Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Venturi, Lionello: La critica d'arte alla fine del Trecento (Filippo Villani e Cennino Cennini)
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0266

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
23S

Ì.IOXHLIA) VESTI RI

Una differenza evidente appare nella composizione generale del lavoro. La Schedala
è composta di tre libri: il primo tratta della pittura, il secondo delle arti della terra, il
terzo delle arti del metallo. Essa non vuole istruire un artista: il suo centro di atten-
zione non è l'uomo, è la chiesa; essa vuole dare i precetti perchè la casa di Dio sia. deco-
rata e arredata. Cennino non s'interessa più della chiesa, s'interessa del pittore. Vuole in-
segnare il metodo di diventare pittore e cerca, quanto può, di raccogliere tutte le co-
noscenze necessarie al pittore, non li- ricette tecniche soltanto. Che cosa sia arte, qua!
rapporto abbia con la natura, qual rapporto abbiano fra di loro nella pittura il di-
segno, il rilievo, la luce, il colóre, la prospettiva, la proporzione, e quale sia, infine, la
posizione del suo jiittore nella storia: ecco gli elementi che si cercherebbero invano in Teo-
lilo o negli altri trattatisti medioevali, e che costituiscono quindi il carattere particolare
del Cennini.

Quanto poi alla /ferine nei a del monaco Dionigi, essa si propone sì d'istruire il
pittore, ma il carattere della sua istruzione è totalmente religioso, l'n intento arti-
stico manca affatto alla Hennencia. Le tre parti di cui si compone riguardano: la prima,
le ricette tecniche; la seconda, i soggetti religiosi che si devono dipingere; la terza, la
disposizione dei soggetti nella chiesa. Nei ricettarli medioevali l'arte era materializ-
zata in molecole chimiche; nella Hermeneia la medesima materializzazione è estesa
dalla materia colorante al soggetto della pittura. l'Issa dimostra, portandolo all'assurdo,
il fatto per cui forma e contenuto, appena distinti, diventano materia, estranei al-
l'attività artistica. Soprattutto ne risulta distrutta la personalità dell'artista: il punto
d'arrivo cui deve mirare l'allievo del monaco Dionigi è di fare dei calchi perfetti dalle pit-
ture di Emanuel Panselinos,

Anche Cennino consiglia, insistendo, l'uso di copiare i modelli del maestro; ma il
punto d'arrivo è ben altro: « A te interverrà che, se punto di fantasia la natura ti
arà conceduto, verrai a pigliare una maniera propria per te, e non potrà essere altro
che buona; perchè la mano e lo intelletto tuo, essendo sempie uso di pigliare fiori,
mal saprebbe torre spina » (c. 27). Ecco: dalla materia tecnica spunta lo spirito sotto
forma di individualità artistica. Tra lo studio e l'arte, tra la religione e l'arte, Teofilo
o Dionigi non facevano differenza di sorta. L'estasi davanti il modello del maestro e
davanti la casa di Dio toglieva lor modo di pensare all'arte. Ciò ch'essi ammiravano
eia indubbiamente arte; ma non si rendevano conto di quel che vi era d'arte in ciò
che ammiravano, perchè non avevano coscienza della personalità dell'artista. Cercavano
arte nella materia, colorante o nella religione, elementi l'uno e l'altro estranei. Anche Cen-
nino parte dall'esterna materia, ma sa gettare uno sguardo nell'interno dell'animo, vi
scruta ciò che gli sta a cuore, l'aite, e vi scorge la personalità dell'artista. Appunto ciò
che distingue l'arte italiana del Trecento dall'arte romanica del monaco Teofilo e dal-
l'arte bizantina del monaco Dionigi è in tal modo ri velato dal Cennini: la coscienza della
personalità dell'artista.

Teofilo aveva indicato Adamo ed Eva come iniziatori di tutte le arti: e Cennino si
attiene alla medesima concezione dell'origine dell'arte. Ma il lavoro di Adamo e d'Eva
era stato manuale; e Cennino non vuole si confonda il lavoro della mano con quello del-
l'intelligenza. Dopo Adamo ed Eva « seguitò molte arti bisognevoli, e differenziate Cuna
dall'altra; e fu ed è di maggiori- scienza l'ima die l'altra; chè tutte non potevano es-
sere uguali perchè la più degna è la scienza; appresso di quella sèguita alcuna discendente
da quella, la quale conviene aver fondamento da quella con operazione di mano » (c. 1).

liceo l'orgoglio nuovo che sorge, e ch'è ignoto a Teofilo come a Dionigi: « credi con
fede piena che lo spirito di Dio ha riempito il tuo cuore quando hai ornato la sua casa
con tanto decoro e con tanta varietà di opere »: così Teofilo annulla l'artista in Dio.1

1 «Prologo» della parto III.
 
Annotationen