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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 3
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Muñoz, Antonio: L' arte bizantina all'esposizione di Grottaferrata
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0210

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L’ARTE BIZANTINA ALL'ESPOSIZIONE DI GROTTAFERRATA

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riprodotta anche dallo Schlumberger non
è nota quanto meriterebbe; è adorna di
bellissimi smalti da assegnarsi all’xi se-
colo, disposti entro medaglioni alle quat-
tro estremità; da un lato vi son rappre-
sentati l’arcangelo Michele, la Vergine,

San Giovanni Battista e la etaimasia, e nei
bracci il crocefisso; dall’altro lato Cristo
in trono ed i quattro evangelisti.

Il Nelidov insieme con la sua bella
raccolta di ori, ha esposto pure il prezioso
musaico rappresentante San Giovanni
Crisostomo, proveniente dal monastero di
Vatopedi sul monte Athos, da aggiun-
gersi alla serie dei musaici portatili ricor-
dati dal Muntz; nella stessa vetrina è espo-
sta un’altra opera dello stesso genere
rappresentante San Teodoro Stratilate, del
Museo Vaticano. Gli encolpii dorati e
smaltati, le croci metalliche russe, i piombi
dello Schlumberger, le monete del Mar-
tinori, i bei cofanetti limusini del Vati-
cano, completano questa sezione delle
arti minori che si può dire la più impor-
tante della mostra. Non poche però delle opere che passano per bizantine, e che tali si
credevano dai collezionisti che le hanno esposte, hanno invece tutt’altra provenienza; un
bel cofanetto smaltato inviato dalla badia di Montecassino come opera bizantina del X secolo,
è invece d’arte tedesca della seconda metà del XTi; una piccola placchetta di metallo smaltato
con la rappresentazione delle donne al sepolcro è pure di arte renana dello stesso tempo.

* >{< *

Quanto alla pittura, se si eccettui una tavola con la rappresentazione delle dodici feste,
bello esempio dell’arte russa del xrv secolo, ancora tutta fedele alle forme bizantine, vivissima
di colore, con le architetture colorite di verde e di rosso, così come talvolta usarono di fare
anche i nostri quattrocentisti; e un meraviglioso dittico toscano di proprietà Sterbini, in questo
fascicolo illustrato dal Venturi, quasi tutti i quadri che empiono le vetrine del lungo corri-
doio d’ingresso, non sembrano anteriori al XY secolo. La più gran parte provengono dal Museo
Cristiano Vaticano che ha signorilmente fornito alla Mostra tanti tesori, e portavano con sè
attribuzioni fantastiche che ora certamente nessuno vorrà mantenere dopo averli esaminati
alla luce del sole; così che essi rientreranno nelle loro tenebrose vetrine sensibilmente ringio-
vaniti di età; un altro buon nucleo è formato dalla, collezione Sterbini di Roma. Quasi tutti
portano iscrizioni slave, e altri che hanno leggende greche mostrano pure ad evidenza dallo
stile la loro derivazione russa; la minor parte son greci, altri di maestri greci che vivevano
in Italia.

Sarà questa una buona occasione per guardare un po’alla pittura di icone russa, che è
da noi assolutamente trascurata mentre merita tutta l’attenzione, poiché serve benissimo alla
interpretazione di motivi antichi. Sul fondo prettamente bizantino da cui muove, l’arte russa
introduce elementi nuovi, o nazionali, o venuti dall’occidente d’Europa, e niente è più carat-
teristico di questa commistione di antico e di moderno, di creazioni del pensiero medioevale
con le idee dei tempi nuovi. La tecnica antica e sostituita dalla pittura ad olio, le architetture si
 
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