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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 3
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Labò, Mario: Studi di architettura genovese: Palazzo Rosso
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0172

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144

MARIO LABÒ

sua ossatura non sono che i dadi grossi e semplici,
correnti al livello dei piani nobili, e il bugnato che
rileva dalla base al cornicione tutti gli spigoli,

Fig. 5 — Finestra del Palazzo D'Oria Tursi.

quelli estremi e quelli delle riseghe, esattamente
come nel Palazzo dell'l'niyersità.

In Palazzo Tursi abbiamo tra le finestre maschi
fortissimi, larghi quasi il doppio delle finestre.
In Palazzo Rosso la superficie forata soverchia la
piena. La frequenza delle aperture ci richiama a
Palazzo Durazzo ora Reale, ci richiama a tutti i
palazzi del Seicento, nei quali le sale erano [pina-
coteche, non mai illuminate abbastanza.

Eppure, io son persuaso che proprio il con-
fronto tra le finestre, abbia giuocato a tanti la
gherminella di far loro attribuire Palazzo Rosso a
Rocco Lurago.

C'è invero fra esse una certa somiglianza gros-
solana. Sull'architrave, sia delle finestre al piano

terreno di Palazzo Tursi, (fig 5 che di quelle al piano
nobile di Palazzo Rosso, (fig. 6) appaiono tra ornati,
e sopra una triplice serraglia, musi animaleschi. Ma
la somiglianza è tutta qui. La funzione architet-
tonica, sia della triplice serraglia che dei masche-
roni, è affatto diversa; le proporzioni del vano
non hanno niente in comune. Circa un quadrato
e mezzo è la luce della finestra di Palazzo Tursi,
quasi tre quella di Palazzo Rosso. 11 confronto
mette dunque in luce antitesi, non analogie.

Ed ancora una volta dobbiamo ricorrere al-
l'opera di Bartolomeo Bianco. Se paragoneremo
le finestre di Palazzo Rosso a quelle dell'Univer-
sità (fig. 7), troveremo davvero le stesse proporzioni

Fig. 6 — Finestra di Palazzo Rosso.

allungate, gli stessi leoni rampanti che addentano
la triplice serraglia, e questa scendere in entrambe
fin sotto l'architrave; e la cornice a bugne inter-
 
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