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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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Serra, Luigi: La pittura napoletana del Rinascimento
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0405

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352

LUIGI SERRA

L’una è un trittico rappresentante la Crocifissione tra S. Luigi e S. Carlo, l’altro un affresco
raffigurante la Vergine e il Bambino tra due santi. Come ultimo di questa serie si può citare
un affresco della fine del secolo XV posto sopra una porta del convento di Santa Chiara e
rappresentante la Vergine tra santi. La Vergine è di delicata espressione e i colori vibrano
benché sieno stati ripassati.

In mezzo, quasi tra l’umbro e il veneto e con qualche traccia fiamminga sono, al con-
trario, due tavole del Museo Nazionale in cui è raffigurata con molte figure la Crocifissione.
Esse vengono attribuite dai cosiddetti storici e dall’Inventario l’una a Pietro, l’altra a Ippolito
Donzello, ma il Cavalcasene 1 ne indica l’autore fra i seguaci del Mantegna o Carpaccio o
Michele da Verona, e il Frizzoni2 le considera sotto l’influsso padovano veneto della fine del
Quattrocento. Notevole è specialmente la seconda, cioè quella più lunga, ma anch’essa è
come la prima slegata e fredda nella costruzione, scorretta nel disegno e di povera espres-
sione, benché ci sia qualche volto delicato e qualche buona nota di colore come certi rossi
cupi e certi gialli aranciati. In questa le figure hanno i volti lunghi lumeggiati di bianco,
e di bianco sono anche lumeggiate le vesti. Assai caratteristico è il paesaggio che si rileva
sul cielo generalmente verdastro, ma diafano e con velature rossigne in basso, paesaggio
costituito da colline verde-dorato, bassissime, senza movimento, ad ampie curve o a cocuzzoli
piantate di alberi senza fusto, ovali, lumeggiati d’oro. Le rupi poste a destra e a sinistra
del quadro, come anche il pavimento, sono di un colore rosso-bruciato.

Inspirato da quest’opera è il grande affresco rappresentante Cristo che porta la croce,
sopra una parete dell’antico Refettorio di Santa Maria la Nova (ora Consiglio provinciale),
lavoro di un debolissimo e tardo cinquecentista napoletano con influssi umbri. Più antichi e
di mano diversa sono i dipinti sulla parete di fronte, che rappresentano alcuni momenti della
vita della Vergine. Anche questi affreschi son dati ai Donzelli.

Infine, se non della stessa mano, certo assai vicini al Calvario grande, sono alcune tavole
deficientissime del Museo, tra cui un Presepe (fig. 5) della fine del Quattrocento (la Vergine è in
ginocchio innanzi a Gesù Bambino, Giuseppe è seduto: intorno sono angeli musicanti: nel-
l’alto coppie di angeli ; sopra un poggio un pastore con pecore) e un San Giovanni Battista,
certamente parte laterale di un trittico.

Più ristretta è la serie delle opere che presentano caratteri veneti, ma quasi tutte sono
assai più notevoli e belle. Il primo posto nell’elenco di queste spetta alla tavola posta
dietro l’altar maggiore di Santa Restituta, rappresentante la Vergine e il Bambino tra
San Michele e Santa Restituta, e nella predella storie della santa. Ciò contro il parere del
Cavalcasene, 3 che la ritenne sotto l’influsso della scuola del Perugino e del Pinturicchio, come
del Frizzoni, 4 che vi osservò l’influenza del giovine Raffaello. I caratteri dell’arte umbra sono
qua e là presenti, ma la loggia dove si svolge la scena, il viso ovale della Vergine, la sonorità
e l’armonia dei colori, il modo di concepire e raccontare le storie nella predella ci mostrano
un’arte inspiratasi alle fonti più nobili della pittura veneta, benché non del tutto sfuggita
all’ influenza fiamminga. Le figure son difettose di costruzione, il disegno è quasi sempre
povero, il Bambino ha le forme tozze e gonfie, nella predella la vena narrativa è frammen-
taria. Ma seduce l’ingenuità delle espressioni, la vivacità dei colori e un certo senso del
pittoresco. Come caratteri distintivi, notiamo le figure sottili, dalle carni dorate, il tenue movi-
mento delle colline, il predominio del rosso cupo e del giallo aranciato, le teste quadrate dal
mento appuntito, le gambe lunghe, i corpi massicci nelle figure piccole, la luce del paesaggio
rossastra come di tramonto. Sul gradino del trono, si vede chiaramente l’iscrizione: Silvestro
Buono fec. Anno D. 159°; ma ora non vi è più alcuno che creda all’autenticità se non di
tutta l’iscrizione, almeno della data che bisogna leggere 1500 o 1509.

Dello stesso artista è il San Michele, quasi tutto rifatto, posto a destra del monumento

A hist., pag. 103.
Op. cit., pag. 52.

5 Op. cit., pag. 105.

4 Op. cit., pag. 19 e 20.
 
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