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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 1
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Bouchot, Henri: I primitivi francesi "L'Ouvraige de Lombardie"
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0073

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HENRI B0UCH0T

mente. Il conte Guglielmo apparteneva alla parte Borgognona, ma aveva il proprio palazzo
a Parigi; e sua figlia Jacqueline era sposa dal 1406 del delfino figlio di Carlo VI; egli mede-
simo era nipote del duca di Berry per parte della moglie Margherita di Borgogna, sorella
di Giovanni senza Paura. Mediante documenti sicuri, il Durrieu è riuscito a stabilire che
la principale miniatura del manoscritto fu eseguita tra il 1416 ed il 1417, anno della morte
di Guglielmo IV : egli propende a crederla opera dei fratelli van Eyck. E invero molti raf-
fronti potrebbero confermare l’opinione del signor Durrieu, se non ci fosse possibile di fare
alcune osservazioni che riavvicinano interamente le Heures di Torino, nella parte attribuita
ai van Eyck, alle Tres riches Heures di Chantilly ed al manoscritto 166 della Biblioteca
Nazionale.

Anzitutto — ciò fu anche osservato dal Durrieu — le prospettive aeree sono identiche
a quelle del manoscritto di Chantilly, specialmente nel Bacio di Giuda, nella Pietà, nella
Preghiera di Santa Marta, che è la miniatura più mirabile fra tutte, ove il mare, con un
castello che ricorda quello di Douvres, fu dipinto da un artista impeccabile.

Inoltre, le architetture, specialmente nel Cristo in gloria, furono eseguite da un vero
tecnico, ma dotato di abitudini particolari, sì ch’egli arrotonda in globi i fioroni al sommo dei
pinnacoli, ed incava i piccoli pilastri appunto con lo stile stesso che vedesi nelle Tres riches
Heures e nel ms. 166.

Il piegar delle stoffe non è a spezzature (come è anche provato dal ravvicinamento
proposto dal Durrieu fra le Vergini del manoscritto di Torino e quelle de\V Agnello mistico
di Gand che la tradizione attribuisce ai fratelli van Eyck), ed ecco che caratteristiche appunto
nel drappeggio delle miniature delle Heures di Chantilly e del manoscritto 166, sono appunto
le pieghe morbide ed arrotondate. D’altra parte fra la miniatura rappresentante Guglielmo IV
sulla riva del mare, proveniente dalle Heures di Torino e pubblicata dal Durrieu, e alcune
miniature del calendario del manoscritto di Chantilly, poste a confronto, si troveranno delle
singolari relazioni. Le figurine del fondo nella miniatura delle Heures di Torino sono le
stesse che si vedono sulle rive della Senna nella miniatura del mese di ottobre nel mano-
scritto di Chantilly, e si ritrovano pure — notiamolo bene — insieme con le gazze che
vedonsi nella miniatura, in un quadro celebre, nella Madonna d'Autun del Museo del Louvre.

Di certo sarebbe troppo audace il trascorrere ad afferma zioni; giova appagarsi di richia-
mare l’attenzione su tali fatti e di cercare le spiegazioni di siffatte strane somiglianze. Non
si potrebbe pensare che Jacques Cóne, qualora dopo la morte del duca di Berry egli sia tor-
nato a Bruges, sia passato al servizio del nipote del duca, di Guglielmo IV? L’oscurità
che ricopre ancora la vita e le opere dei van Eyck, a malgrado di tutti gli sforzi fatti per
ricostituirne lo sviluppo, la scarsità di documenti, l’impossibilità di distinguere la diversa
attività dei due fratelli, e persino di provare ch’essi mai abbiano eseguito miniature, ci auto-
rizza a intraprendere ricerche anche in nuove direzioni.

Invero, conosciamo noi almeno in qual modo Uberto van Eyck intendesse la natura?
Lavorò egli da solo intorno all 'Agnello di Bavon, soggetto ricavato dalla iconografìa fran-
cese del xiv secolo, dagli Apocalissi, dalle tappezzerie? Ed anche (vedasi contraddizione!),
se v’ha al mondo due opere che si rassomiglino, esse sono la Madonna di' Autun del Louvre
e il Canonico van de Paele di Bruges: simili sono la Vergine, il Bambino, lo sfondo, la
tecnica. Orbene, la prima opera è attribuita a Uberto, la seconda, con la data del 1436, a
Giovanni van Eyck. L’autenticità della data — è vero — è così poco sicura quanto quella
della iscrizione dell 'Agnello mistico di Gand, ma le tradizioni sono pure da rispettare e io
ne tengo conto. Se ammettiamo che la Madonna d’Autun sia di Uberto van Eyck, a lui
pure bisognerà attribuire il Canonico van de Paele, la Vergine col certosino di Berlino e
anche quella del'signor Gustavo di Rothschild. Tutte queste opere sono ben diverse dai
quadri attribuiti a Jean van Eyck: qui il paesaggio occupa una parte enorme, preponde-
rante; e gli intendimenti dell’artista concordano appunto con quelli rivelatici dalle Tres riches
Heures di Chantilly.
 
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