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Mander, Carel van; Floerke, Hanns [Übers.]
Das Leben der niederländischen und deutschen Maler (Band 1) — München, 1906

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https://doi.org/10.11588/diglit.7515#0424

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Anmerkungen

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gewesen, wie folgende Stelle aus der spätestens im 12. Jahrhundert
geschriebenen „Schedtda diversarum artium* des Mönches Theophilus
(Rugerus) beweist: „Ac deinceps accipe colores quos imponiere volueris,
terens cos diligenter oleo Uni sine aqua, et fac mixluras vultuum ae
vestimentorum . . ." [„Und hierauf nimm die Farben, welche du auf-
setzen willst, reibe sie fleissig mit Leinöl ohne Wasser und mache die
Mischungen der Gesichter und Gewänder"] (I. XXVI. pag. 58. herausgeg.
u. übersetzt von A. Ilg, 1874. Wiener Quellenschriften VII.). Eine
Reihe späterer Beweise zusammengestellt bei H. Hymans: Le Livre
des Peintres de Corel van Mander I. 26. Anm. 2.

5. Hierzu bemerkt Hymans (1.27. Anm. 1): „Das ist ungenau.
Von Oktober 1422 bis September 1424 war Jan van Eyck Maler und
„Varlet de chambre" von Johann von Bayern und wohnte während
dieses Zeitraums im Haag. Am 19. Mai 1425 Maler Philipps des
Guten geworden, kam er ohne Zweifel erst als solcher nach Brügge."
Genaueres über J ans Aufenthalt imHaagbeiCrowe u.Cavalcaselle:
40. incl. Anm. 1.

0. Van Mander fusst mit obigem auf Vasari (Ed. Torrentino
1550 S. 379 im Leben des Antonello da Messina), dessen Erzählung
ich folgen lasse: rAvvenne mcntre che e' cereava di trovare diverse sorti
di colori, dilettandosi forte della archimia et stillando continovamentc olii
per far vernice et varie sorti di cose, come suolc accadere alle persone
sojistiche; che avendo egli un giorno in fra gli altri dipinto una tavola,
durato in quella motte fatichc et condottala con una diligenza a la fine
che glipiaceva; le volse dare la vernice al sole, come si costuma alle tavole;
et cosi vernicata et lassatola che il sole la seccasse, fu tanto violente quel
caldo o che il kgniame fusse mal commesso, o pur che nonfusse. stagionato,
che ella si aperse in su le commettilure di mala sorte. Luonde visto
Giovanni il nocumento che gli aveva fatto il caldo del sole, deliberö che
mai piü Ii facesse tal danno; e re.catosi non meno a noia la vernice che
il lavorare a tempera, comineib a pensare di trovare un modo di fare una
sorte di vernice, che seccasse a Vombra senza mettere al sole le sue pitture
e cosi sperimentato diverse cose et ]>ure e mescolate, alla fine trovb che V
olio di seine di Uno e quello delle noci fra tanti che ne provb erano piü
seccativi di tutti gli altri. Questi dunque bolliti con altre sue misture gli
fecero la vernice che egli stesso desiderava. Et cosi fatto sperimento oltre
a quella, di molte cose, vide che il mescolare i colori con queste sorti d'oli
gli dava una tempera molto forte, che secca non temeva l'acqua altrimenti
ed inoltre accendtva il colore tanto forte, die gli reeava lustro da per se
senza vernice e quello che piü gli parve mirabile era che si univa meglio
che la tempera infinitamente.u „Diese verschiedenen Umstände, sagt
Hymans (I. 28. Anm. 1), die van Mander beinahe wörtlich dem
Vasari nacherzählt, beweisen, verglichen mit einer andern Stelle des
Theophilus das zweifellose Alter der Verwendung von Ölfarben:

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