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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.55192#0084

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

I. - Teoriche, critica dell’Arte.
Albertotti (Giuseppe), La discromatopsia e gli
artisti del pennello. Estratto dal n. 3 (21 ago-
sto 1926) dell’ Archivio per gli studi storici della
Medicina e delle Scienze Naturali.
E’ opportuno segnalare agli storici dell’arte l’opera di
questo illustre oculista che nel 1886 iniziò le sue lezioni
universitarie con una prolusione intitolata « Quanto importi
nell’arte lo studio dell’occhio come struttura e come fun-
zione », che nel 1889 pubblicò un libro «Osservazioni sopra
dipinti per rilevare alterazioni nella funzione visiva degli
artisti », e che ora chiude la sua attività universitaria con
un nuovo studio sui rapporti fra la sua scienza e la critica
d’arte. A vantaggio dei nostri studi e a onore dello scienziato,
bisogna subito rilevare che nessuno dei soliti pregiudizi
medici intorbida l’attività dello studioso d’arte. Oggi, come
quarant’anni fa, egli combatte anzitutto le istruzioni posi-
tivistiche nella interpretazione dell’opera d’arte. Si diceva
quarant’anni fa che Turner e Fontanesi hanno dipinto
con stile « non finito » per male agli occhi. Oggi persino i critici
non medici ripetono più o meno il medesimo errore a pro-
posito delle ultime opere di Lega. L’Albertotti dimostrò
l’errore, ed ora conferma il suo punto di vista con una sot-
tilità di ragionamento, con una forza di riflessione, per cui
il medico scompare ed appare il filosofo, senza che egli abbia
seguito lo sviluppo moderno della filosofìa. « Alle vibrazioni
luminose che dal sole vengono a noi, noi rispondiamo con
vibrazioni luminose; non percepiamo luce, ma generiamo
luce ». « L’uomo e quindi l’artista non è uno specchio. Lo
specchio non percepisce, non intende, non giudica, non è
consapevole dei propri atti; tutto ciò è proprio dell’uomo
e solo potremo dire di aver fatto, nel giudicare dell’opera
umana, la debita parte alla attività del senso, quando avre-
mo fatto la debita parte e tutte le altre attività interiori ».
Avete udito? L’esperienza fisica di un medico, che è un
uomo d’ingegno, e che non pecca di superbia sperimentale,
viene incontro, direi quasi ingenuamente, alla nostra espe-
rienza spirituale. Il suo aiuto è prezioso. Gli siano rese
grazie.
Lionello Venturi.
Paolo D’Ancona-Fernanda Wittgens, Antologia
della moderna Critica d’Arte. Milano, Cogliati, 1927.
Il libro risponde ad una necessità scolastica nata dalla
esigenza dei programmi ufficiali, i quali vogliono che nel-
l’insegnamento della Storia d’Arte nei Licei sia compresa

l’esposizione delle correnti critiche del sec. xix. L’aver scelto
la forma di antologia anziché quella di manuale espositivo
delle varie teorie critiche è criterio perfettamente consono
allo spirito della riforma Gentile, la quale tende a porre
l’alunno in diretto rapporto con le opere vive, anziché for-
nirgli l’esposizione riassuntiva di esse. La scelta dei brani
critici è fatta secondo criteri quanto più possibile esatti, data
anche l’incertezza in cui ancora si dibatte questo ramo di
studi, da pochissimi, per non dire da un solo, a cui è signifi-
cativo che il libro sia dedicato (Lionello Venturi), con serietà
d’intenti coltivato. I brani sono distribuiti entro ripartizioni
schematiche, che corrispondono alle tendenze critiche dei
loro autori (classicismo e neo-classicismo, romanticismo, ecc.).
Ad essi la sigma Wittgens ha premesso introduzioni, le quali
« danno ragione delle nostre divisioni », dice il D’Ancona
stesso nella Prefazione, in cui espone i criteri che l’hanno
guidato nella compilazione dell’antologia. Senonchè qui mi
pare che stia il punto debole del libro. È esso fatto per ri-
cevere l’approvazione degli studiosi, od è fatto per uso di
studenti liceali, i quali ne devono ricavare idee direttive per
orizzontarsi nello studio delle correnti critiche? E allora sa-
rebbe stato più opportuno assumere nelle note introduttive
dei capitoli un tono più piano, più espositivo, più sicuro,
non come di chi porti ragioni alla giustezza del suo operato,
ma come di chi abbia una chiara idea sintetica della materia
e si faccia guida esperta e sicura dello studente. Meglio
avrebbe così il libro corrisposto al suo scopo scolastico. Anche
il criterio distributivo dei brani è talvolta oscillante: mentre
quattro delle cinque partizioni (classicismo e neo-classi-
cismo; romanticismo; filologia e storia; idealismo) sono fatte
in base a tendenze ben definite del pensiero critico, l’altra
divisione invece (realismo, preraffaellismo, impressionismo),
piuttosto che atteggiamenti critici rispecchia movimenti
artistici che hanno avuto bensì la loro corrispondente lette-
ratura, ma frammentaria, non legata ad un sistema filo-
sofico o ad un metodo saldo. Ciò provoca qualche confusione
cronologica e qualche tentennamento di scelta e di raggrup-
pamento, sì che vediamo riuniti sotto lo stesso capitolo Zola,
Signorini, Ruskin, Rodin, Soffici, Sarfatti, Oietti, ecc. Il
filo conduttore non è più rettilineo, ma ondeggia. Perchè
voler legare Ruskin al Preraffaellismo, quando questo è
stato per lui soltanto un’esperienza ben presto superata?
Il suo posto era nel capitolo del Romanticismo, ove meglio
sarebbe risaltata la sua posizione storica e la sua originalità.
Ma pur così com’è il libro è nel complesso lodevolissimo per
la severità dei criteri critici che hanno presieduto alla sua
compilazione, tanto più considerando che in questo campo
 
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