ARTYKUŁY
PIĘTRO ROCCASECCA
Accademia Belle Arii, Firenze
La „ Costruzione Legittima ” secondo Erwin Panofsky.
II „Modo ottimo ” di Leon Battista Alberti*
Negli anni Sessanta si sviluppó una discussione
molto complessa attorno all’ interpretazione
del metodo prospettico insegnato da Leon
Battista Alberti. La ąuestione e stata ricostruita
e commentata, nel ąuadro piu generale della „ąuestione
della prospettiva”, da Marisa Dalai Emiliani in due
differenti saggi che fanno il punto e, in un certo modo, ne
aprono e chiudono la fasę pi ii intensa: a ąuesti studi si
rimanda per un riesame complessivo della ąuestione1,
Al termine di ąuel lungo dibattito e rimasto nel senso
comune che la procedura albertiana sia una semplificazione
della prospettiva di Brunelleschi e sia la prima testimonianza
teorica della prospettiva per punto di distanza e ąuindi alla
base della prospettiva modemamente intesa. In luogo di ąuesta
ipotesi ne proporremo un’altra che considera il metodo
albertiano un perfezionamento dei metodi medioevali - come
ad esempio ąuelło delle superbipartienti, del ąuale abbiamo
notizia proprio dal De Pictura - che non ha nulla a che farę
ne eon 1’ intersezione di pianta e alzato ne eon il metodo del
punto di distanza. Si tratta piuttosto di uno spazio pittorico
proporzionato secondo 1’altezza dell’osservatore e la distanza
d’osservazione, attraverso 1’ applieazione della teoria
euclidea dei triangoli proporzionali alla figurazione piana,
probabilmente traendo ispirazione dai metodi di
misurazione delle distanze e delle altezze.
Per iniziare e necessario richiamare le parti salienti dei
paragrafi 19 e 20 del libro I del De Pictura seguiró il testo
volgare pubblicato da Cecil Grayson nel 1973, e ricordo,
per inciso, che vi si tratta solo dello scorcio di un
„pavimento” e non degli alzati, dei ąuali e detto nei
paragrafi 33 e 34 del libro II2.
Come e noto, Leon Battista Alberti divide la procedura
prospettica in due distinte fasi: per mezzo della prima,
operando sul supporto da dipingere, si congiungono le
partizioni della linea di base a un punto; per mezzo della
seconda si definisce il digradare delle „ąuantita trasverse”.
Se la prima operazione non ha mai sollevato particolari
probierni, eccetto alcune perplessita sulla collocazione del
cosiddetto „punto centrico”3, la seconda, invece, ha fomito
il destro a diverse interpretazioni. Alberti inizia la sua
dimostrazione invitando a disegnare sulla superficie che si
dovra dipingere un „ąuadrangolo di retti angoli” grandę a
piacere e a determinare ąuanto siano alti gli uomini che vi
si debbono raffigurare. Quindi divide 1’altezza delEuomo in
tre parti uguali e eon una di esse suddivide la base del
ąuadrangolo, stabilendo la proporzione di 1 a 3 tra il lato
del riąuadro di pavimento che sta sulla base del
ąuadrangolo e la figura umana. Ció fatto, Alberti sceglie:
„dove a me paia”, ma in un „luogo alto dalia linea che sotto
giace nel ąuadrangolo non piu che sia 1’ altezza delEuomo
ąuale ivi io abbia a dipingere un punto chiamato centrico”
(lib. I, par. 19). Tale nome non deriva dali’ essere
necessariamente il punto posto al centro del ąuadrangolo,
ma dali’ essere in „ąuello luogo dove il razzo centrico
ferisce, e per ąuesto il chiamo punto centrico”. Dopo aver
definite le ortogonali di profondita collegando le partizioni
della base eon il punto, Leon Battista osserva che in tal
modo sara possibiłe che le linee dello scorcio si susseguano
„ąuasi persino in infmito” (lib. I, par. 19).
Anche ąuesta parte della procedura apparentemente
senza particolari rischi crea dei probierni di metodo. Ad
esempio, in tutte le ipotesi interpretative finora formulate la
prima fasę della procedura e resa graficamente in modo
simile: il ąuadrangolo e un ąuadrato e le partizioni della
base coincidono esattamente eon la sua lunghezza. In realta
seguendo le indieazioni del trattato difficilmente si
dividerebbe la linea di terra in un numero intero di parti.
Certo e inutile complicare graficamente una lettura di per se
non semplice, ma e evidente che un ąuadrato eon la base
esattamente scompartita suggerisce un’ immagine di
Biuletyn Historii Sztuki
R.LXI, 1997, Nr 1-2
1
PIĘTRO ROCCASECCA
Accademia Belle Arii, Firenze
La „ Costruzione Legittima ” secondo Erwin Panofsky.
II „Modo ottimo ” di Leon Battista Alberti*
Negli anni Sessanta si sviluppó una discussione
molto complessa attorno all’ interpretazione
del metodo prospettico insegnato da Leon
Battista Alberti. La ąuestione e stata ricostruita
e commentata, nel ąuadro piu generale della „ąuestione
della prospettiva”, da Marisa Dalai Emiliani in due
differenti saggi che fanno il punto e, in un certo modo, ne
aprono e chiudono la fasę pi ii intensa: a ąuesti studi si
rimanda per un riesame complessivo della ąuestione1,
Al termine di ąuel lungo dibattito e rimasto nel senso
comune che la procedura albertiana sia una semplificazione
della prospettiva di Brunelleschi e sia la prima testimonianza
teorica della prospettiva per punto di distanza e ąuindi alla
base della prospettiva modemamente intesa. In luogo di ąuesta
ipotesi ne proporremo un’altra che considera il metodo
albertiano un perfezionamento dei metodi medioevali - come
ad esempio ąuelło delle superbipartienti, del ąuale abbiamo
notizia proprio dal De Pictura - che non ha nulla a che farę
ne eon 1’ intersezione di pianta e alzato ne eon il metodo del
punto di distanza. Si tratta piuttosto di uno spazio pittorico
proporzionato secondo 1’altezza dell’osservatore e la distanza
d’osservazione, attraverso 1’ applieazione della teoria
euclidea dei triangoli proporzionali alla figurazione piana,
probabilmente traendo ispirazione dai metodi di
misurazione delle distanze e delle altezze.
Per iniziare e necessario richiamare le parti salienti dei
paragrafi 19 e 20 del libro I del De Pictura seguiró il testo
volgare pubblicato da Cecil Grayson nel 1973, e ricordo,
per inciso, che vi si tratta solo dello scorcio di un
„pavimento” e non degli alzati, dei ąuali e detto nei
paragrafi 33 e 34 del libro II2.
Come e noto, Leon Battista Alberti divide la procedura
prospettica in due distinte fasi: per mezzo della prima,
operando sul supporto da dipingere, si congiungono le
partizioni della linea di base a un punto; per mezzo della
seconda si definisce il digradare delle „ąuantita trasverse”.
Se la prima operazione non ha mai sollevato particolari
probierni, eccetto alcune perplessita sulla collocazione del
cosiddetto „punto centrico”3, la seconda, invece, ha fomito
il destro a diverse interpretazioni. Alberti inizia la sua
dimostrazione invitando a disegnare sulla superficie che si
dovra dipingere un „ąuadrangolo di retti angoli” grandę a
piacere e a determinare ąuanto siano alti gli uomini che vi
si debbono raffigurare. Quindi divide 1’altezza delEuomo in
tre parti uguali e eon una di esse suddivide la base del
ąuadrangolo, stabilendo la proporzione di 1 a 3 tra il lato
del riąuadro di pavimento che sta sulla base del
ąuadrangolo e la figura umana. Ció fatto, Alberti sceglie:
„dove a me paia”, ma in un „luogo alto dalia linea che sotto
giace nel ąuadrangolo non piu che sia 1’ altezza delEuomo
ąuale ivi io abbia a dipingere un punto chiamato centrico”
(lib. I, par. 19). Tale nome non deriva dali’ essere
necessariamente il punto posto al centro del ąuadrangolo,
ma dali’ essere in „ąuello luogo dove il razzo centrico
ferisce, e per ąuesto il chiamo punto centrico”. Dopo aver
definite le ortogonali di profondita collegando le partizioni
della base eon il punto, Leon Battista osserva che in tal
modo sara possibiłe che le linee dello scorcio si susseguano
„ąuasi persino in infmito” (lib. I, par. 19).
Anche ąuesta parte della procedura apparentemente
senza particolari rischi crea dei probierni di metodo. Ad
esempio, in tutte le ipotesi interpretative finora formulate la
prima fasę della procedura e resa graficamente in modo
simile: il ąuadrangolo e un ąuadrato e le partizioni della
base coincidono esattamente eon la sua lunghezza. In realta
seguendo le indieazioni del trattato difficilmente si
dividerebbe la linea di terra in un numero intero di parti.
Certo e inutile complicare graficamente una lettura di per se
non semplice, ma e evidente che un ąuadrato eon la base
esattamente scompartita suggerisce un’ immagine di
Biuletyn Historii Sztuki
R.LXI, 1997, Nr 1-2
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