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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 8.1905

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24150#0448

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BIBLIOGRAFIA

395

Un’opera di carattere eminentemente suggestivo,
venuta a conoscenza del pubblico fino da quando il
sullodato critico ebbe ad illustrarlo nei suoi Tesori
d'arte inediti, è quella che viene conservata nel pa-
lazzo dei principi Pallavicini sotto la denominazione
della Donna del levita d’Efraim. Quanti hanno letto
il Rome di Zola, sanno ch’essa seppe scuotere le fibre
del rinomato romanziere, H quale vi riconobbe alla sua
volta una indiscutibile pittura del Botticelli. Lasciando
da parte il quesito della interpretazione da dare se-
condo l’intenzione del suo autore a codesta tragica
figura, interpretazione, se non altro, ingegnosamente
tentata dal Venturi, non possiamo se non deplorare
che anche su codesto dipinto sia passata, come pur
troppo si vede, l’infausta mano di un inabile ristau-
ratore, e fare voti, che i colti proprietari, quando che
sia, vogliano impietosirsi alla loro volta del suo stato
e persuadersi che affidandolo a buone mani potrebbe
tuttora riacquistare il suo primitivo aspetto, da che ci
si presenta come pittura trattata essenzialmente con
solidi e nitidi colori a tempera.1

Quanto alla Leda, di pertinenza di Don Giuseppe
Rospigliosi, che si deve dirne? Lo scrivente non aven-
dola mai veduta non si trova in condizione di sen-
tenziare se sia uno studio pel celebre quadro del Cor-
reggio a Berlino, o una riminiscenza.

Alla rassegna delle raccolte dei principi romani fa
seguito quella di parecchie altre proprietà private. Fra
queste alcune poco o punto conosciute fin qui.

Da attirare l’attenzione degli studiosi di Leonardo
d i Vinci avrebbe ad essere un ritratto di Monna Lisa,
attribuito alla sua scuola, presso il conte Gius Primoli.
È una replica, come dicesi, di un quadro della Gal-
leria imperiale di Pietroburgo, che riproduce in colori
un disegno a matita nera, conservato del museo
Condé. Trattasi, come si sa, di una interpretazione
libera del celebre ritratto del Louvre, dove una figura
analoga è riprodotta come modello di nudo. Intorno
all’esemplare del conte Primoli, ossia intorno al vero
autore, si sarebbero desiderati per parte dei nostri
autori pili precisi ragguagli.

•x- * -*

Accurate ed utili, per quanto non nuove, le descri-
zioni concernenti l’ultima parte del libro, quella vale
a dire che tratta dei palazzi e delle ville; quali il
palazzo reale del Quirinale, Castel Sant’Angelo, la
Cancelleria, il palazzo Costaguti, il Farnese, la Farne-

1 Ci si domanda poi, a dir vero, perchè nella riproduzione del
quadro, questo sia stampato a rovescio.

sina, il palazzo di Firenze, la villa Ludovisi, il palazzo
di Venezia, il palazzo Verospi, la villa di papa Giulio,
la villa Madama.

Nel numero delle ville sarebbe da rammentare
anche la villa Albani, ma poi che essa contiene una
galleria, sotto la rubrica galleria Torlonia, così tiene
il suo posto nella seconda parte. Rispetto alla mede-
sima ci arrestiamo ad un punto solo, vale a dire alla
descrizione di una grande tavola, descrizione che ci
dovrebbe indurre a ritenere storicamente provata la
sua origine da Luca Signorelli, poiché ci viene riferito
che fu allogata a lui durante la sua dimora ad Urbino
da Filippo Albani. Questi vedesi rappresentato anzi
quale devoto ai piedi della Madonna. E nulla meno,
chi abbia sufficiente famigliarità con l’arte del Signo-
relli, vedendo la riproduzione del quadro, inserita nel
testo, non potrà a meno di scuotere la testa e dichia-
rare che codesta non è certamente opera del severo
pittore, il quale in realtà non se ne sarà altrimenti
occupato, ma sarà stato sostituito da altro artefice,
più debole evidentemente.

Se in questa parte pertanto si scopre l’insufficienza
del giudizio critico per parte dei nostri autori, la stessa
si rende non meno sensibile a dir vero nella facilità
con cui ammettono, sull’autorità del def. dott. UH -
mann, l’attribuzione ad Antonio del Pollàjuolo degli
affreschi scoperti nel 1894 nella sala maggiore del pa-
lazzo di Venezia; cose codeste molto troppo grosso-
lane e deboli per poter essere ritenute di mano del
grande fiorentino, il quale al più potrà avere fornito
qualche disegno in proposito.

Come si vede dal sin qui detto, il libro di che ci
siamo occupati saltuariamente, sia per rilevarne i me-
riti, sia per accennare alcune sue pecche, quando
anche non si possa dire esente dal prestare i fianchi
alla critica, ha molte attrattive e troverà indubbiamente
un favore non meno festoso dei volumi precedenti, per
l’accuratezza con la quale sono descritte ed illustrate
in così grande copia le pitture di Roma all’infuori dei
palazzi pontifici, delle chiese e dei conventi. Una ras-
segna più completa di questa, per quanto concerne
l’àmbito indicato, certamente non si vide finora, e se
gli autori per lo più modestamente si nascondono,
ossia si astengono da giudizi loro propri, in compenso
sanno dare rilievo alle opere più importanti con le
citazioni dei più illustri scrittori, che in vario modo
e con diversi intenti le giudicarono ; accompagnandole
spesso con riproduzioni in fototipia che in genere
fanno onore alla loro scelta non meno che all’abilità
di chi seppe fornire gli ottimi esemplari fotografici.

G. Frizzoni.
 
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