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melii cristiani. Il Boldetti ne trovò un frammento nei
sotterranei cemeteri di Roma, e lo divulgò a pagi-
na 66 n. 6 dei suo prezioso volume. Per quanto dal
disegno da lui datoci è lecito giudicare, i busti degli
apostoli nella lucerna romana erano similissimi e
quasi del medesimo stampo di quelli della ginevrina.
Nel disco però in luogo della rozza figura sopra de-
scritta il Boldetti trovò e delineò un albero di palma
quasi come quello della lucerna ginevrina n. 2 ; se
non che dagli ultimi rami di esso pendono due grap-
poli , uno per parte. Anche nel Museum Cortonense
tavola LXXXIV vediamo una fittile lucerna adorna
delle dodici teste dell'aposlolico coro in cerchio nella
fascia, che circonda il disco di mezzo; e ne possiede
un pari campione il museo Kircheriano. Essa è in-
tera, e perciò merita nel caso nostro speciale atten-
zione e confronto accurato col simile manufatto,
del quale ragiono. Le dodici teste sono di stampo
similissimo a quelle della terra cotta di Ginevra ;
tulle identiche o quasi identiche. Hanno fronte cal-
va, barba prolissa ed acuminata, vestono il pallio
sopra la tunica. Nel mezzo però del disco non è ef-
figgiala la palma del frammento boldeltiano, ma il
monogramma perlaio , come quello del disegno dato
di sopra a pag. 13 n. 8, e colla curva del P rove-
sciata sulla cima dell'asta a guisa di C (cioè di sigma
lunato) come nei monogrammi del mezzo cerchio a si-
nistra della lucerna palatina p. 12 n. 1. Cotesto mo-
nogramma esprime in parte la descrizione della si-
gla Sfatta da s. Paolino di Nola; il quale nel riccio
del P vedeva la C del nome XP1CTOC (1). Un altro
frammento di lucerna con similissime teste attorno,
attorno conserva il museo Kircheriano; quivi però il
disco è occupato dalla croce monogrammatica periata,
in luogo del perlaio monogramma. Adunque tre va-
rietà di tipi fino ad ora conoscevamo , chiusi dentro
la corona dei dodici busti apostolici impressi con una
stampiglia uniforme o quasi uniforme; la palma, il
monogramma la croce monogrammatica. Si aggiunge
ora per quarta varietà la rozza figura rilevata sai la
lucerna di Ginevra. Le premesse osservazioni ci spie-
gano la ragione della diversità artistica tra le teste
del cerchio e l'effigie del disco. Le prime sono siate
impresse sull'argilla fresca, colandola ed impastandola
dentro una forma incavata dall'impronta dello stampi-
glio delle nostre lucerne romane. La figura del disco
è stala fatta con lo stecco dall'artista indigeno.
Risoluta così la prima questione, veniamo alla
seconda. Quale significato ha colesta immagine, che
chiameremo indigena e locale, inserita dentro la co-
rona dell'apostolico consesso? Il segno di Cristo e
l'albero piantalo in mezzo a quel consesso hanno si-
gnificazioni simboliche evidenti e dedotte dal generale
linguaggio del simbolismo cristiano. Al contrario l'ef-
fìgie dell'uomo corazzato, clamidato, forse stringente
colla destra un volume , seduto sopra caledra, non
spetta ai tipi generali del ciclo simbolico; è senza
dubbio immagine speciale, reale, personale. Per in-
tenderne il nesso colle teste, che la circondano, chia-
miamo a confronto i tipi d'alcune altre lucerne. Nel
museo Kircheriano il busto d' una donna adorna nel
petto del monogramma $ sorge da un grande vaso
ansato (1). Quel busto è anch'esso di persona non sim-
bolica, ma reale; l'averlo innestato però al vaso e fat-
tone quello strano composto , dimostra che si volle
indicare qnella donna essere stata vaso di elezione.
Così in una iscrizione nel chiostro di s. Lorenzo nel-
l'Agro Verano leggo:
D10NYS1 VAS 1
0 Dionisio (sei) vaso di Cristo.
Poco dissimile impronta ho veduto sopra una lucerna
fittile del museo eli Lione. Ed è importantissimo al
mio assunto il notare, che quivi il busto sporgente
dal vaso non è femminile, ma virile ; e l'uomo sem-
bra quasi immerso in quel vaso, come in pitture de'
secoli alquanto posteriori vediamo effigiati coloro, che
ricevono battesimo. La varietà del busto ora virile, ora
femminile dimostra, che coteste immagini spettano
alla classe delle reali e personali, non a quella delle
ideali e puramente simboliche. La ripetizione poi
dell' allegorico composto dei due disparati elementi
il busto umano ed il vaso nella terra cotta di Lione
conferma la proposta interpretazione del senso arca-
no; e ci apre gli occhi a vedere in esso un allusione
non tanto alle anime elette disciolte dai vincoli del
corpo, quanto ai fedeli rinati pel battesimo e per
l'acqua salutare divenuti vasi di elezione. In fatti che
le lucerne adorne di simboli sacri non sieno state
preparate per i soli sepolcri, nel precedente ballet-
tino l'ho dimostrato ; e che fra esse ve ne sieno al-
cune, che potremmo chiamare strenne battesimali, il
seguente esempio confrontato con quelli, di che ho
ragionato, lo persuaderà. La celeberrima lampada di
bronzo, oggi del museo di Firenze, trovata in Roma
sul Celio, porta l'iscrizione DOMINVS LEGEM DAT
VALERIO SEVERO EVTROPI VIVAS. Più volte ho
dichiarato, che nei secoli secondo, terzo e quarto fu
comune l'uso dei soprannomi greci, massime nei no-
bili personaggi. Questo canone della romana nomen-
clatura dà la chiave della difficile epigrafe. Essa spetta
ad un personaggio coi nomi civili appellato Valerio
Severo, coll'agnome privato e volgare Eutropio; ed
(1) V. la mia epistola, De titulis Carlhag. ap. Pitra, Spieil. Solesm.
T. IV p. 521.
(I) Spero che questo raro cimelio e gli altri sceltissimi e preziosi
monumenti dalle arti cristiane raccolti nel museo Kircheriano saranno
pubblicati dal dotto mio collega, direttore di quel musco, il eh. P. Tongiorgi.
melii cristiani. Il Boldetti ne trovò un frammento nei
sotterranei cemeteri di Roma, e lo divulgò a pagi-
na 66 n. 6 dei suo prezioso volume. Per quanto dal
disegno da lui datoci è lecito giudicare, i busti degli
apostoli nella lucerna romana erano similissimi e
quasi del medesimo stampo di quelli della ginevrina.
Nel disco però in luogo della rozza figura sopra de-
scritta il Boldetti trovò e delineò un albero di palma
quasi come quello della lucerna ginevrina n. 2 ; se
non che dagli ultimi rami di esso pendono due grap-
poli , uno per parte. Anche nel Museum Cortonense
tavola LXXXIV vediamo una fittile lucerna adorna
delle dodici teste dell'aposlolico coro in cerchio nella
fascia, che circonda il disco di mezzo; e ne possiede
un pari campione il museo Kircheriano. Essa è in-
tera, e perciò merita nel caso nostro speciale atten-
zione e confronto accurato col simile manufatto,
del quale ragiono. Le dodici teste sono di stampo
similissimo a quelle della terra cotta di Ginevra ;
tulle identiche o quasi identiche. Hanno fronte cal-
va, barba prolissa ed acuminata, vestono il pallio
sopra la tunica. Nel mezzo però del disco non è ef-
figgiala la palma del frammento boldeltiano, ma il
monogramma perlaio , come quello del disegno dato
di sopra a pag. 13 n. 8, e colla curva del P rove-
sciata sulla cima dell'asta a guisa di C (cioè di sigma
lunato) come nei monogrammi del mezzo cerchio a si-
nistra della lucerna palatina p. 12 n. 1. Cotesto mo-
nogramma esprime in parte la descrizione della si-
gla Sfatta da s. Paolino di Nola; il quale nel riccio
del P vedeva la C del nome XP1CTOC (1). Un altro
frammento di lucerna con similissime teste attorno,
attorno conserva il museo Kircheriano; quivi però il
disco è occupato dalla croce monogrammatica periata,
in luogo del perlaio monogramma. Adunque tre va-
rietà di tipi fino ad ora conoscevamo , chiusi dentro
la corona dei dodici busti apostolici impressi con una
stampiglia uniforme o quasi uniforme; la palma, il
monogramma la croce monogrammatica. Si aggiunge
ora per quarta varietà la rozza figura rilevata sai la
lucerna di Ginevra. Le premesse osservazioni ci spie-
gano la ragione della diversità artistica tra le teste
del cerchio e l'effigie del disco. Le prime sono siate
impresse sull'argilla fresca, colandola ed impastandola
dentro una forma incavata dall'impronta dello stampi-
glio delle nostre lucerne romane. La figura del disco
è stala fatta con lo stecco dall'artista indigeno.
Risoluta così la prima questione, veniamo alla
seconda. Quale significato ha colesta immagine, che
chiameremo indigena e locale, inserita dentro la co-
rona dell'apostolico consesso? Il segno di Cristo e
l'albero piantalo in mezzo a quel consesso hanno si-
gnificazioni simboliche evidenti e dedotte dal generale
linguaggio del simbolismo cristiano. Al contrario l'ef-
fìgie dell'uomo corazzato, clamidato, forse stringente
colla destra un volume , seduto sopra caledra, non
spetta ai tipi generali del ciclo simbolico; è senza
dubbio immagine speciale, reale, personale. Per in-
tenderne il nesso colle teste, che la circondano, chia-
miamo a confronto i tipi d'alcune altre lucerne. Nel
museo Kircheriano il busto d' una donna adorna nel
petto del monogramma $ sorge da un grande vaso
ansato (1). Quel busto è anch'esso di persona non sim-
bolica, ma reale; l'averlo innestato però al vaso e fat-
tone quello strano composto , dimostra che si volle
indicare qnella donna essere stata vaso di elezione.
Così in una iscrizione nel chiostro di s. Lorenzo nel-
l'Agro Verano leggo:
D10NYS1 VAS 1
0 Dionisio (sei) vaso di Cristo.
Poco dissimile impronta ho veduto sopra una lucerna
fittile del museo eli Lione. Ed è importantissimo al
mio assunto il notare, che quivi il busto sporgente
dal vaso non è femminile, ma virile ; e l'uomo sem-
bra quasi immerso in quel vaso, come in pitture de'
secoli alquanto posteriori vediamo effigiati coloro, che
ricevono battesimo. La varietà del busto ora virile, ora
femminile dimostra, che coteste immagini spettano
alla classe delle reali e personali, non a quella delle
ideali e puramente simboliche. La ripetizione poi
dell' allegorico composto dei due disparati elementi
il busto umano ed il vaso nella terra cotta di Lione
conferma la proposta interpretazione del senso arca-
no; e ci apre gli occhi a vedere in esso un allusione
non tanto alle anime elette disciolte dai vincoli del
corpo, quanto ai fedeli rinati pel battesimo e per
l'acqua salutare divenuti vasi di elezione. In fatti che
le lucerne adorne di simboli sacri non sieno state
preparate per i soli sepolcri, nel precedente ballet-
tino l'ho dimostrato ; e che fra esse ve ne sieno al-
cune, che potremmo chiamare strenne battesimali, il
seguente esempio confrontato con quelli, di che ho
ragionato, lo persuaderà. La celeberrima lampada di
bronzo, oggi del museo di Firenze, trovata in Roma
sul Celio, porta l'iscrizione DOMINVS LEGEM DAT
VALERIO SEVERO EVTROPI VIVAS. Più volte ho
dichiarato, che nei secoli secondo, terzo e quarto fu
comune l'uso dei soprannomi greci, massime nei no-
bili personaggi. Questo canone della romana nomen-
clatura dà la chiave della difficile epigrafe. Essa spetta
ad un personaggio coi nomi civili appellato Valerio
Severo, coll'agnome privato e volgare Eutropio; ed
(1) V. la mia epistola, De titulis Carlhag. ap. Pitra, Spieil. Solesm.
T. IV p. 521.
(I) Spero che questo raro cimelio e gli altri sceltissimi e preziosi
monumenti dalle arti cristiane raccolti nel museo Kircheriano saranno
pubblicati dal dotto mio collega, direttore di quel musco, il eh. P. Tongiorgi.