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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 2
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0190

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BIBLIOGRAFIA

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Nell’accennato avverbio in vero si scopre la mo-
destia del critico; il quale proseguendo nei suoi studi
vorrà portare a vie maggiore maturanza le sue con-
clusioni e riconoscere in fine il grande divario che
corre fra la mano o le diverse mani che si manifestano
nel taccuino di Venezia e quella del giovinetto urbi-
nate, di cui si conservano fortunatamente (all’estero
massime) ben parecchi deliziosi studi, rilevanti spesso
la privilegiata sua natura artistica assai più che le sue
opere eseguite. Gli potrà servire da guida a siffatta
resipiscenza anche l’erudizione spiegata intorno all’ar-
gomento innanzi tutto dai dotti Alemanni, i quali colla
loro inesauribile applicazione sono giunti a risultati se
non definitivi nell’argomento, pure tali da stabilire
certi capi saldi abbastanza stringenti per non aver a
soffrire ulteriori smentite.

In proposito vuoisi rammentare principalmente la
monografia intitolata : Krìtische Studien ùber das Ve-
nezianische Skizzenbuch, di Alessandro Amersdorffer
(Berlino, 1901, Mayer u. Mùller).

Quivi, presi in esame, partitamente i disegni di Ve-
nezia e messili in relazione a ben parecchie opere ese-
guite, si viene con ragioni convincenti alla conclusione
ch’essi sono il prodotto per la massima parte di pla-
giarii, di copisti, ai quali sarebbe difficile dare un nome
preciso, ma che ad ogni modo si trovano ad un livello
artistico ben inferiore di quello del giovane Raffaello,
la di cui natura, di una finezza eccezionale, suole ri-
velarsi assai più nella persistente genialità del tratto,
che in determinati sistemi di estrinsecazione a secondo
dei periodi della sua vita.

Non si saprebbe in fine che consentire colla opi-
nione espressa in proposito dal dott. Giorgio Gronau
alla sua volta, che le deficienze infinite manifestantisi
in codesti disegni non sono da attribuirsi all’età acerba
dell’autore, bensì al livello delle sue capacità.

Per la stessa ragione non c’è da dubitare che vor-
ranno essere esclusi dal novero delle produzioni di un
artista quale Raffaello altri disegni, che il Carotti ed
altri studiosi tuttora gli attribuiscono senza sufficiente
discernimento, mentre una critica severa ma illumi-
nata, essendo riescita ad una più chiara visione della
sua eletta natura, glieli è venuti man mano dispu-
tando.

In fine, che che sia di ciò e di altri punti, dove
ci è sembrato dover fare delle riserve circa l’esposto
del collega, se noi consideriamo riassuntivamente il suo
volume, troviamo sinceramente da encomiare l’amore
e la cura ch’egli vi ha rivolto; qualità per cui non gli
mancheranno le simpatie di gran numero di lettori,
attirati eziandio dall’aspetto decoroso del libro dal
punto di vista tipografico, in ispecie delle svariate e
ben scelte riproduzioni grafiche di tante opere mera-
vigliose, intercalate nel testo.

Gustavo Frizzoni.

Josef Strzygowski: Koptische Kunst (Ser-
vice des antiquités de VEgipte. Catalogue
général des antiquités égiptiennes du Musée
du Caire. Nos 7001-1394 et 87 42-9200).Wien;
A. Holzhausen, 1904. (Pag. XXIV, 362,
con 40 tav. e 420 illustr.)

L’infaticabile studioso ci dà con questo volume che
egli segna ottantaquattresima delle sue opere una pre-
ziosa illustrazione della collezione di oggetti copti del
Museo del Cairo, dei quali pochi soltanto erano stati
pubblicati dal Gayet e dal Crum. Il catalogo generale
degli ottocento e più oggetti quasi tutti riprodotti in
ottime illustrazioni, che lo Strzygowski ha compilato,
non è una secca enumerazione delle varie opere di
scultura in pietra, in avorio, in legno, di lavori in me-
tallo, vetri, stoffe, ma contiene di ogni pezzo l’esatta
descrizione, la relativa bibliografia e importanti osser-
vazioni.

Sull’arte copta già l’autore ci aveva dato un saggio
nel suo studio sull’arte ellenistica e copta in Alessan-
dria, in base a scoperte dall’Egitto e ai rilievi d’avorio
infissi al pulpito del Duomo di Acquisgrana {Helleni-
stische und koptische Kunst in Alexandria. Wien, 1902).
In questo suo volume di circa 100 pagine lo Strzy-
gowski afferma che fu la cultura ellenistica e non la
romana, che fu Alessandria e la sua zona d’influenza
siriaca, non Roma, che dettero al Cristianesimo il suo
carattere capace alla Kulturkampf. A questi risultati
lo Strzygowski era giunto spontaneamente dallo studio
dei monumenti; a questi stessi giungevano contempo-
raneamente dallo studio delle letterature uomini come
Adolf Harnack ed Hermann Usener. Studiando in-
tagli in avorio e in pietra di sicura pertinenza ales-
sandrina del Museo greco-romano di Alessandria, di
collezioni private, del Kaiser Friedrichs Museum di
Berlino, lo Strzygowski raggruppa con essi altre opere
già note e prima mal giudicate dagli storici. Così era
ad esempio dei sei rilievi di avorio che stanno intorno
al pulpito del Duomo di Aachen sui quali si eran dati
i più diversi giudizi, attribuendoli alla decadenza ro-
mana, al tempo carolingio, all’età romanica, perfino
all’antichità; ma con sicuri e indiscutibili raffronti lo
Strzygowski dimostra che essi sono i più importanti
esemplari del fiore della tarda plastica egiziana nel
campo dell’intaglio in avorio. Alla stessa corrente ar-
tistica appartengono il famoso dittico barberiniano
oggi al Louvre, colla figura di un imperatore a cavallo
ritenuto falsamente Giustiniano, e dallo Strzygowski
chiamato «Costantino come eroe della fede»; il dit-
tico del Kunsthistorisches Hofmuseum di Vienna con
le rappresentazioni di Roma e di Alessandria ; la sta-
tuetta di divinità muliebre del museo di Cluny (ripro-
dotta in Venturi, Storia, I, pag. 398), il frammento
di tavola eburnea del Museum di Berlino con una

L’Arte. Vili, 19.
 
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