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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 4
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Calosso, Achille Bertini: Il classicismo di Gian Lorenzo Bernini e l'arte francese
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0274

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ACHILLE BERTI SI C'ALOSSO

Anche per la cappella da edificare entro il nuovo palazzo del Louvre — nonostante
le osservazioni e le difficoltà prospettate dal Colbert — vuol fan.' una cosa molto
grandiosa, e del resto il suo progetto del Louvre, una volta che fosse stato attuato,
avrebbe finito per coinvolgere tutta una serie di sistemazioni edilizie e stradali, cui do-
veva connettersi anche la costruzione di un nuovo ponte davanti alle Tuileries. Allo
("hantelou, il (piale gli dice che il Re ha in animo di fare grandi « ose, rispondi' che
«le fabriche sono i ritratti dell'animo dei principi": non potrebbe esprimersi con più
felice sintesi un concetto cosi intimamente romano. Uno spirito siffattamente anelante
al grandioso nella creazione artistica è condotti» per forza all'indifferenza, perlomeno,
davanti a ciò che deve sembrargli meschino, e così comprendiamo chiaramente il pen-
siero che egli esprime in modo ambiguo davanti al palazzo delle Tuileries, che definisce
«una grande picciola cosa», e clic paragona ad un grande squadrone di fanciulli.

Avviene pertanto che, mentre il Colbert dice solo il Bernini capace di eseguire i
grandi progetti che sono nelle intenzioni del Ri', e mentri' è auspicata un'intesa ira il
Mansart e il Bernini — potendo quegli attendere ai particolari, e dovendo questi aver
cura della concezione grandiosa dell'opera — avviene che il costo eccessivo del pro-
getto è il pretesto precipuo (non è qui il luogo d'indagare quali altri motivi possano
aver avuto di fatto una parte fondamentale) per giustificare l'abbandono della costru-
zione. Una cosa simile era già accaduta al Bernini, nella stessa Parigi, allorché il
commendatore di' Souvré si era spaventato della spesa che avrebbe importato un pro-
getto di costruzione del quale aveva pregato il nostro artista ! Con amarezza il Ber-
nini deve constatare che in Francia piacciono di preferenza le cose piccole e ben accomo-
date, mentre egli lavora per chi ha il gusto delle costruzioni belli' e grandi. Belle e
grandi: allo Chantelou dice modestamente che le sue rose piacciono perchè, almeno,
egli tenta - d'v introduire la grandeur ».

LTn altro suo progetto colossale, in cui l'ammirazione per i monumenti classici si
associa col culto del grandioso, è rivelato del Bernini nelle sue conversazioni: quello
di trasportare la colonna Traiana nella stessa piazza dell'Antonina, collocandovi inol-
tre due grandi fontane. Al progetto ha ripensato per un momento a Parigi, allorché,
trattandosi di utilizzare lo spazio fra il Louvre e le Tuileries. avanti di farcii disegno
del teatro, di cui già abbiamo parlato, aveva divisato di tracciarvi una piazza adorna
di due colonne simili ai grandiosi prototipi romani e di collocarvi in mezzo la statua
equestre di Luigi XIV.

( lassico attraverso i precetti e l'imitazione ili Michelangelo di cui si sente legit-
timo erede, classico per la comunanza eoi suo sommò predecessore di altissimi ideali
e di un vivissimo culto per l'arte antica, il Bernini ci mostra, per cosi dire, in atto il
suo classicismo allorché ragiona degli artisti contemporanei, e, ciò che ha ben maggiore
importanza, allorché si pone all'opera.

I.o squisito senso critico del Bernini si manifesta allorché egli discute acutamente
delle possibilità espressive della pittura in confronto della scultura, delle difficoltà rela-
tive alle due aiti, delle particolari esigenze della pittura in arazzo, o quando esprime
giudizi sull'autenticità, sul valore, sulla paternità di opere d'arte, ma per noi ha soprat-
tutto valore il giudizio che egli reca degli artisti moderili.

Partendo da un vero culto per Raffaello — nel quale trova ogni perfezione fuorché
il colore dei Lombardi che però col progredire nell'arti' riesce finalmente ad emu-
lare — e giudicando con evidente favore anche l'arte di Giulio Romano, il Bernini
manifesta ripetutamente la sua calda ammirazione per la pittura di Annibale Carracci.
Abbiamo già veduto come il pittore bolognese, morto (piando il Bernini era appena
undicenne, desse a questo il consiglio di applicarsi allo studio defla Sistina, ma anche
 
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