UNA RACCOLTA DI XILOGRAFIE CINESI
Quando, sul principio del sec. xvii, cresceva, in Occ idente, la gaia vampa di tutta
un'arte giovanissima, sterminatrice balda d'ogni preesistente sicurezza estetica, in
Oriente la Cina silenziosa, esperta già delle più magiche estasi stilistiche, conosceva, da
tempo parecchio, la malinconia sottile di un continuato decadimento. Così mentre il
barocco gorgogliava di gioia, zampillando fin sulle più insigni memorie del passato, in
Cina si guardava già con amaro desiderio al prestigio non più raggiungibile dei secoli
trascorsi.
Tutto questo è noto; ed è anche noto, a chi appena si sia occupato d'arte cinese,
come una prova di tale stato psicologico possa riscontrarsi nel Kiai tseu yuan houa
tchouan 1 pubblicato nella prima forma verso il 1679 e tradotto in gran parte nel 1917
da Raffaele Petrucci.
Ma parecchi anni prima del Kiai tseu yuan houa tchouan altre opere venivano
divulgate in Cina, testimonio non meno considerevole di una nostalgia invincibile per
l'antica arte.
Ora è appunto una di queste opere, assai poco nota, che brevemente presentiamo.
* * *
Si tratta del Ku shih Ima p'u,2 una estesa raccolta di stampe riproducenti i quadri
dei più celebri pittori cinesi. Ogni artista, a cominciare da Ku K'ai-chih, vi compare in
una sola tavola accompagnata da un fuggevole e ingenuo cenno biografico. In tutto,
l'opera, divisa in quattro fascicoli, comprende 107 stampe; essa è preceduta, nell'edizione
del ibi 5, da due prefazioni, la prima delle quali, del 1603, è dovuta al critico Chu Chili-
fan, di cui si può avere notizia nel Pei wen ch'ai shu ima p'u (lib. 44, fol. 4 recto, lib. 58,
fol 1 verso, dell'ediz. litogr. di Shanghai).
Può essere un elemento importante per la cognizione del criterio estetico a cui la
raccolta venne informata, la conoscenza della proporzione secondo la quale i pittori
vennero distribuiti per ciascuna delle successive epoche.
Informeremo dunque che l'opera comprende un pittore della dinastia Tsin (265-
420); uno della dinastia Sung (420-478); uno della dinastia Liang (502-556); uno della
dinastia Ch'en (557-587): undici della dinastia T'ang (618-906): tre delle cinque dinastie
(907-960); trentuno della dinastia Sung (960-1277); quindici della dinastia Yuan (1277-
1368) e quarantatre della dinastia Ming (1368-1644).
1 Raphaél Petrucci, Encyclopédie de la Peinture
Chittoise (Kiai tseu yuan houa tchouan). « Les ensei-
gnements de la peinture du jardin grand comme un
grain de nioutarde ». Paris, H. Laurens, pp. x, 521
in-40. R. Petrucci, nato a Napoli il 14 ottobre 1872
moriva a Parigi il 17 febbraio 1917. Una sua breve
biografia è data nel Journal Asiatique, mars-avril 1918,
pag. 33S.
2 L'opera Ku shih luta p'u è stata descritta in al-
cune lezioni sulla Storia della pittura cinese, svolte
dal prof. Giovanni Vacca nella Scuola Orientale (Fa-
coltà di Filosofia e Lettere) della R. Università di Roma.
Un esemplare incompleto di quest'opera, compren-
dente i primi tre fascicoli, in due volumi, si trova nella
Bibliotèca Nazionale di Napoli.
Quando, sul principio del sec. xvii, cresceva, in Occ idente, la gaia vampa di tutta
un'arte giovanissima, sterminatrice balda d'ogni preesistente sicurezza estetica, in
Oriente la Cina silenziosa, esperta già delle più magiche estasi stilistiche, conosceva, da
tempo parecchio, la malinconia sottile di un continuato decadimento. Così mentre il
barocco gorgogliava di gioia, zampillando fin sulle più insigni memorie del passato, in
Cina si guardava già con amaro desiderio al prestigio non più raggiungibile dei secoli
trascorsi.
Tutto questo è noto; ed è anche noto, a chi appena si sia occupato d'arte cinese,
come una prova di tale stato psicologico possa riscontrarsi nel Kiai tseu yuan houa
tchouan 1 pubblicato nella prima forma verso il 1679 e tradotto in gran parte nel 1917
da Raffaele Petrucci.
Ma parecchi anni prima del Kiai tseu yuan houa tchouan altre opere venivano
divulgate in Cina, testimonio non meno considerevole di una nostalgia invincibile per
l'antica arte.
Ora è appunto una di queste opere, assai poco nota, che brevemente presentiamo.
* * *
Si tratta del Ku shih Ima p'u,2 una estesa raccolta di stampe riproducenti i quadri
dei più celebri pittori cinesi. Ogni artista, a cominciare da Ku K'ai-chih, vi compare in
una sola tavola accompagnata da un fuggevole e ingenuo cenno biografico. In tutto,
l'opera, divisa in quattro fascicoli, comprende 107 stampe; essa è preceduta, nell'edizione
del ibi 5, da due prefazioni, la prima delle quali, del 1603, è dovuta al critico Chu Chili-
fan, di cui si può avere notizia nel Pei wen ch'ai shu ima p'u (lib. 44, fol. 4 recto, lib. 58,
fol 1 verso, dell'ediz. litogr. di Shanghai).
Può essere un elemento importante per la cognizione del criterio estetico a cui la
raccolta venne informata, la conoscenza della proporzione secondo la quale i pittori
vennero distribuiti per ciascuna delle successive epoche.
Informeremo dunque che l'opera comprende un pittore della dinastia Tsin (265-
420); uno della dinastia Sung (420-478); uno della dinastia Liang (502-556); uno della
dinastia Ch'en (557-587): undici della dinastia T'ang (618-906): tre delle cinque dinastie
(907-960); trentuno della dinastia Sung (960-1277); quindici della dinastia Yuan (1277-
1368) e quarantatre della dinastia Ming (1368-1644).
1 Raphaél Petrucci, Encyclopédie de la Peinture
Chittoise (Kiai tseu yuan houa tchouan). « Les ensei-
gnements de la peinture du jardin grand comme un
grain de nioutarde ». Paris, H. Laurens, pp. x, 521
in-40. R. Petrucci, nato a Napoli il 14 ottobre 1872
moriva a Parigi il 17 febbraio 1917. Una sua breve
biografia è data nel Journal Asiatique, mars-avril 1918,
pag. 33S.
2 L'opera Ku shih luta p'u è stata descritta in al-
cune lezioni sulla Storia della pittura cinese, svolte
dal prof. Giovanni Vacca nella Scuola Orientale (Fa-
coltà di Filosofia e Lettere) della R. Università di Roma.
Un esemplare incompleto di quest'opera, compren-
dente i primi tre fascicoli, in due volumi, si trova nella
Bibliotèca Nazionale di Napoli.