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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Pacchiotti, Clara: Nuove attribuzioni a Polidoro da Caravaggio in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.55192#0231

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NUOVE ATTRIBUZIONI A POLIDORO DA CARAVAGGIO IN ROMA

L’ opera di Polidoro nelle Loggie vaticane
Dalla biografia di Polidoro da Caravaggio, scritta dal Vasari, sappiamo che questo
pittore imparò l’arte sotto Leone X, durante la decorazione delle logge vaticane, com-
piuta da Giovanni da Udine e che appunto in tale decorazione fece la sua prima prova
nel dipingere. Ciò è stato da tutti ripetuto e dato che l’attenzione è stata sempre ed
interamente volta alle sole logge del secondo piano o di Raffaello, Polidoro, pur non
apparendo e non rilevandosi ivi alcun segno della sua opera, è nominato sempre in
coda tra coloro che vi avrebbero lavorato, in omaggio di fiducia al Vasari. Ma decorate
sotto Leone X da Giovanni da Udine come lo storico aretino dice delle logge nelle quali
lavorò Polidoro, sono anche le logge del primo piano, che non sono mai state prese in
considerazione da chi si è occupato del Vaticano e delle opere che in esso sono state
compiute. Invece è proprio qui che il nostro pittore ha lasciato segni palesi della sua
mano, mentre nelle logge superiori dovette prestare tuffai più un’opera secondaria e
trascurabilissima. A quest’ipotesi non nuoce, ma anzi giova, Tesser state le logge del primo
piano decorate posteriormente a quelle del secondo piano, come ormai sappiamo con
sicurezza dal confronto di due lettere di Marcantonio Michiel all’amico Marsilio a Venezia
e d’una di Baldassar Castiglione ad Isabella d’Este. Infatti è molto naturale che a Poli-
doro, del quale si ignorava ancora del tutto il valore, non si consentisse di prender
parte alla decorazione della loggia che il Papa desiderava più bella che fosse possibile,
nella quale furono invece occupati artisti già noti quali erano Giovanni da Udine, Pierin
del Vaga, Giulio Romano, Gian Francesco Penni, Pellegrino da Modena. Nè certo v’era
bisogno dell’aiuto di Polidoro in parti secondarie, perchè a questi nomi che son già
molti se ne aggiungono non pochi di pittori minori che già esercitavano l’arte, per
esempio: Maturino Fiorentino, Vincenzo da S. Gemignano, Raffaellino del Colle. Ed è
molto verisimile che per la decorazione della loggia del primo piano, la quale aveva
molto minore importanza, dato che non era come l’altra soltanto riservata al Papa,
ma comune a tutti e dove potevano passare anche i cavalli, fosse accettata l’opera di
Polidoro, che nel frattempo, durante i lavori della loggia del secondo piano, s’era inva-
ghito dell’arte del dipingere, come dice il Vasari, nell’assistere alla decorazione che si
andava stendendo sullo strato di calce che lui stesso, ancora oscuro muratore, recava
ai costruttori. Inoltre, finiti i lavori nella loggia del secondo piano fin dal maggio 1519,
gli scolari maggiori di Raffaello, come Giulio e il Penni, furono molto probabilmente
se non addirittura certamente, occupati nella collaborazione alle opere molteplici del
Maestro allora sovraccarico di lavoro per le nuove incombenze ricevute come architetto
di S. Pietro e prefetto delle antichità. È naturale allora che per il sottrarsi di tali impor-
tanti elementi, venisse accettata anche l’opera di Polidoro che ormai poteva aver già
dato a conoscere la propria abilità. Comunque è cosa certa che Polidoro lavorò nella
loggia del primo piano, in aiuto di Giovanni da Udine e in aiuto considerevole, con ogni
probabilità in compagnia di Maturino se non ancora in società con lui, società che fu
stretta secondo il Vasari, soltanto dopo il lavoro nelle logge.
L’ammettere come prima opera di Polidoro la partecipazione alla decorazione delle
logge del primo piano, i cui lavori furono iniziati nel 1519, esclude a priori che egli
abbia lavorato ai basamenti delle stanze di Raffaello compiute già nel 1517. Del resto

L'Arte, XXX, 22.
 
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