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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: Andrea del Castagno a Venezia
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ANDREA DEL CASTAGNO A VENEZIA

Non so so per ragionevolezza logica o per felice
fantasia, Knrico Thode, in un breve studio pub-
blicato nel 180.8 a Vienna in onore di Otto Hendorf,
affacciava l'ipotesi molto suggestiva che Andrea
del Castagne fosse stato a Venezia. Ciò ne avrebbe
spiegata l'assenza da Firenze intorno al 1440 e la
tarda immatricolazione nell'arte dei medici e spe-
ziali (era nato nel 1410 e), a cui tutti i pittori
dovevano iscriversi, avvenuta per Andrea sel-
larlo il 30 maggio 1445. Lo avrebbe provato il
musaico della Morie ili Mano nella cappella dei
diascoli in S. Marco. Ma dopo la ben più ragione-
vole opinione di Adolfo Venturi, che in quel lavoro
riconosceva l'opera giovanile del Mantegna, la lu-
minosa ma incerta opinione era tramontata nelle
troppe dubbiezze della sua origine.

La scienza non è la fede.

Che ponderati studiosi potessero aver ricono-
sciuto in una stessa opera ora l'uno, ora l'altro
pittore non aveva nemmeno suggerito l'opinione
che un ravvicinamento fra i due maestri dovesse
esservi pur stato e di notevole e chiara efficacia
1 pittori imparano dai pittori, e nemmeno la lunga
dimora a Padova del grandissimo Donatello può
spiegare l'origine dello stile statuino di Andrea
Mantegna.

Rimangono Paole Uccello e Filippo Cippi; ma
le loro influenze si erano esaurite in una generazione
antecedente alla mantegnesca e in artisti mediocri
è poco progressivi. Dirò anzi meglio che del viaggio
a Padova di Paolo Uccello, testimoniato un tempo
dai giganti affrescati a chiaroscuro nell'atrio di
palazzo Vitaliani non si saprebbe indicare se non
una traccia molto generica, a meno non derivi
da lui, come sospetto, oltre che da Piero della
Francesca, la conversione di Hono da Ferrara dal
gotico Pisancllo alle forme della rinascenza.

Di Filippo Cippi le influenze sono state scorte
in An uino da Forlì, che aveva collaborato con
lui nei freschi della cappella del Podestà, ma la
diretta discendenza da queste maniere non aveva
ancora trovato un esempio così tipico come quello
che gli studiosi potrebbero trarre dà una bella
Madonna veneto-toscana in una raccolta privata

Veneziana, che deve riprodurre quasi alla lettera un
esemplare perduto del frate gioioso. Veneta nel-
l'incertezza del segno e nell'incapacità (li dare
rilievo alla figura, ansuinesca ne] bianco delle
caini e nella caratteristica degli occhi spiritati
del Bimbo Gesù; toscana nell'invenzione, nella
intensità dell'abbraccio materno, nella signori-
lità della linea e nella fisionomia del paesaggio.

Ma quale novità di fioritura avrebbe dovuto
fomentate la linfa eroica di Masaccio, librata at-
traverso le rudi vene di Andrea de] Castagno, nel
suolo gotico dell'arte veneta, allietata dal sorgente
genio del Mantegna, se le animule di Bono e di
Ansuino si erano potute accendere alla fiamma
di Paolo e del Cippi!

Come del resto spiegarsi l'opera eccezionale del
Mantegna., dopo che la leggenda dello Squarcione
maestro è sfumata come ingiusto e vanissimo mito?

Spiegarsi in qualche mode, perchè la profondità
di un fenomeno geniale, com'è quello del pado-
vano non si chiarisce nemmeno con l'intervento
artistico del Castagno, tanto è singolare la pianta
che sorge dall'incontro di due tendenze antitetiche,
quali sono quelle dell'arte fiorentina, dal segno
tagliente e costruttivo, e dell'arte gotica, che con
il segno giuoca e scherza in danze affascinanti

1-". ionie una cascata di acque furenti che nel pre-
cipitarsi dalle rupi paurose, per un subito feroce
vento glaciale si rapprenda, con tanta istantaneità
(la serbare nella sua massa immota l'apparenza
di quell'impeto che sino a poco prima l'aveva
fatta traboccare precipitosa.

< (ccorreva però la prov a di questo innesto ecce-
zionale; una specie di prova di S. l'omaso, chiara
e definitiva, ed è questa elle infeudo dare ai lettori

de L'Afte e alla gloria di Andrea del Castagno.

* * *

Passiamo dalla Cappella dei Mascoli ad una
meno esplorata e sfarzosa nella chiesa di S. Zac-
caria: quella di S. Tarasio, che non facendo parte
della costruzione di Mauro Coducci sfugge ai più,
ad onta della sua eleganza gotico-fiammeggiante,
l'iù clic di una cappella si tratta di una chiesa a
 
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