pittura, ch'è un vero e proprio ritratto di Venezia e prevede quasi il Canaletto.
Fig' 3- —■ G, G. Savoldo: Riposo in Egitto. Pesaro, collez. Castelbarco Albani.
Malgrado la palese distanza d'epoca e di gusto fra i due quadri esaminati, è chiaro
tuttavia che una sola trama li intesse, una sola realtà li unisce. Racconta il Proto-
vangelo di Jacopo: « Ed io Giuseppe camminavo, e non camminavo più; e guardai la
vòlta del cielo e la vidi immobile... ed ecco che le pecore condotte al pascolo non an-
davano avanti ma stavan ferme, e il pastore alzava la mano per percuoterle con la
verga, e la mano restò ferma in alto, e guardai la corrente del fiume e vidi le bocche
dei capretti lì sull'acqua, e non bevevano ». Anche a noi viene di concludere, mirando
queste pitture: « E in un momento tutte le cose ripresero i loro movimenti ». Questa
risoluzione imminente impone dunque uno stato d'interrelazione totale, un unico legame
in cui s'è trasferita, irradiandosi nella visione naturalistica della realtà, la metrica com-
posizione spaziale dei toscani. Infatti la favolosa e leggendaria atmosfera del paesaggio
pesarese implica un ritmo clic riscatta la veridicità ottica della « veduta ». Il grande al-
bero torreggiante, il rudero di palazzo chiomato d'erbe e aperto in un occhio tondo, dove
— originale contro-luce che richiama i pastori di Brescia — guarda un incantato « cu-
rioso », le figurine lontane degli operai e del cavaliere, la vecchia « abbazia » gotica diroc-
cata, le barche e le galee della laguna, e palazzi e campanili e la statua del Santo entro
la nicchia, e la fonte nascosta a cui Giuseppe accosta l'asinelio, e la vetta dell'arco