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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

I. - Teorìe, crìtica dell’Arte.
E. Von Sydow, Kunst und Religion dev Natur-
volkev. Oldenburg I. O. Stalling, 1926, pp. 222,
55 illustr. nel testo, 80 tavole in nero e 3 a
colori, s. p.
Non ci sembra errato il credere che per lo studio dell’este-
tica in generale e delle arti in particolare sia utile indagare
le forme artistiche primitive, quali ci appaiono presso i po-
poli selvaggi o barbari. Come lo studio delle melodie di quei
popoli può mostrare quali siano gli elementi primordiali su
cui si basa anche la nostra sensibilità musicale, così l’esame
del modo con cui il mondo esterno è concepito sotto l’aspetto
figurativo dai popoli in cui la sensibilità primitiva agli ele-
menti visivi ci appare ancora in tutta la sua interezza non
può non recare buoni frutti. Del resto la moderna inclina-
zione verso l’arte dei popoli primitivi nasce da un bisogno,
spesso inconscio, di compiere un cammino a ritroso nei se-
coli, per ritrovare le fonti prime dell’emozione artistica e
attingerne nuova linfa vitale.
In questo libro l’autore, prima di venire alla trattazione
particolare, espone alcune generalità sui popoli primitivi
e sui caratteri della loro arte. Egli trova che la sensibilità
primitiva tende al sodo e al saldo; perciò la pittura dei sel-
vaggi presenta unità di superficie e la scultura unità di
blocco. Nella pittura anche i colori, salvo qualche eccezione,
son scelti in modo da evitare ogni possibilità di vibrazione
spaziale.
Altro aspetto fondamentale dell’arte dei popoli primitivi
è una rigida stilizzazione. Da ciò si può desumere, ci sembra,
che quest’arte non bada alla verosimiglianza, ma si basa sui
puri elementi figurativi astrattamente considerati; non nasce
cioè da un’imitazione della natura, ma dall’emozione este-
tica che quegli elementi esercii ano sulla sensibilità primitiva.
L’arte insomma è originata dal bisogno primordiale di espri-
mere l’impressione arrecata da una massa o da una super-
ficie, cioè dal senso della forma.
V. G.
VI. - Rinascimento italiano
b) Cinquecento
Benvenuto Cellini, La vita. Introduzione e note
di Enrico Carrara, in Collezione di Classici
Italiani, Torino, U. T. E. T., 1927.
Fu discusso più volte se al Cellini artista abbia giovato
la fama del Cellini letterato; può darsi, ma gli è che ogni
prova di genialità non può a meno di contribuire ad esal-

tare l’unità spirituale di un artista; ed il Cellini, che è uno
tra i più spontanei ed immediati tra gli artisti del suo tempo
e che nell’abbozzo formato di gesso supera quasi sempre
l’opera compiuta, riesce a darci con la « vita » rozza e pur
viva nell’espressione, l’opera d’arte, forse, più bella e più
spontanea, tanto più preziosa in quanto non ci fornisce
soltanto le notizie dell’artista, ma ci dà anche un quadro
animato della vita del '500 insieme a preziose informazioni
sui con temporanei. La « vita » fu edita e studiata infinite
volte dal ’6oo ai nostri giorni e recentemente anche da
Paolo D’Ancona. Di queste edizioni Enrico Carrara la,
nella prima parte della sua introduzione, un rapido rias-
sunto critico, che mostra i successivi progressi fatti nella
valutazione estetica di quest’opera, che, dapprima tra-
scurata, ha oggi una fortuna veramente straordinaria;
disprezzata un tempo dai puristi, è oggi portata come esem-
pio di lingua viva. Nella seconda parte della introduzione
il Carrara passa ad esaminare egli stesso la personalità del-
l’artista attraverso le pagine dello scrittore; ed è vera-
mente notevole la sua interpretazione delle ragioni, finora
incerte e controverse, per cui Benvenuto ha deposto la stecca,
per fare con la penna la propria apologia. In poche pagine
piene di vita egli riassume: « la epopea Celliniana che può
dividersi in tre cantiche che hanno tre superbi titoli:
Roma, Parigi, Firenze ».
Tanto l’introduzione che le note che accompagnano il
testo, scritte da un letterato, hanno intenti letterarii e poco
attingono alla Storia dell’Arte; tuttavia questa nuova edi-
zione della vita è preziosa anche per noi, non solo perchè dà
nuova diffusione ad un testo così interessante per i nostri
studi, ma anche perchè dalla sintetica introduzione, sorge
l’immagine viva e appassionata di quel Benvenuto, buono e
vendicativo, ingenuo e fanfarone, e pur profondamente,
intimamente artista, innamorato della sua arte fino al
punto di sacrificarle ricchezze ed onori; di quel Benvenuto
la cui esistenza così ricca di buone qualità in mezzo ad in-
negabili difetti, nói comprendiamo ed amiamo meglio dopo
aver letto le brevi pagine introduttive di Enrico Carrara.
A. Ghidiglia.
Vili. - “Seicento,, e “Settecento,,.
H. Voss, Die Malesci des Barock in Rom, Berlin,
Propylaen - Verlag, [1925] pag. 690.
Il Voss, dopo aver studiato la pittura del tardo Rinasci-
mento fa la storia della pittura barocca in Roma. Il libro è,
come dice lo stesso autore, soltanto un abbozzo; perchè

L'Arte, XXX, 13.
 
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