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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Ghidiglia Quintavalle, Augusta: Di alcune opere romane di Giovanni da Udine
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DI ALCUNE OPERE ROMANE

DI GIOVANNI DA UDINE

Le logge del secondo piano in Vaticano.
(i5t7-i9)
Prima di accingersi a parlare della decorazione delle Logge Vaticane, eseguite sotto
la. direzione di Raffaello da Giovanni da Udine, giova togliere di mezzo la questione di al-
cuni modellini ancora non pubblicati, che si trovano nel Museo del Palazzo di Venezia a
Roma (fig. 1).
Sono quattordici pilastrini, racchiusi in due cornici in serie di sette, dipinti in perga-
mena, su uno sfondo di legno dorato. Essi hanno una lunghezza di cm. 23,8 X 4,5 di lar-
ghezza e riproducono esattamente le decorazioni dei pilastri e delle Logge Vaticane. Nel
fondo di entrambi si trova questa iscrizione posta evidentemente dall’anonimo che li
possedeva al principio dell’800:
« Le variazioni pressoché innumerabili che dall’ esame dei presenti pilastrini confron-
« tati con quelli dipinti al Vaticano ed intagliati dall’Ottaviani e dal Volpato risultano,
« nonché la quasi totale diversità di composizione in tre dei medesimi, e sopratutto la nobiltà
« e fecondità di pensiero e la delicatezza inarrivabile di pennello che intorno ad oggetti
« tanto svariati e minutissimi scorre libero e franco senza traccia alcuna di pentimento,
« formano, a giudizio degli amatori intelligenti, l’argomento più concludente per stabilire
« che siano questi i modelli originali dipinti dal gran Raffaello e da lui presentati all’immor-
« tale Leone X innanzi di dar mano all’impresa delle Logge Vaticane, come racconta il
« Vasari nella sua vita ».
La fallacia di tale attribuzione può dimostrarsi con poche osservazioni.
Infatti, le « variazioni pressoché innumerabili » dei presupposti modelli rispetto alle
Logge, non esistono assolutamente; essi riproducono esattamente, non solo i motivi, ma
persino gli atteggiamenti e le minime particolarità dei dipinti e dei cammei a stucco che si
trovano nelle Logge. Ora, sembra poco probabile, che artisti di così facile fantasia, come
non solo Raffaello, ma anche Giovanni, possano avere così fedelmente ripetuto nell’esecu-
zione il modello propostosi. Per contrario « la quasi totale diversità di composizione in tre
dei medesimi » sarebbe argomento assai probatorio per la loro originalità se la cosa non stesse
assai diversamente da come crede l’anonimo. Prima di tutto è da tener presente che, dei
quattordici pilastri dipinti da Giovanni da Udine soltanto undici recano nel lato interno,
che i modelli riproducono, rappresentazioni molto variate; tre invece riproducono rappre-
sentazioni già usate in precedenti pilastri. Il disegnatore dei modelli aveva dunque dinanzi
a sé soltanto undici composizioni; per gli altri tre modelletti è ricorso alle composizioni che
appaiono nel lato minore dei pilastri X, XI e XIII prospiciente il balcone. È dunque una
scelta, quasi un’antologia di composizioni di Giovanni, che il disegnatore dei modelli ha
voluto comporre. La stessa «delicatezza inarrivabile di pennello » dimostra, a mio parere,
piuttosto l’opera di un vero dilettante di miniatura, che non di un pittore miniaturista quale
fu Giovanni, ed il pregio di esecuzione, che l’anonimo rivela con compiacenza, si risolve, a
bene osservare, in un argomento di dubbio, perchè, se li avesse eseguiti Giovanni stesso,
avrebbe fatto certamente dei modelli vivaci ed eleganti ma meno miniati, sopratutto molto
più grandi, per dare veramente al committente l’impressione di quello che dovevano essere
le Logge. Finalmente il Vasari non dice in nessun luogo che Raffaello abbia presentato i
modelli delle logge a Leone X « innanzi di dar mano all’impresa ».
 
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