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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: Andrea del Castagno a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0117

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ANDREA DEL CASTAGNO .1 VENEZIA

89

simili esempi l'occhio ben aperto del Mantenni!
si sia fissato per imparare e per ispirarsi.

« Chi varda Cartelo no magna Vedelo ». Ma ora
che il vitello l'abbiamo mangiato e ci è sembrato
ottimo guardiamo anche il cartello, di contro
all'altre noto finora con la data: MCCCCXLII.
M. AGUSTI. Vi leggiamo a grandi caratteri la-
lini: ANDREAS DE FLORENTIA; nome che
non è però valso a salvare i freschi dalla troppo
lunga e ingiusta dimenticanza.

* * *

Ed eccoci dopo il vero e grande Castagno la
sua ombra. Xella stessa scritta, al disotto del
nome di Andrea, se ne legge un altro: quello di
un ■ Francescus de Faventir. . ignoto artista che
Corrado Ricci propone di identificare col Faentino
Francesco di Maestro Pietro Fusaro, ricordato in
un documento del i(ì luglio 1448 e come già morto
in un altro del 17 novembre 1453. Di sue opere
nulla si sapeva, ed è quindi interessante ricono-
scerlo nelle pitture del sottarco, ove sono raffi-
gurati i piofeti entro ghirlande sorrette da sgam-
bettanti angioletti, sopra uno sfonde, di quel
marmo mischio che Andrea usò dietro qualcuno
dei suoi uomini illustri della villa Pandolfini.

Ma di Andrea non sono quelle caricature della
sua arte: quei putti legnosi c male articolati,
dagli occhi a fior di testa, e quei profeti stralunati
e irosi dalle mani cerne artigli, con lunghi solchi

sul dorsi . come se [ossero composte di sole dita
(fig. *)■

La loro importanza non consiste che nella fe-
deltà agli schemi del maestro, di cui riflettono la
forza, e nella testimonianza che offrono di un pit-
tore che gli dovette essere seguace e compagno.
Niente d'improbabile che la sua maniera modesta
si possa in seguito riconoscere in altri dipinti, col-
legati al lare del grande fiorentino; ma qui, ac-
canto all'opera vera di Andrea, il lavoro del faen-
tino sta solo a dimostrare come in arte ci sia non
più d'un passo dalla vita alla morie, così che in
un complesso tanto rovinoso come quello di S. Zac-
caria non vi può essere titubanza nel distinguere
quanto spelta al maestro da quanto conviene al
discepolo e nel riconoscere che anche l'imitazione
di opere grandi, appunto perchè imitazione, non
conduce a risultati soddisfacenti e degni.

(1. J-iocco.

MOTA. I>i questa scoperta lio dato breve notizia no!
Marzocco del 28 marzo [920, in seguito alla quale ne fecero
conno Corrado Ricci in Rasségna d'Arte, i<)-o, fase. Y
(bibliografia) e 1). von Hadeln nella Kunstkronich e ne trasse
materia di un generoso articolo in La Renaissance (dicem
lire 1920) André Maurel, a cui debbo molti ringraziamenti.

Ne ha fallo infine parola l'ing. !•". Follati, il valoroso re
stauratore (lolla cappella di S. Tarasio, in Aite Crislianii,
tua senza protoso crìtiche.

L'Arte. XXIV, 12.
 
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