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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 4
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Moschini, Vittorio: Le architetture di Pietro da Cortona
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0217

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LE ARCHITETTURE DI PIETRO DA CORTONA

Per chi si volga a studiare lo siile e il significato
storico delle architetture di Pietro da Cortona la
cosa appare dapprima abbastanza complicata: e
questo particolarmente qualora si tenda a con-
siderare il Cortona puramente c semplicemente
come uno dei grandi maestri del barocco, come
un creatore di deliri fantastici, di tumulti com-
positivi.

Un artista — si potrebbe d ie — che si manifestò
con tanto calore, con tanta carnosa ridondanza,
con un fare così scenografico ed esuberante come
nella stupenda màcchina di forme e di colori ch'egli
architettò nella volta di Palazzo Barberini è vera-
niente uno dei più caratteristici barocchi.

Ma quando nel seguire lo svolgimento della sua
arte, ci troviamo di fronte alle sue opere più
avanzate, ci appaiono forme ed espressioni che
vengono a turbare quanto avevamo prima pensato,
che ci mostrano quanto sia semplicistica quella
nostra definizione antecedente.

Se vorremo ora provarci a fare qualche osscr-
vazione sulle architetture di Pietro da Cortona
non potremo fare a meno di ripensare, sia pure
di scorcio, quelle singole opere nelle quali lo stile
del maestio s'incarnò.

Non siamo qui a considerar tali opere quasi
unità perfettamente scisse e delimitate nella loro
compiutezza, bensì esse ci appaiono quali momenti
di una stessa anima che si diversifica nel suo con-
cretarsi pur serbando quel nesso che collega le
sue opere e fa ch'ella sia pur sempre Lei.

Ora fin dalla sua prima opera di architettura,
l'arte di Pietro da Cortona ci appare come avente
in sé (pici caratteri che poi m manifesteranno con
profonde espressioni. In quella villa detta del l'i-
gneto che il maestro architettò intorno al 1625-30
per i suoi protettoli, i signori Sacchetti, fuori di
porta Angelica, apparivano, per quanto ne sap-
piamo dalle stampe rimasteci, motivi di più sorta.
Com'è not<> un grande nicchione. cèrto ispirato
dallo studio di quello del Belvedere, formava quasi
il culmine di tutta la composizione architettonica
della villa aprendosi nel centro del palazzotto
per l'altezza di due dei tre ordini dei quali que-
sto era formato. Le alidi portici che si stendevano
aprendosi con forte incurvatura ai lati dell'edi

ficio, lo spiazzato che convesso si protendeva in-
nanzi alla villa, le scalinate e le rampe che mol-
teplici univano il piano del palazzo a quello ilei
giardino inferiore, le fontane e le vasche che ren-
devano l'insieme n delizioso per scherzi d'acque »
erano tu ; ti elementi per spaz'are e colorire la
composizione con senso vivace del pittoresco.
D'altra parte l'insieme era alquanto composto e
armonizzato, le curve si completavano, i movi-
menti si bilanciavano con sapienza grandissima.
Vedremo in seguito quale importanza abbia
tutto ciò.

Non è qui il caso di trattare la questione rela-
tiva a quanto il Cortona abbia contribuito alla
costruzione di palazzo Barberini e circa quanto vi
sia di vero nelle parole di Luca Berrettini e nep-
pure c; si può trattenere sulla scenografia o archi-
tettura posticcia che il maestro eresse ne) 1633 in
S. Lorenzo in Damasó, accomodando la Ghiesa
« ...in forma di teatro con colonnate, nicchie et
statue de santi dorate con altri hornamenti, rappre-
sentandosi all'aitar maggiore raggi ili sole, in mezzo
de' quali era posto il Santissimo Sacramento
sostenuto da due grandissimi angeli... » o sul
modello di altare per la chiesa di San Giovanni
dei Fiorentini, che il Pollai; ci rese noto insieme
alla scenografia precedente (Kunstchronik, N.
XXIII, 1912).

Veniamo ad indugiarci invece sulla prima grande
architettura del Berrettini: la chiesa dei SS, Luca
e Martina (1634-16)0 e). Grande è il significato
di questa opera che tutti ben Conoscono, nella
sua complessa unità, nel valore al quale giunse in
essa l'espressione del maestro. Già dall'esterno ap-
pare il bello ed armonioso stile del Cortona, nella
facciata e nella cupola(fig. 1), sebbene un po' grevi d
masse. Serrato e contenuto agli estremi da due zone
rettilinee, rilevate di stese paraste nei due ordini
che le compongono, s'inarca il corpo centrale del
prospetto, curva onda di pietra, che ancor più ac-
centua il sin 1 significato plastico nella protesa dille
mezze colonne nel primo ordine, nell'aggetto più
netto e staccato dei mezzi pilastri del secondo or-
dine. L'artista si compiacque (piasi in quel movi-
mento di onda che gli reca le masse dalle zone del-
l'ombra alla luce. Fece uso di decorazioni
 
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