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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 2
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La Ferla, Clelia: Saggio sull'abbigliamento femminile del Trecento
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62

CLELIA LA FERLA

Bellissime, ghirlande di rose e d'altri fiori recano
sulle belle trecce copiose, le eleganti donzelle di-
pinte da Ambrogio Lorenzetti 1 (fig. 7).

Oltre che di fiori freschi, le ghirlande potevano
essere di metallo lavorato a sbalzo, di nastri vi-
vaci, di fulgide gemme, quasi sempre in armonia
con gli abiti.

Cosi le belle figure slanciate ed eleganti che
Pietro Lorenzetti dipinse, recano vesti rosse o

Fig. 7 — Ambrogio Lorenzetti.
Siena, Palazzo pubblico. (Fot. Anderson).

azzurrine, a ricami d'oro, sono cinte alla vita da
nastri neri, ornati d'oro, hanno ghirlande di
nastri rossi e aurei intrecciati, sui biondi capelli.

Era tanta l'ambizione per queste ghirlande che
la povera gente se ne faceva di carta colorata, di
vetro e persino con occhi di pesce e con madre-
perla.2

L'uso di esse era antichissimo, ma la loro son-
tuosità e il loro valore aumentavano col crescere
del lusso, in.modo straordinario, tanto che le leggi

' Siena, Palazzo Pubblico: Sala della Pace (1337).
3 Beato Dominici, Trattato di cura Jamigliarc, p. 13

suntuarie dovettero farne oggetto di severa con-
siderazione: la costituzione di Carlo Martello ini -
poneva, nel 1290, che chiunque volesse portare il
frontale d'oro o di perle lo portasse solo a capo sco-
perto, in modo che se ne potesse facilmente con-
trollare il valore; la legge di Federico Ili permet-
teva in Sicilia, nel 1308, solo alle mogli dei cavalieri,
di portare ghirlande d'oro con gemme e perle,
purché non superassero la larghezza di due dita e
non avessero piume.

La più severa riforma di Perugia, emanata ne]
1342,1 proibiva alle donne di portare in capo co-
rone di qualsiasi specie, forma e materia compre-
savi la seta e più tardi, nel 1366, ancora a Perugia,
si permetteva di portare frontali (ornamenti che,
come dice la parola, si arrestavano alle tempie) di
perle, lacci, nastri, in qualunque modo e di qua-
lunque materia, purché non assumessero forma di
corona e non superassero il valore di otto fiorini
d'oro, senza il computo dei veli, soggiunge la
legge2 (fig. 8).

Molto ammirate erano le trereere o ter/aiuole,
così dette perchè si componevano di 300 perle or-
dinate in tre file e il Belgrano parla di ghirlande
intrecciate di perle e di piume di pavone; i bellis-
sime fra tutte, poi, ciano le ghirlande di Maria di
Borbone, l'ima a undici, l'altra a tredici fioroni, con
ismeraldi. balasci, zaffiri e perle.■» Nel 1326 il duca di
Atene, a priego delle donne di Firenze e della du-
chessa, sua. moglie, ordinò che si rendesse: alle
dette dame uno loro spee'alec disonesto ornamento
di trecce grosse di seta gialla et bianca, le quali
portavano in luogo di trecce di capelli dinanzi al
viso... e il disordinato appetito delle donne », ter-
mina, con amarezza,il cronista e vinse la ragione e
il senno degli uomini Nè basta, chè il disordi-
nato appetito crebbe, come sempre, trovando di
che saziarsi, nel croscine smisurato del lusso, a tal
punto che: « essendo le donne trascorse a soperchi
ornamenti di corone e ghirlande d'oro e d'argento
e di perle e di pietra prc7Ìose e reti intrecciate di
perle, di grande coste » fu tolta loro qualsiasi ghir-
landa o corona «eziandio di carta dipinta e rete
e treccerà di nulla specie ."

Veli. Il fulgore dei capelli biondi e delle ghirlande
veniva sempre addolcito dai bianchi veli, che tut-
tavia, molte volte, erano trapunti d'oro pur essi,
come sì vedi- nella Madonna del Latte di Ambrogio

1 Fa smetti, p. 165, in Memoria della li. Accademia itile
Scienze di Torino, serie 2a, voi. 38, anno 1888.

2 Fabretti, op. cit., p. 168.

3 Belgrano, Della vita privata dei Genovesi, p. 175.

4 ClBRARIO, op. cit., voi 3°, p. «23.

3 Villani Giovanni, Cronaca fiorentina, p. 176.
'* Villani, op. cit., p. 2o\.
 
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