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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 25.1922

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Fasc. 2
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Pittaluga, Mary: L' attività del Tintoretto in Palazzo Ducale
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86

MARY PITTALI <.A

così le commenta: «Forse la domanda gli sembrò sciocca, e rispose con un paradosso.
Nessun colore, in sè, è brutto ò bello »...' Invece, in tanto semplicismo verbale, deve
vedersi la sintesi di tutta la gran visione robustiana: l'idea, cioè, di svalutamento ul-
timo della qualità cromatica, conseguibile per azioni di luce. I quadri dell'Anticollegio,
abbiamo detto, si staccano dalla restante produzione, appunto per quell'intento di
ricerca coloristica, che di solito "non è cura del maestro conseguire.

Così, senza alcun carattere d'eccezionalità, india bella scena di Santa Margherita,
S. Luigi e S. Giorgio (fìg. 6), il risalto pittorico che le tinte qualitativamente smorte
assumono è dovuto alla varietà della luce e al bello sfondare, (die, in grazia della luce,
esse fanno sul vuoto grigio del cielo, corso di brividi più azzurri. Quei brividi paioli
trasmettersi, eccitandola, alla sostanza individuante le figure, le (piali assumono una
vita d'arte, tanto più intensa, (pianto meno evidente è il rapporto psicologico, (die lega
i personaggi, raccolti intorno alla santa, centro figurativo della ci imposizione. Il rosso
vinoso dell'abito di Margherita, la macchia delle chiare carni scoperte, il bruno della
corazza lumeggiata consuetamente, alla maniera del San Giorgio di Giorgione a Castel-
franco, tutto <dò, limitato dallo smosso disegno sans bords, su (pud gran vuoto grigio
azzurro di cielo, in quel turbato momento atmosferico, in cui la luce del mondo solare
ha subito la più perfetta didle metamorfosi, tutto ciò, dico, con apparenza d'estrema
facilità, crea il capolavoro.

Nel S. Gi rolamo e S. Andrea la scena si riduce alla presentazione delle due immagini,
(die nessun rapporto psicologico avvicina, se non, forse, un vincolo trascendentale, che
non si afferra: il pittore, con mezzi quanto possibile puri, quasi senza colore, ha raggiunto
il suo line, ed ha l'atto si (die gli elementi illustrativi, di cui s'è servito (figure, piante,
cielo), conseguano la nota massima d'intensità di vita artistica. Opere siffatte non danno
del Tintoretto, forse, idea nuova; ma, se non v'ha contraddizione, rivelano il maestro
sotto la sua forma più preziosa e più consueta ad un tempo.

* * *

Il bello, e oggi assai ridipinto, soffitto della Sala degl'Inquisitori, rappresentante la pa-
rabola del Figliuol prodigo con quattro allegorie (sorelle, per tempo, di quelle della Scuola
di S. Rocco), si trova all'Accademia, e attende d'esser restituito al suo luogo d'origine.

Poiché, ad ogni modo, ancora non v'è, può concludersi che, (piando siasi tenuto
conto di alcuni fra i molti ritratti che, in Palazzo Ducale, vanno sotto il nome di
Jacopo, e ne rivelali in modo indubbio il segno,3 non esiste in quésto luogo altro oggetto,
(die sia sicuramente del maestro, concezione ed esecuzione,

Eppure, a (pianto ancora non è ivi legato il suo nome'

Al Thode spetta il vanto d'aver sollevati i primi dubbi intorno ad alcuni dipinti,
gloriosi attraverso il tempo dell'altissima paternità, (ili scrittori successivi (Philipps,
Osmaston) facilmente seguiron poi la ormai dischiusa via: ma nell'iniziativa thodiana
— superar la tradizione di tre secoli, ed opporle indirizzi semplicemente stilistici
non si può non veder bell'audacia critica.

Poiché (pare oggi non vero ai nostri occhi meglio illuminati!) non vi fu chi mostrasse
effettivamente dubitare, dal Cinquecento alla line dell'Ottocento, dell'attribuzione di
alcune di quelle tele, le quali pur gridano di non esser legittime figlie di Jacopo!

* * *

Le composizioni della Sala del Collegio sono degli anni 157N e seguenti, ossia po-
steriori all'incendio del '77. Furon precisate, per esse, le date 157K-85, perchè l'ultimo
per tempo dei dogi ivi celebrato, Nicolò da l'onte, avendo tenuti, il governo di Venezia

1 F. P. B. Osmaston, The art and genius 0/ T
London, 1915, voi IL, pag. 76.
 
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