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Bullettino di archeologia cristiana — 5.1867

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Nr. 1 (Gennaro e Febbraro 1867)
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Le lucerne cristiane rinvenute nel palazzo dei Cesari, ed altri monumenti della storia cristiana del Palatino
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https://doi.org/10.11588/diglit.17354#0019

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— 16 -

(I. c.) sospettò, quella denominazione essere corruttela
di palatium; ma il vero Palazzo nelle Mirabilia è
appellato palatium majus ; e abbiano veduto, che nei
secoli XI e XII bene si sapeva distinguere la voce
Palladium da Palatium. Nel dialetto volgare il d e lar
si scambaviano, laonde Pallara equivaleva a Pallada;
e s. Maria in Palladio, Pallada, Pallara era nel sito
preciso, ove le Mirabilia pongono un templum Pal-
ladio. La corruttela adunque sospettata dal Nibby è
inammissibile ; ed è certo che le tradizioni del medio
evo conservavano la memoria del Palladium palatinum
rivelatoci dall'epigrafe diPiperno. Ora il sito di s. Ma-
ria in Palladio non sembra poter convenire a quello
della domus Augusti; una cui parte fu consecrata a
Vesta, ed era non nell'area meridionale, ma verso la
occidentale del colle (1). Resta adunque che il tempio
del Palladio palatino sia di origine al tutto ignota nella
storia imperiale ; ovvero sia quello di Eliogabalo con-
giunto a Pallade, cui dopo morto l'odioso fondalore ed
abolito il culto del dio straniero, sia rimasto il solo
nome della divinità ellenico-romana. L'importanza data
a quel tempio nel secolo quarto, affidatane la cura ad
un officiale della corte, e le osservazioni, che sopra ho
accennato sulla gelosa politica di Costantino verso le su-
perstizioni capaci di compromettere la sicurezza dell' im-
pero, mi fanno propendere all'opinione dell'Henzen, che
il vetusto Palladio, slimato dal volgo pegno fatale, sia
stato trasferito dal tempio di Vesta a quello del Palatino :
e tolto così di mano alle Vestali ed ai sacerdoti ido-
latri e consegnato ad un praepositus aulico senza carat-
tere veruno religioso. Egli è da stupire però, che d'un
fatto sì importante niuna memoria e niuna querela
degli idolatri sia a noi pervenuta negli scritti di quel-

1) V. Canina, ludic. topogr. di Roma antica 4a ediz. p. 475.

l'età. Perciò è meglio nulla affermare, aspettando la
propizia fortuna del trovamento di qualche indizio mo-
numentale del tempio di Eliogabalo e del Palladio pa-
latino.

Assai diversi da quelli del pazzo figliuolo di Soe-
mia furono i divisamenti religiosi del cugino e suc-
cessore di lui Alessandro Severo. Non ripeterò ciò che
tutti hanno a memoria del favore da lui dato ai Cri-
stiani ; della sua propensione verso le dottrine evan-
geliche ; del suo larario, ove teneva l'immagine di
Cristo con quelle di Abramo, Orfeo, Apollonio (1).
Non è sperabile, che si possano ritrovare le vestigia
di quel larario e di quelle immagini, certamente di-
strutte da Massimino uccisore ed odiatore delle me-
morie di Alessandro Severo. Le antiche epigrafi ci
hanno rivelato, che quel pessimo principe fò decretare
perfino la cancellazione del nome di Alessandro sui
monumenti (2). Potremo tutt' al più trovare qualche
residuo dell'epigrafe, che Alessandro fece incidere in
molti esemplari nel Palazzo ed altrove: QVOD TIPI
FIERI NON VIS ALTERI NE FECERIS : sentènza, che
egli sire a Judaeis sive a Christianis audierat et te-
nebat (3). Ad ogni modo il cristianesimo nel secolo III
per tante vie s'insinuò nella corte, negli animi delle
principesse ed in quelli eziandio di parecchi principi
della casa Augusta, che possiamo sperare la scoperta di
qualche vestigio materiale di sì importanti fatti morali.
E con questa speranza chiudo il mio discorso sui mo-
numenti cristiani del Palatino.

(1) V. Greppo, Dissertahon sur les laraires de l'Empereur Sévère
Alexandre, Belley, 1834.

(2] V. Borghesi, Oeuvres complèles T. Ili p. 433 e segg.
(3) Lamprid. in Alex. Severo p. 51.

Notizie

HtOIIA. — Scoperta d'un cemetero giudaico
presso l'Appi».

I lettori del Bullettino avranno notato con qualche me-
raviglia, che nella carta topografica delineata a pag. 3 sono
indicati due cemeteri giudaici, distinti coi numeri 1,2.11 primo
è quello, che negli scorsi anni fu scoperto sotto la vignaRan-
danini, a tutti notissimo. Il secondo non è conosciuto, ed
oggi ne divulgo l'annunzio. E stato riaperto scavando sot-
terranei ad uso della vigna del sig. conte Cimarra, posta
poco oltre s. Sebastiano presso il cristiano celeberrimo ce-
metero ad catacumbas. Gli epitaffi del novello ipogeo giu-

daico sono tutti greci; e mi sembrano più antichi di quelli
degli ipogei posti nella vigna Randanini. Un'iscrizione no-
mina la sinagoga Elea: GYNA7W7HG 6A6AC. La fronte
d'un sarcofago porta il titolo di Gionata arconte: ZGONAQA
APXCùN. Il candelabro ed altri noli simboli giudaici sono
incisi in pietra 0 dipinti col minio sul mattone. Un'ascia è
scolpita sopra un marmo; simbolo d'interpretazione anche in
questi giorni cercata ed indecisa. In uno dei fascicoli del
corrente anno pubblicherò la pianta e la descrizione dei mo-
numenti di questo giudaico sepolcreto. Non sono assai nu-
merosi; ma il cenno, che ne ho dato, basta a mostrarli degni
della pubblica luce e di esame.

TIPOGRAFIA SALYIUCCI
 
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