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Brunn, Heinrich von [Hrsg.]; Körte, Gustav [Hrsg.]
I rilievi delle urne etrusche (Band 1) — Rom, 1870

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https://doi.org/10.11588/diglit.4976#0092
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-( U )-

stretta a poche figure. E di fatto ne' rilievi in discorso partecipano all' azione
propriamente detta tre figure sole, che però subito riconosconsi disposte in modo
ben differente dagli attori principali nella prima composizione. Filottete si rivolge
verso la parte opposta, ove gli sta dirimpetto Ulisse, e mentre così tutto il con-
cetto si rannoda a queste due figure, la terza, cioè il giovane inchinato, perde
la miglior parte dell' importanza che già avea, e diventa quasi un semplice as-
sistente di Ulisse, che procede all' azione, ma dietro gli ordini di questo. È dun-
que chiaro che questo concetto non può esser più basato sulla tragedia di Sofocle,
ove tutt' al contrario la scaltrezza di Ulisse vien oscurata dal carattere leale ed
ingenuo di Neottolemo; e così lo Schlie (p. 144), mentre indagava, da dove gli
artisti di questo secondo e terzo gruppo potessero aver attinto, ha saputo trar
proffitto di due orazioni di Dione Crisostomo (LI1 e L1X), per le quali siamo
in islato di fissar una differenza fondamentale tra le tragedie relative di Eschilo
e di Euripide. In ambedue 1' attore principale era Ulisse ; ma presso Eschilo era
venuto solo a vincere la resistenza di Filottete, mentre presso Euripide era ac-
compagnato da Diomede. 1 rilievi in discorso dunque non possono esser messi
in rapporto colla tragedia di Eschilo, ma dovremo rivolgerci ad Euripide e forse
Attio, che pare aver seguitato le vestigia di lui. Ed in primo luogo quel giovane
dietro a Filottete ben corrisponde al terzo attore introdotto da Euripide, cioè a
Diomede, tanto nell' apparenza esterna, quanto riguardo alla parte che prende
all' azione: giacché non di rado, ove si tratta di raggiungere un dato scopo per
prudenza ed astuzia riunita con forza e pronta azione, p. e. nella Doloneia, nel
ratto del Palladio, troviamo come compagni quasi inseparabili Diomede ed Ulisse,
in modo che ambedue si dividono l' onore del successo. Così anche qui Diomede
è quello che sempre pronto mette mano all' azione, laddove Ulisse è quello che
vi ha preparato il campo. Ma non meno ritroviamo 1' Ulisse della tragedia eu-
ripidea. In essa il Laerziade travestito e senza esser conosciuto da Filottete si
presenta a lui e per la forza della sua eloquenza sa guadagnarsi la di lui fiducia
e distrarlo in modo che a Diomede si offre Y occasione d' impadronirsi dell'arco
e de' teli erculei, dai quali dipendeva la sorte di Troja. L' arte figurata che parla
all'occhio, naturalmente non potea far uso del travestimento; ma se Dione dice
che Ulisse presso Euripide procede m2t« nósnis lv ra e'miv Suva^©;, queste parole
trovano il loro commentario specialmente nel n. 5, ove in tutta la sua figura
crediamo riconoscere la forza della dialettica, colla quale sa cattivar la mente di
Filottete e farlo scordare del possesso delle sue armi, unico mezzo che gli resta
ancora per sostenere la sua vita. — Più in apparenza che in sostanza ne diffe-
risce il concetto de' nn. 6 e 7, ove Ulisse non più parla a Filottete, ma cura la
 
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