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Bullettino di archeologia cristiana — 5.1867

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Nr. 3 (Maggio e Giugno 1867)
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Dell'antico oratorio scoperto nello scorso secolo presso s. Prisca
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https://doi.org/10.11588/diglit.17354#0051

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— 48 —

Dell' antico onUorio scoperto nello scorso secolo presso s. Prisca.

Le notizie, che nel paragrafo ultimo del ragiona-
mento sulla cattedra ho divulgato intorno alle scoperte
fatte ai tempi di Pio VI presso s. Prisca sull'Aven-
tino, avranno destato in tutti un desiderio vivissimo,
che quivi si ritenti qualche escavazione. Ad accendere
sempre più questo desiderio, aggiungerò qualche altro
cenno a quelli, che sopra ho dato , sui monumenti
alla cristiana archeologia importanti rinvenuti in altri
tempi nel sito predetto. Gli indizi da me raccolti di-
mostrano , nell' orto contiguo all' odierna chiesa di
s. Prisca essere slato scoperto un oratorio adorno di
cristiane pitture del secolo quarto; che sembra avere
fatto parte della casa sotto Alessandro Severo abitata
da un Pudenle Corneliano. Il quale dato posto a con-
fronto con le tradizioni sulla casa di Aquila e Prisca , e
con i sepolcri d'Aquila, Prisca, Aquilino nel ceni et ero
gentilizio dei Cornelii Pudenti, c'invila a pensare, che
Pudente Corneliano non fu il primo di quel nome abi-
tatore di quell'edificio, ma ne ereditò il possesso dai
maggiori Cornelii Pudenti.

I ruderi dell' oratorio, che a sì importanti memorie
sembra collegato, anche prima del 1776 furono visti,
e dettero ai cercatori un raro cimelio cristiano. 11
Bianchini nei commenti al suo Anastasio Tomo II.
p. 172 , ragionando degli arnesi liturgici in vetro
ricordati nella vita di Zefirino, è condotto dal discorso
ad accennare un singolare vetro cristiano, del quale
non so che verun altro archeologo abbia poi fatto men-
zione. Lo dice scavato inter antiquae ecclesiae rudero,
prope s. Priscam. 11 sito è identico con quello, ove fu
trovato l'oratorio e il diploma di Pudenle Corneliano
sotto Pio VI ; e credo i ruderi additati dal Bianchini
nei primi lustri dello scorso secolo non essere diversi
da quelli, che verso la fine del medesimo secolo fu-
rono di nuovo esplorati. Ai giorni del Bianchini da
quelle rovine venne in luce un vaso di vetro, sulla
cui circonferenza erano effigiate ad incavo le imma-
gini degli apostoli disposte dentro altrettanti archi
d' un portico sostenuto da colonne. Sopra ogni co-
lonna sorgeva la croce monogrammatica chiusa
dentro un cerchio ; sopra ogni immagine era scritto
il nome , e ne rimanevano tre soli leggibili : PE-
TR1YS, ANDREAS, PHILIPPVS. Il Bianchini os-

servò che 1' artificio di questi disegni in incavo era
simile a quello dei vetri moderni lavorali in Ger-
mania ; la rozzezza però delle immagini gliele fece
stimare del secolo in circa settimo. Oggi nei musei
di Europa e massime nel britannico di Londra si veg-
gono parecchi frammenti di vasi vitrei dell'artificio
medesimo, che il Bianchini ci ha descritto: nè sono più
recenti del secolo quarto, e benché quasi tulli rappre-
sentino soggetti profani, sono di esecuzione assai rozza.
Perciò non posso credere, che il raro cimelio bian-
chiniano colle immagini dei dodici apostoli sia più re-
cente del secolo in circa quarto o degli inizii del
quinto. A questa età lo chiamano il portico, nel quale
pompeggiano sopra ogni colonna le croci monogram-
matiche coronate ; la disposizione delle immagini si-
mile a quella, che vediamo nei vetri ornati di graf-
fiti sull'oro e nei sacrofagi; e l'analogia dei vasi del
medesimo artificio. Laonde io slimo probabile, che il
descritto arnese spetti alla suppellettile domestica o sa-
cra dei discendenti di Pudente Corneliano vissuti ai
giorni di s. Girolamo; quando in Boma fiorivano cri-
stiani de antiquissimo genere Corneliorum.

Chiuderò questo breve articoletto con una osser-
vazione. Perchè mai nè il Bianchini, dotto, sagace e
proclive anche troppo alle congetture, nè il Morcelli
editore del diploma di Pudente, nè gii altri archeologi
eruditissimi dello scorso secolo fecero caso alcuno di
indizi tanto importanti rinvenuti a s. Prisca? Facilissima
è la risposta. La deplorabile noncuranza venne da
quella cagione medesima, che cento altri dati non solo
della cristiana ma altresì della classica topografia fece
loro trascurare ed alla scienza perdere irreparabilmente:
dall'abbandono, cioè, del sistema topografico nell'esame
delle curiosità archeologiche; e dal commodo abito di
elaborare commenti eruditi nelle biblioteche e nei mu-
sei, senza pensiero veruno di studiare i monumenti
nelle relazioni loro naturali col silo, ove furono, e
con la compagnia degli altri monumenti d'ogni ge-
nere, in mezzo ai quali essi giacquero nascosti e se-
polti (1).

(i) Vedi la prefazione alla Roma sott. T. I pag. 61.

TIPOGRAFIA SAl.VIt/'CCI
 
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