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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Serra, Luigi: La pittura napoletana del Rinascimento
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0401

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34§

LUIGI SERRA

quello di sinistra un santo vescovo, insieme a un giovinetto in piccole proporzioni che reca
una pisside. Si ricollega al quadro di Donnaregina, specie per la costruzione delle figure
assai sottili, dalle teste piccole dalle carni brunastre, ripassate d’oro torbido, le mani strette
e lunghe. Vi si nota un gradevole accordo fra i colori delle vesti e del paesaggio, un segnare
spesso facile, una equilibrata composizione. Essa, come la precedente, viene attribuita a tal
Silvestro Buono, di cui non si è trovato sinora documento alcuno.1 A noi è parso che fos-
sero dovute tutte e tre ad uno stesso artista, poiché la leggera diversità nel valore e nei
caratteri si può assai facilmente spiegare, ammettendo che la prima, cioè quella di Donna-
regina, sia stata eseguita qualche anno innanzi il 1500, e la terza diversi anni dopo. Certo
esse sono assai vicine tra loro.

Una sensibile relazione con la tavola di Donnaregina presentano i quattro riquadri
assai mal ridotti, con caratteri spiccatamente umbri, dei primi anni del '500, che si trovano
sotto le pitture trecentesche nella chiesa antica di Donnaregina. Essi, però, non si possono
dire eseguiti dallo stesso artista che ha condotte le tre tavole di cui s’è parlato, poiché i
colori sono di assai più vivace intonazione, fine è il modellato dei volti, le figure hanno maggior
nobiltà, benché siano di forme un po’ gonfie, e il carattere umbro è assai più spiccato.

Il grande affresco della stessa chiesa antica che rappresenta la Morte di Sant' Orsola,
e reca la data 1520, si può ascrivere a un debole imitatore di questi riquadri1 2 La scena è
eccessivamente affollata e disordinata; fra le tinte predomina il rosso, così che viene a
mancare l’equilibrio cromatico, i colori son sordi, il disegno sempre scorretto.

Vicino a questo gruppo umbro-fiammingo è il quadro rappresentante la Morte di Maria,
segnato MDI, che si trova nella prima cappella a destra in San Pietro Martire. Il Catalani3
lo crede dello stesso artista che ha dipinto il quadro posto dietro l’altar maggiore di Santa
Restituta, il Cosenza 4 nota che esso richiama le forme di Bernardo von Orley ; ma benché
qualche cosa di vero ci sia in ambo queste ipotesi, non sono da accogliersi. I soliti storici

10 danno a Silvestro Buono. La tavola manca d’insieme, le figure sono di costruzione debole,

11 colore non ha smalti, non trasparenza le carni, e gli sguardi sfuggono lo spettatore. Le teste
sono allungate e nella parte posteriore assai sviluppate, quelle degli angeli sono rotonde
con fronti enormi, mentre nei vecchi la fronte è bassa. I capelli e le barbe sono trattati a
masse, le pieghe son larghe e profonde, il cielo verdastro è solcato da nuvole bianchicce.
Ma, pur non vedendo come il Catalani5 « fig'ure che sembrano opera di Raffaello », una certa
nobiltà nelle espressioni e nelle pose, alcuni volti delicatamente lumeggiati rivelano un artista
che doveva superare di gran lunga i pittori napoletani a lui contemporanei. Però non tutte
le figure sembrano opera di una sola mano.

Dello stesso tempo all’incirca è la tavola esposta sull’altare a sinistra nella crociera
della chiesa di San Giovanni a Mare. Nel mezzo è la Vergine col Bambino tra San Pietro
e San Paolo ; nella lunetta, al centro, la Crocifissione, e ai lati l’angelo annunziante e la
Vergine. L’esecuzione è assai affaticata, condotta con pennello sottile, ma ciò non ostante,
il disegno spesso è assai scorretto e l’espressione sempre indecisa. La lunetta nell’insieme
riesce gradevole per la fusione delle tinte basse, ma analizzata si rivela anch’essa povera
cosa. Caratteristico è il San Paolo dalle misere forme, il color rosso dominante, il cielo
diafano sul basso paesaggio e di un cupo verde nell’alto.

Con alcuni caratteri simili si nota nella Pinacoteca dei Gerolomini una tavola della fine
del '400, che rappresenta la Vergine seduta in trono col Bambino Gesù tra le braccia,
fiancheggiati da due angeli in ginocchio sui bracciuoli del trono. Anche qui è l’istesso color

1 Crowe e Cavalcaselle, A hist., pag. 105, la
danno allo stesso artista che ha dipinto la pala d’al-
tare di Santa Restituta.

2 Un’osservazione analoga aveva già fatta il Ber-

taux, Santa Maria di Donnaregina, Napoli, 1899,

pag. 150. Il B. ascrive senza esitazione i quattro ri
quadri all’autore della pala nella chiesa nuova. .

3 Op. cit., pag. 150.

4 Articolo cit., pag. 120.

5 Chiese di Napoli, Napoli, 1853, II, 162.
 
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