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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: Per Antonello da Messina
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0099

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PER ANTONELLO DA MESSINA

Alla breve serie delle pitture di Antonello, il signor Achillito Chiesa di Milano,
collezionista degno d'onore per l'intelletto d'arte con cui compone la sua magnifica
raccolta, ha avuto la rara fortuna di aggiungere un ritratto (fig. i) appartenente al
periodo in cui il rigore della forma geometrica creata dal Messinese raggiunge la sua più
alta espressione, mentre, scomparsa ogni traccia di influsso fiammingo, le sue immagini
tornite, pur nella impassibile staticità costruttiva della posa, spirano ardente vita italica.

Un subito chiarore illumina, come la Vergine lettrice di Palermo, la testa siciliana
del monaco che regge sulla mano invisibile una chiesetta votiva; la cornice taglia la
figura a metà del busto, secondo lo schema tipico dei ritratti antonelliani; la testa,
non presentata leggermente di scorcio come nel Condottiero del Louvre o nel Vecchio di
casa Trivulzio, mantiene la forma cilindrica che ha nei ritratti di Londra e di Berlino,
ma il rafforzato e quasi violento partito di luce e d'ombra, nuovo e potente mezzo di
definizione plastica, l'assimila al ritratto del Condottièro, e dà la certezza che l'opera
è del primo tempo veneto, del tempo in cui il Messinese creava, modello a Venezia, la
perduta pala di San Cassiano.

Nelle opere anteriori, riflessi e penombre cadono sulle carni con trasparenze ala-
bastrine, e la forma, svoltando, rimane liscia per blandi e tenui passaggi di chiaro-
scuro; qui, invece, l'ombra intensa corrode i margini delle guance, s'affonda nel cavo
delle tempie, nei solchi del volto, esaltando la vita della forma, commentando la fine
spiritualità del tipo, come, nel ritratto del Louvre, la ferrea e crudele tempra del Con-
dottiero.

Una calda ombra avvolge la cappa, che ripete, nelle grevi pieghe, lo schema cilin-
drico prediletto ad Antonello, e una molle penombra di velluto la chiesa: la luce radente
di sbieco la monumentale immagine sfolgora sul collo marmoreo, sul nobilissimo volto
pensoso, accentuando la plastica modellatura d'ogni particolare: le palpebre tese, le nari
e il lobo dell'orecchio .irrotondati, l'arco delle folte sopracciglia, i rilievi delle labbra
arcuate, simili a quelle della Vergine di Palermo nelle sinuose curve, come nella tipica
piega agli angoli, che comunica alla vellutata bocca acuta sensitività. E l'incomparabile
nobiltà del tipo, l'attrazione magnetica del iento sguardo febbrile, la vampa siciliana che
più ardente si sprigiona (pianto più contenuta dall'immobilità statuaria della posa, con-
feriscono all'adamantina forma architettata dal massimo tra i nostri pittori plastici del
Quattrocento, una potenza di suggestione ignota alle sue prime opere. L'appassionata
anima delle creature di Tiziano, l'ardore delle sue rosse luci, già sfolgorano in quest'opera
creata a Venezia verso il 1475 dal grande Siciliano.

* ♦ *

Insieme con questo capolavoro, presentiamo ai lettori, in una riproduzione che
purtroppo altera i gradi del chiaroscuro, togliendo all'opera molto della sua bellezza, un
disegno elencato, nella raccolta dell'Albertina a Vienna, col nome di Marescalco (fig. 2).
È l'unico disegno autentico di Antonello, e rappresenta l'arte del grande Messinese nel
 
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