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— 173 —

L'illustre archeologo francese Raoul-Rochette parla
pure delle insigni monetine colla protome del Sebeto
e la Sirena sedente ( bullct. arch. nap. an. 1 tav. IV
n. 1,2; realmus. Borbonico toni. XV tav. XLIV n.
1, 2; Gerhard arch. Zcilung Olt. 1853 tav. LVIII n.
14 e 15, pag. 118 seggi): e presenta la idea che il
nome fosse un nome indigeno ritrovato

dalle greche colonie, che per sè lo adoltarono ; non
allrimenti che il Clanis, il Liris , il Sarnos (journ.
des Savanls 1854 pag. 310 not. 4 e 5). Comunque
una tale idea merili tutta la considerazione , pure non
può negarsi che in quei soli casi saremmo autorizzati
a ricorrere assolutamente a locale linguaggio , nei
quali sfugge affatto una greca derivazione. Ora ciò
non si verifica nella presente circostanza. Per verità
non credo derivarsi il nome del Sebeto nella guisa
adoperata dal mio chiarissimo collega signor Comm.
Quaranta (Vedi memorie della reg. Accademia Erco-
lanese voi. VI pag. 586 e segg. ). Egli dopo aver ri-
tenuto chè %stf$i$cis sia il più antico nome del no-
stro fiume , anteriore di molti secoli a quello di %z-
j3r;Sos , richiama il %sfìi§o$ di alcuni greci gramma-
tici, fermandolo come intermedio fra quelle due altre
denominazioni. Ed iu quanto alla etimologia, osserva
non esservi nel greco linguaggio parole che comin-
cino da %r$, e sostiene provenir quel nome da aeficv,
che dichiara della medesima stirpe cou <rtvu>{\), crc/w,
viòii , viltà, cou), e Bvoo : dal che trae che il noslro
cheto e placido fiumicello aveva nome dall' impeto
delle sue acque, le quali in epoca più antica esser
dovettero rigogliose e superbe non men che quelle
del Tevere a Roma.

Noi ci asteniamo per ora dal proporre le varie dif-
ficoltà filologiche, alle quali dà luogo la opinione del
mio dotto collega: ed a traverso delle quali ci troviamo
condotti alla conclusione che il Sebeto era impetuoso,
e non così placido, come ora si mostra a'noslri sguar-
di. Da quel che venne osservato dal eh. autore, e che
anche noi avevamo avvertito, non esister nel greco al-
cuna parola principiante da 0"/$, noi deducemmo in-

(1) Vedi su questo verbo le osservazioni del signor Ebel nella
Zeilschrifl far vergleichende Sprachforschung de' sig. Aufrech»
e Kuhn, Berlino 1852 p. 300 e segg.

vece, che bisognava ricorrere a quelle che da (tvpt
hanno cominciamento, le quali si riducono a o-^ttw
e suoi derivati. Questo metodo - 1. Corrisponde alla
primitiva voce Ttìrjvt&aS -'2. Salva la quantità della
prima vocale-3. Non rimuta gli elementi della com-
posizione-4. E finalmente ci fa ritrovare una intel-
ligenza, che ben si addice alla tranquillità del nostro
fiumicello. Secondo noi, la derivazione di trpnfàoi è
dal verbo arprw , nel quale è la significazione di pu-
trefare proprio delle acque basse e stagnanti. Ora in
questo caso trovasi, e trovar si doveva il Sebeto, per la
natura stessa del suolo, sul quale scorre. Noi non di-
sconveniamo dall'idea che il Sebeto anticamente si e-
slendesse in un più ampio letto ; ma solo teniamo per
indubitato che quanto più largo occupava le nostre pa-
ludi, tanto più basso e stagnante doveva mostrarsi. Nè
questa proprietà è insolita nelle acque fluenti; e ci con-
tentiamo di citare le acque del Sarno, che presso Sca-
fati dilargandosi ed abbassandosi diventano finanche
micidiali alla salute di quegli abitanti. La natura non
cangia : e le piccole colline de' contorni di Napoli non
possono, a nostro giudizio , produrre impetuosi tor-
renti , come interviene alla città de' Sette Colli, ove
si distende il violentissimo Tevere. Al che si aargiun-
ga, che s'è vero essere affatto svanito il Sebeto, do-
vendo forse riputarsi un diverso fiumicello quello a cui
dassi ora un tal nome, verrebbe a dimostrarsi da ciò
la parvità delle sue onde , e la poca profondità del
suo Ietto , che collo scorrer de' secoli fu interamente
colmato. -
. Queste idee , che ora semplicemente annunziamo,
saranno da noi più ampiamente distese in una nostra
dissertazione, che ci propouiamo di leggere alla reale
Accademia Ercolanese.

MlNERVJNI.

Giunone Anlea.

Pausania racconta che in Argo, alla destra del tem-
pio di Latona , vedevasi un sacello dedicato a Giu-
none Antheia: rrf dì "Hpas ó vzòs rrf .'ÀvSsì'as lari
tou Upov tt|S AYirovs h os£/a~ (lib. Hcap.XXII, I).
I chiarissimi signori Lcnormanl e de Witte {élitedes
 
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