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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 4
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Moschini, Vittorio: Le architetture di Pietro da Cortona
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0221

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LE ARCHITETTURE DI PIETRO DA CORTONA

fi.;

Illuso or più dolcemente composte, tra stupefa-
cenze (li luce e di colore, non potevano nascere che
da un intimo senso architettonico. Ripensiamo
alle architetture «li stacco che con vivacissimo ri-
lievo incorniciano le volte di talune sale di Pitti,
specie quelle «li Venere e di Giove, variate da me-
daglioni, da putti, da conchiglie, da festoni di
fronde e (li frutti, con baleni di luce nella profu-
sione degli ori, ed intimi nessi che le collegano al
trionfo di colori caldi e chiari, alla vivacità com-
positiva degli affreschi. Come non vorremmo
pensare a quanto di architettura v'è in tali ac-
corai decorativi? Ed anche la grazia, elegante
con cui il maestro cortonese spartì le scene nella
galleria pamphiliana, curvando i corni delle ca-
riatidi a regger gli ovali inquadrati di fronde e di
cornici, componendo conchiglie e festoni, senza più
la corpulenta ridondanza della volta dei Barberini,
è un segno del suo nuovo spirito architettonico.

Ora quando ci si presenta un po' aspro il pas-
saggio dallo stile di S. Luca a quello di S. Maria
della Pace e di S. Maria in Via Lata è proprio
lo studio degli svolgimenti compositivi nell'arte
pittorica del maestro quello che ci fornisce i nessi
e ei rem!e più naturale l'apparire delle nuove crea-
zioni.

Tralasciando le opere minori della cappella
del Sacramento in S. Marco1 e del sepolcro De
Amicis alla Minerva, non svolgendo la questione
dell'attribuzione della cripta di S. .Martino ai
Monti che a me pare per più ragioni opera di quello
stesso Gagliardi che rifece la chiesa superiore,2
veniamo a considerare in breve le opere del se-
condo periodo romano del maestro.

Nessun altro architetto del seicento raggiunse
una cosi perfetta espressione di spazio armonioso
come il Cortona nella facciata di S. Maria della
Pace '1656-57). Si sente quasi palpitale nella pie-
tra la gioia dell'artista nell'approfondire la com-
posizione nel crearle un orizzonte singolarmente
lontano, nell'csprimere con vivacissimi effetti
d'ombra e molteplicità di piani quella sua fan-
tasia plastica, (fig. 4) Ma nel crearle lo spazio egli
non volle che con impassibile serenità vi s'inserissero
cristallini volumi, ma nello spazio diede vita al
movimento, avvolse in un ritmo di moto tutta
l'opera, animandola. Ora si noti quanto singolar-
mente circolare è il motivo di movimento che ri-

1 V. Dvorak, in Dkngki.-Dvorak-Egc.er, Der Pa-
lazzo di Venezia in Unni, Wien, 1909 (p. 67).

2 Cu disegno per la decorazione delle pareti della nave
centrale della chiesa superiore, con i delineati loggiati in
prospettiva, cor le grandi finestre adorne di colonne, ci
è conservato agli Uffizi (dis. arch. 30S4) ed ivi è attribuito,
credo erroneamente, al Borromini.

sona nell'insieme della bella armonia, nella pro-
tesa del portichetto del primo ordine, nella con-
cavità dello sfondo del secondo; questo schema di
circolarità, che vedemmo già dare uno speciale si-
gnificato all'interno di S Luca, qui ci si ripresenta,
se pur maggiormente spezzato dalle variazioni
che racchiude. Ora tutto ciò ben si accorda alla
sapientissima maniera con cui il cortonese seppe
d'altra parte fondere gli slanci delle linee, la stesa

delle supertìci, l'appesantirsi dei volumi. Mentre
in S. Luca si sente un prevalere delle masse, qui
il maestro raggiunse un più perfetto accordo di
espressioni.

Anche in questa opera si rivelò insieme all'ar-
chitetto il pittore, il modellatore. Quegli specchi
di pietra posti con pittoresco adattamento delle
venature dei massi nel centro del secondo ordine
e lisciati sì che la luce vi slitti o vi si rifletta con
bagliori, le fi esche decorazioni degli stucchi, i putti
che reggono i tondi con i ritratti dei pontefici,
con la stesa dei corpi mollemente commentata
da festoni di fronde, la bianca e grigiazzuria
decorazione della volta del portichetto nel basso,
gli ornati dell'interno, manifestano la spiritosa
fantasia decorativa del maestro. E quel fine com-
positore di trapassi che nella volta barberiniana
aveva vinto le durezze degli angoli con spirali
di corpi (fig. 3) seppe qui venir gradatamente
dalla facciata dell'edificio ai suoi lati con accordi
di colonne libere e di pilastri che formano un bel
digradare e superano ogni rigidezza. K chi mai

L'Arte. XXIV, 25.
 
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