Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

DOI issue:
Fasc. 5
DOI article:
Brunelli, Enrico: La tomba di Taddeo Pepoli nella chiesa di San Domenico a Bologna
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0414

DWork-Logo
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
LA TOMBA DI TADDEO PEPOLT

361

tempo non molto lontano dal 1540, cadrebbe l’affermazione che allora sia stata eretta ex novo
la tomba.

Altre'prove a favore dell’attribuzione dell’opera al secolo xvi furono rinvenute nello stile
dei bassorilievi dell’urna; e poiché ad esse parmi possano contrapporsi prove positive della
tesi tradizionale, mi riserbo di parlarne più oltre, dopo che abbia espresso tutti i dubbi e gli
argomenti negativi che solleva la nuova tesi.

Come si è già veduto, così per alcune parti del sarcofago come per l’ornamento cuspi-
dale del monumento, non si è potuto non ammettere che spettino, senza dubbio di sorta, al
secolo Xiv; e della presenza di questi frammenti medioevali in un monumento supposto
moderno, si è datala spiegazione con l’ipotesi che siano stati utilizzati per la nuova costru-
zione due bassorilievi di un’ urna preesistente e il coronamento di un antico portale. Or
sembra abbastanza strano che per erigere un monumento nuovo, nel Cinquecento, si dovesse
ricorrere alla fusione di elementi di così diversa origine; e ognuno vede quanto abbia di sten-
tato questa spiegazione, imposta dalla necessità di eliminare le prove più manifestamente
contrarie alla presunta modernità dell’opera. Nè può non destare altri dubbi il fatto che nella
decorazione del basamento sono commisti elementi d’arte gotica a elementi del Rinascimento:
ciò che lascia facile adito all’ipotesi del restauro, il quale avrebbe, per il basamento, seguito
in parte e in parte alterato l’ornamentazione primitiva. Fu affermato in contrario che ogni
particolare ornamentale appartiene al Rinascimento avanzato; 1 e anche a questo riguardo
è a dire che necessità di tesi abbia imposta l’affermazione, contraddetta dal visibilissimo
eclettismo decorativo.

Ma più strano ancora apparirebbe, quando si ammetta che il monumento sorse ex novo
nel secolo XVI, che esso fosse allora condotto con quella fretta e negligenza che alcune delle
sue parti palesano. Il coperchio dell’urna, il lacunare che unisce all’urna il coperchio stesso,
e le cornici dei bassorilievi sono prodotto dell’arte di scalpellini sgraziati ; e in tutta l’opera
è così manifesta la iustaposizione di parti più antiche e più moderne da far ritenere che
queste ultime siano state poste in opera senza alcuna preoccupazione d’unità e di armonia.
Anche l’effetto di colore dei materiali usati offre contrasti di patine gialle e di bianchezze
stridenti; e sebbene, a prescindere dal restauro, la tomba abbia subito puliture disuguali (così
che si verificano, come vedremo, differenze d’intonazione anche in parti certamente contem-
poranee) non per tanto appare meno evidente la sostituzione di materiali nuovi agli antichi.
Si aggiunga che il basamento non è nemmeno interamente rivestito di marmi; nella grande
scacchiera centrale, interposta fra le nicchie anteriori, le tessere marmoree sono simulate da
calcinaccio dipinto a scacchi. 2

Tutto insomma concorre a determinare spontanea l’impressione che il monumento, piut-
tosto che avere origine moderna, sia stato modernamente oggetto di un restauro, o di un
affrettato rabberciamento, consigliato da necessità, anzi che da un tardo ossequio di nepoti alla
memoria dell’avo. Tale seconda ipotesi trova poi ampia giustificazione, quando si ponga mente
a tutte le trasformazioni che dal xv al xvm secolo ha subito la parte della chiesa ove è
situata la tomba ; 3 e in queste trasformazioni è pure la spiegazione del fatto che un monu-
mento così rilevante e grandioso sorga ora in luogo inadatto e appaia quasi una stonatura,
rispetto all’ambiente che lo circonda. L’ubicazione attuale è sempre, io credo, l’originaria,
ma attorno ad essa si trasformò l’ambiente; si ebbe riguardo a conservare l’opera antica,

1 Martinozzi, op. cit., pag. 5-6.

2 Le tessere marmoree delle scacchiere non sono
tutte bianche o nere, per alcune il nero è simulato da

un marmo verde oscuro. Nella scacchiera centrale an-
teriore sono di marmo soltanto le tre liste estreme in
basso e ai fianchi: nel rimanente il rivestimento è di
calcinaccio dipinto. Le fasce bianche e nere delle

nicchie sono in parecchi pezzi, quali più lunghi e quali
più corti. I pilastrini delle nicchie appaiono più ingial-
liti dei pilastrini della zona inferiore della base.

3 Di queste trasformazioni ha dato larghe notizie
il Malaguzzi nell’articolo già ricordato del Repertorium
fùr Kunstwissenschaft (XX, 1897. pag. 173-193).

L’Arte. Vili, 46.
 
Annotationen