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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 2
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Lopresti, Lucia: Pietro Testa, incisore e pittore, [2]
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So

LUCIA LOPRESTI

folgoranti pennellate rapprese, degne di un vero
disperato della pittura.

E tuttavia quali prelibate dolcezze veneziane
gioiellano ancora la Strage degli innocenti (fig. 13)
a Palazzo Spada! Il colorista non si è del tutto
obliato se ha reso con tanta grazia la madreper-
lacea iride del gradino marmoreo; se lo ha mac-
chiato di così dolce sangue insieme alla spada
veloce del manigoldo. (11 Mola suggeriva lo scor-
cio piatto tra spalla, capo e braccio, già sperimcn-

ritorti. Ora la scena mitologica passando sotto
il pennello, perde ogni carattere di stile .Testa,
incitando vieppiù al movimento i suoi pigri stagni
cromatici, par quasi giungere alla caricatura degli
esempi coitoneschi. I guerrieri digrignano i denti,
i panni e le chiome degli elmi; il sacerdote si ar-
rovella come un gattono lungamente seviziato;
Diana infine, impastricciatasi alla lesta di bel-
letto, per correre a salvare Ifigenia, cerca col suo
atteggiamento ortopedico di far lampeggiare le

Fig. 16 — P, Testa: Allegoria. Lincei.

tato nell'Angelo liberatore di S. Pietro alla Bor-
ghese?). Perfino le solite violenze di luce artefatta
trovano una formula felice posando sui ghiacci di
questo cuspidato panno azzurro o scompigliando
l'ineffabile ronzio del paesaggio temporalesco,
a metà quadro.

Ma il lacerante dissidio tra colore e movimento
si accentua nel Sacrificio di Ifigenia (fig. 14) ri-
petuto in istampa alla Corsini. Nell'incisione
(fig. 15) i corpi e le fronde prendono un sottile
andamento flammeo: i panneggi si frammentano
in mille triturate pieghe cartacee. Le nubi cre-
pitano fra i contorni tesi, sopra le galee greche
dalle elastiche prore arricciolate, mentre il fusi-
forme gruppo dei due eroi lontani si aggomitola
elegantissimo tra gli apprestati drappi, mille volte

pieghe delle sua vesticciola; destando nei riguar-
danti, alquanta compassione.

Eppure anche qui, certi pezzetti di colore, certe
trepide ricercatezze tonali, spengono il riso. Il
fanciullo assistente, volto a mirare, in ginocchio
l'apparizione della dea, ha un camicetto diaccio
in cui il pennello creò deliziosi specchi di chiarità
argentea; e il manto roseo del guerriero, voltato
di schiena nell'angolo destro della tela, avrebbe
la trama di una seta veneta, se una forzata tra-
sformazione luministica non ne annullasse il si-
gnificato pittorico, uccidendone i valori d'ombra.

È così che il Lucchese amante del bel colore,
fremente di capacità lineari, accecato forse da
qualche personale manipolazione teorica, recita,
per conto proprio, la tragedia del '600 veneziano.
 
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