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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 2
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La Ferla, Clelia: Saggio sull'abbigliamento femminile del Trecento
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SAGGIO SULL' ABBIGLI AM USTO FEMMINILE DEL TRECENTO

59

l'abito sotto il seno: era questo l'ornamento più
ami) to che, quasi sempre bellissimo, costituiva
la nota caratteristica dell'eleganza e della ricchezza;
per gli scheggiali anche le leggi suntuarie sem-
brano avere qualche indulgenza e si limitano a
moderarne l'eccessivo valore. Della cintura testi-
monia Dante che tale ne era. già ai suoi tempi,
il bagliore e la bellezza ch'essa era a veder p!ù
che la persona ».'

Il Boccaccio poi. racconta come la Belcolore im-
plori dal prete che le dia di che pagare l'usuraio,
per riavere il suo « scheggiale dei dì delle feste »;
esso doveva avere dunque un notevole valore
se veniva accettato come pegno! E soggiungeva la
Belcolore: quello che io recai a inalilo che ve

dete che non ci posso andare a santo nè in niun
buon luogo, perchè io non l'ho >- il che dimostra
che la cintura costituiva un particolare cosi impor-
tante nell'abbigliamento, che la vanità e l'eleganza
non lo potevano trascurare a nessun costo, a tal
punto che le donne preferivano rimanere chiuse
in casa senza prender parte alle feste o alle riunioni,
pur di non subire una simile umiliazione (fig. 2).

Dell'indulgenza delle leggi suntuarie per questo
ornamento, testimoniano lo statuto emanato da
Carlo I d'Angiò nel 1272, che voleva : « quod nulla
zona argentea dominarmi!, cum auro et argento
excedat po idus octo unciarum de marco », ossia
dimostrava una longanimità considerevole, e hi
riforma di Perugia, che nel 1318 permetteva alle
donne di portare: «scagiale d'oro overo d'ariento, a
tanto che non passe la somma 30 libbre di denare »;
mane! 1342 soggiungeva: » Ke sia licito a ciascu 0
volente portare a pecto overo maniche, pectorclla,
boctone cnaurate oveio argentate e centure come
a loro parrà », permesso in cui si vede quasi una di-
sperata rassegnazione di fronte al tira' nico volere
della moda!

V'erano cinture di bellezza fantastica: di seta
bianca con buccula et mordenti et apponta-
torio de argento dcaurato». come quella che por-
tasi! la regina di Puglia, sulla fine del 200; ) d'oro
figurate a lioni ed aquile di bianco e di rosso »•
come quella di Amedeo VI di Savoia; * d'argento
dorato con perle e gemme, secondo l'arte parigina;
« di seta verde con roselline di perle o d'oro », come
quella di Eleonora, sposarli Federico Illdi Sicilia.5

Le cintole non erano a volte che un semplice
ornamento, a volte valevano a sostenere la borsa e

1 Paradiso, XV, V, ITO.

1 Decamerone, Giornata S», Nov. 2».

• 3 Del Giudice, op. cit. p. 274.

• Cibkakio, Dell'economia politica nel Medio Evo, voi. 3°,

d. I34.

5 Del Giudice, p. 263.

allo a venivano allacciate sopra i fianchi, invece
che sotto il seno, altre volte ancora avevano l'uf-
ficio di sollevare le vesti troppo lunghe, che si
raccoglievano intorno alla cintura in funzione di
semplice laccio, ricoprendola nel loro rigonfiarsi.

Questa foggia, comodissima, per chi dovesse
accudire alle faccende domestiche, era molto in
uso presso le popolane 1 (fig. 3).

Manie/lo. Sopì a la cotta si stendeva quasi sem-
pre il manto, che era ampio, lungo sino a terra, per

Fig. 2 - ( dotto. Padova, Cappella degli Scrovegni.
(Fot. Alinari).

lo più in tinta unita, per quanto vivace ma fode-
rato di seta di vario colore, in estate, di vaio o di
ermellino, in inverno (tìgg 4 e 5).

Così la regina di Puglia indossava, per la sua in-
coronazione, un mantello di velluto rosso, foderato
di bordure di vaio, con bande di damasco ai due
lati, aperto sino ai piedi, ornato di smeraldi,2 ed
Eleonora, sposa di Federico III, aveva un mantello
di sciamito bianco foderato di ermellino e rica-
mato con perle e gemme, uno di sciamito rosso fo-

1 Siena: Musco dell'Opera: Formella di Duccio di Bonin-
segna, Firenze, Santa Croce, Cappella Baronrelli (Taddeo
Caddi).

- Del Giudice, op. cit., p. 274.
 
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