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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Toesca, Pietro: Michelino da Besozzo e Giovannino de'Grassi
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332

PIETRO TOESCA

Giovannino de’ Grassi, pittore e miniatore, non aveva trascurato di abbellire di colori
l’opera sua, ma degli ornati e delle iscrizioni ch’egli dipinse sul lavabo rimangono soltanto
poche tracce, sì che di lui, come anche del pittore Paolino da Montorfano, che tanti disegni
fornì alla Fabbrica, più non era noto alcun documento grafico1 che c’informasse della sua
arte di disegnatore e di colorista.

^ ^ ^

Devo al dott. G. Frizzoni, così liberale sempre del proprio sapere, la notizia dell’esi-
stenza nella Biblioteca Civica di Bergamo di un volumetto di disegni, ivi attribuito a Gio-
vannino de’Grassi. L’attribuzione, per le ragioni che verrò esponendo, mi pare esatta, ed i
disegni, che sono perciò anteriori al 1398, anno della morte del maestro, hanno una singo-
lare importanza non soltanto per la storia dell’arte lombarda, ma per il problema delle
relazioni fra questa e l’arte veronese che ci si era affacciato considerando l’opera di Michelino
da Besozzo.

Trattasi di un codice membranaceo, in-8°, segnato: A . VII . 14. I trentun fogli che lo
compongono non sono tutti di una medesima dimensione, nè più si ritrovano nel loro
ordine primitivo; difatti: il fondo del disegno contenuto a carte 8 verso si ritrova continuato
a carte 15 recto \ tra le due carte venne frammezzato un fascicoletto (carte 9-14 verso) di
fogli minori degli altri, perchè ritagliati già in antico. L’attuale ordinamento del volume
risale, o è anteriore, all’anno 1542, quando i fogli furono numerati in calce, quali ancora
si ritrovano, dalla medesima mano che quasi tutti li segnò col monogramma del nome LOTO
e con la data di quell’anno.2 Alcune poche carte del codice recano disegni di figure, altre
sono di vario contenuto : il maggior numero dei fogli contiene studi di animali. E appunto
nell’alto di uno di tali fogli (carta 4 verso) che vedesi scritto: «Iohininus de grassis
designavit », in carattere minuscolo gotico, certamente autentico, e che, se non v’è prova
sia autografo dell’artista, è tuttavia da ritenere della fine del xiv secolo o dei primi anni
del secolo seguente, e da attribuire perciò ad alcuno che potè essere bene informato della
origine dei disegni, poiché Giovannino de’Grassi venne a morte soltanto nell’anno 1398. Il
predetto foglio reca sottilmente disegnate a penna le figure di due falchi, di un’aquila, di
un capro con lunghissime orecchie, colorito tutto di bruno e lumeggiato con luci bianche
a punta di pennello, di uno scoiattolo intento a rosicchiare, di un leone accovacciato. L’ar-
tista rivela in questi disegni una perfetta oggettività di osservatore ; la sua mano non è
traviata da tendenze calligrafiche ma sa riprodurre con minutezza infinita quanto l’acuto
occhio discopre : v’è qui quello stesso intimo naturalismo che caratterizza la ormai ricca
serie di disegni di animali attribuita alla Scuola veronese e che trova i suoi più perfetti
esemplari nell’opera del Pisanello. Se il disegnatore del codice di Bergamo non si appas-
siona a cogliere il movimento degli animali, come sapientemente seppe fare l’autore del
codicetto della Galleria Nazionale di Roma,3 o come, più tardi, fecero altri artefici vero-
nesi, egli ha comune con questi l’abilità tecnica e l’acutezza incisiva della visione.

assai più abile e preciso nel lavorare il marmo che
non si dimostri Giovannino. Con le sculture del la-
vabo ha invece grande relazione il bassorilievo della
Pietà nel deambulatorio del Duomo, che alcuno at-
tribuisce a Giovanni di Fernach.

1 Secondo il Boito (op. cit., 136) intorno alle scul-
ture sulla porta della sagrestia meridionale che furono
colorite da Giovannino si distinguerebbero ancora al-
cune figurine di santi delineate in nero : non mi fu
possibile di poterle discernere.

2 Sopra un foglio di guardia è scritto : « liber iste

pieno iure ac absoluto dominio possidetur a Syllano
Licino Bergomate Jurisconsulto, anno 1630»; sulla
copertina è un foglietto di mano moderna nel quale
si indica Giovannino de’ Grassi come autore dei di-
segni e scolaro di Taddeo Gaddi, opinione, questa
ultima, che Giovanni Morelli, cui fu noto il codice,
postillò come falsa.

3 Cfr. G. Bariola, Quaderno dì disegni del prin-
cipio del secolo XV, ne Le gallerie nazionali italiane,
V, 360 e seg.
 
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