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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 4
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Calosso, Achille Bertini: Il classicismo di Gian Lorenzo Bernini e l'arte francese
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0269

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Il Classicismo di Gian Lorenzo Bernini
e l'Arte Francese*

L'augurio, rivolto da papa Paolo V al Bernini fanciullo decenne, di poter dive-
rtire il Michelangelo del suo secolo, dovette certamente sembrar tale che il giudizio vi
fosse vinto dalla benevolenza: eppure quindici anni dopo, ascendendo al pontificato,
Urbano V! 11 a ragione si diceva fortunato di aver presso di sè l'artista che gli avrebbe
permesso di realizzare la generosa ambizione d'imprimere un'alta e caratteristica im-
pronta ai monumenti romani della sua età; eppure noi oggi, sopito l'entusiasmo dei
contemporanei per quello che parve miracolo nuovissimo, e vinta l'avversione insin-
cera più tardi determinata da pregiudizi estetici, dobbiamo ancora — con giudizio
ormai definitivo — ricorrere all'altissimo paragone di Michelangelo se vogliamo avere la
norma c lic ci permetta di misurare la grandezza, sia pure notevolmente minore, di Gian
Lorenzo Bernini. Adolfo Venturi ha sentito ed ha significato esattamente come in questo
confluisca tutta la grande tradizione romana, sì che egli continua appunto il sogno di
Michelangelo.

Ben più intimamente che nelle biografie del Baldinucci e del figlio Domenico,
l'anima del Bernini ci appare nel mirabile Diario scritto da Paul Fréart de Chantelou:
l'intelligente gentiluomo francese — posto da re Luigi XIV a disposizione dell'artista du-
rante il soggiorno di questo a Parigi annotò con diligenza ed acume ogni particolare
della vita fatta in comune dal z giugno al -io ottobre 1665, e pose una cura particolare nel
tramandarci giudizi e sentenze, per modo che noi siamo compiutamente illuminati sulla
formazione artistica, sui gusti, sulle tendenze, sulle aspirazioni ideali, sulle convinzioni
pedagogiche del sommo nostro seicentista. Vivace ed interessante, arguto e talora anche
malizioso, lo scritto dello Chantelou ci pone vivo dinanzi il quadro della fastosa ed at-
traente gente di corte, della società più colta e più gaia di Parigi, ma in mezzo a questa
lolla di dignitari, di guerrieri, di prelati, di diplomatici, di dame, di artisti, e al disopra
del Re Sole e delle due redine, primeggia — (piale di vero protagonista — la figura del
Bernini, soprattutto perchè ci viene mostrata non solo nei suoi contorni esteriori, ma,
con felice intuito, se ne penetra a fondo l'anima. Ebbene, questo Bernini intimo ci si
presenta come turbato costantemente dal ricordo di Michelangelo, il cui esempio terri-
bile doveva ogni giorno incitarlo all'ardua meta da raggiungere.

La grandezza austera e inaccessibili' di Michelangelo il Bernini mostra di compren-
dere perfettamente. Infatti sentenzia che, mentre alcune opere d'arte a tutta prima piac-
ciono molto e poi in seguito sempre meno, perchè hanno solo attrattive naturali per cui
carezzano gli occhi ma non soddisfano lo spirito, altre opere invece, prive di tali attrattive,
sembrano rudi a tutta prima e poi a poco a poco conquistano in modo decisivo per la
sapienza profonda del loro autore: come esempi cita rispettivamente il Baroccio e Mi-
chelangelo.

* Comunicazione al Congrès d'Hisloire de l'Art in Parigi, sez. II-B, seduta antimeridiana di mar-
tedì ly settembre 1921.

L'Art». XXIV, 31.
 
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