ARNOLFO DI CAMBIO
261
coperchio e la figura del papa erano fors’anche ritti due angioli, come potrebbe supporsi
vedendo nella stessa chiesa di San Francesco il monumento del cardinale fra’ Marco viter-
bese, generale dei Minori osservanti (fig. 8), morto nel 1369; poi che in esso sono due
angioli -che stirano le cortine, similissimi tanto negli atteggiamenti che nel drappeggiarsi delle
tuniche ad altri eseguiti da Arnolfo, a quelli, ad esempio, della tomba di Bonifacio Vili. Tale
riscontro fa pensare che sotto gli occhi del tagliapietra chiamato da fra’ Giuliano per la
esecuzione del monumento al cardinale fra’ Marco, dovessero trovarsi gli esemplari di
Arnolfo ora perduti.
Nel 1277, Arnolfo era al servizio di re Carlo d’Angiò; e il 27 d’agosto di quell’anno
dichiarava a fra’ Bevignate in Perugia che avrebbe assunto il lavoro della Fonte, avutane
licenza da re Carlo o da Ugo vicario. Forse egli attendeva allora a scolpire la statua regale,
che si vede ora all’entrata del palazzo de’ Conservatori, giustamente ascritta dal Wickhoff ad
Fig. 7 — Monumento sepolcrale di Adriano V
Particolare della decorazione dell’arco trilobo dell’edicola. Viterbo, San Francesco
Arnolfo medesimo. Che cosa facesse a Perugia è rimasto incertissimo sin qui. Il Frey gli
attribuì quasi tutte le statuette del secondo catino, e il Sauerlandt gli ha recentemente
ascritto i bassorilievi del bacino inferiore della fonte. Eppure tra gli anaglifi di quel bacino
solo si distinguono da quelli di Nicola e di Giovanni Pisano i due che rappresentano il
mese d’aprile! .Sono essi opera di Arnolfo? E tale la condizione di quei bassorilievi che
ogni ipotesi può sembrare audace ; ma a Perugia, nel Museo archeologico, vi sono tre marmi,
frammenti del bacino d’una fonte (figg. 9, io, 11), i quali nelle pieghe spezzate de’drappi
che ricoprono le figure mostrano il fare d’un maestro così prossimo a Nicola da farci chiedere
se quelli non sieno stati eseguiti per la stessa fonte di Piazza. Furono ritenuti di tempo
classico, benché sieno ad evidenza tanti specchi d’un bacino scolpiti dalla scuola di Nicola
d’Apulia. In uno è una donna con un vaso, accasciata, volta verso l’alto ansiosamente; in
un secondo è un giovane che, puntato a terra il braccio destro, leva in su la testa come in
261
coperchio e la figura del papa erano fors’anche ritti due angioli, come potrebbe supporsi
vedendo nella stessa chiesa di San Francesco il monumento del cardinale fra’ Marco viter-
bese, generale dei Minori osservanti (fig. 8), morto nel 1369; poi che in esso sono due
angioli -che stirano le cortine, similissimi tanto negli atteggiamenti che nel drappeggiarsi delle
tuniche ad altri eseguiti da Arnolfo, a quelli, ad esempio, della tomba di Bonifacio Vili. Tale
riscontro fa pensare che sotto gli occhi del tagliapietra chiamato da fra’ Giuliano per la
esecuzione del monumento al cardinale fra’ Marco, dovessero trovarsi gli esemplari di
Arnolfo ora perduti.
Nel 1277, Arnolfo era al servizio di re Carlo d’Angiò; e il 27 d’agosto di quell’anno
dichiarava a fra’ Bevignate in Perugia che avrebbe assunto il lavoro della Fonte, avutane
licenza da re Carlo o da Ugo vicario. Forse egli attendeva allora a scolpire la statua regale,
che si vede ora all’entrata del palazzo de’ Conservatori, giustamente ascritta dal Wickhoff ad
Fig. 7 — Monumento sepolcrale di Adriano V
Particolare della decorazione dell’arco trilobo dell’edicola. Viterbo, San Francesco
Arnolfo medesimo. Che cosa facesse a Perugia è rimasto incertissimo sin qui. Il Frey gli
attribuì quasi tutte le statuette del secondo catino, e il Sauerlandt gli ha recentemente
ascritto i bassorilievi del bacino inferiore della fonte. Eppure tra gli anaglifi di quel bacino
solo si distinguono da quelli di Nicola e di Giovanni Pisano i due che rappresentano il
mese d’aprile! .Sono essi opera di Arnolfo? E tale la condizione di quei bassorilievi che
ogni ipotesi può sembrare audace ; ma a Perugia, nel Museo archeologico, vi sono tre marmi,
frammenti del bacino d’una fonte (figg. 9, io, 11), i quali nelle pieghe spezzate de’drappi
che ricoprono le figure mostrano il fare d’un maestro così prossimo a Nicola da farci chiedere
se quelli non sieno stati eseguiti per la stessa fonte di Piazza. Furono ritenuti di tempo
classico, benché sieno ad evidenza tanti specchi d’un bacino scolpiti dalla scuola di Nicola
d’Apulia. In uno è una donna con un vaso, accasciata, volta verso l’alto ansiosamente; in
un secondo è un giovane che, puntato a terra il braccio destro, leva in su la testa come in