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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Venturi, Lionello: Il gusto e l'arte - i primitivi e i classici
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https://doi.org/10.11588/diglit.55192#0121

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LIONELLO VENTURI

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fino ai giorni nostri ». Ora io non so, nè credo che alcuno possa sapere se Policleto sia o
no stato degno della fama tradizionale. Ciò che si può sapere è che Leonardo è stato un
artista perfetto. Tuttavia le « ingenue pretese » di Leonardo hanno danneggiato il suo
gusto, e ne è una prova, sentita anche dai contemporanei, la difficoltà della sua produzione.
Altrettanto si può dire per il gusto greco, da Policleto in poi.
« La pura forma, non, ben s’intende, la forma qualunque, ma la forma artisticamente
bella, il che non vuol dire venusta o piacevole, bensì piena di carattere. Generazioni di
artisti, di ogni tempo e di ogni luogo, hanno trovato in essa la loro unica fonte d’ispirazione
perfettamente adeguata alla creazione del capolavoro, senza bisogno di nessun impulso
sentimentale, religioso od altro ». Sarà, ma non ci credo. Anche sentendo quanto ci può
essere di giusto nell’esigenza dell’Anti, malgrado l’espressione forse non esatta, anche am-
mettendo che l’impulso sentimentale per la « pura forma » possa condurre all’arte, si dovrà
concedere che il gusto di quell’arte sarà alquanto intellettualistico: tanto più che quella
« pura forma » non è « venusta o piacevole » ma « piena di carattere », cioè il risultato di
una conoscenza intellettuale.
Non mi fermerò sulla definizione dello sfumato post-prassitelico come se fosse impres-
sionismo, nè sulla considerazione negativa del naturalismo solo nel caso in cui sia « imi-
tazione pedante », nè sulla preferenza che l’Anti dimostra ai ritratti del '500 e del ’6oo,
« in opposizione ai ritratti toscani del '400 spesso così cupi per troppo crudo verismo »,
dove non capisco nè il crudo nè il cupo, quando ripenso a Piero della Francesca.
Preferisco finire con l’indicazione del mio assoluto dissenso a proposito di un giu-
dizio concreto. Si tratta del carneo Zulian: « Altre (gemme) sono più rare per grandezza
e per virtuosismo tecnico, ben poche possono gareggiare con essa per valore artistico...
Di fronte a un pezzo quale il carneo Zulian vale la pena di fermarsi un momento anche
sulla tecnica. Siamo d’accordo che anche con rozza tecnica si può esprimere il capolavoro,
che la consumata abilità tecnica può alle volte soverchiare l’impulso artistico e diventare
fine a sè stessa, svuotando il lavoro d’ogni pregio... » Ma nel carneo Zulian « sono virtuosi-
smi tecnici, raffinatezze di gusto, che anche ad analizzarle, non guastano, ma aumentano
il godimento dell’opera d’arte ».
Mi pare che almeno l’espressione dell’Anti sia contradittoria. Comunque, egli non è
d’accordo con me quando crede che « con rozza tecnica si può esprimere il capolavoro »;
forse egli crede rozza la tecnica di Cimabue: mi sembra di aver dimostrato che la tecnica
di Cimabue è diversa da quella classica, ma è altrettanto perfetta. Comunque il dissenso
non-è lì. I «virtuosismi tecnici», che l’Anti ammira, mi pongono in uno stato affine a quello
dell’irritazione, le « raffinatezze di gusto », ch’egli gode, mi offendono. Il Giove d’Otricoli,
che l’Anti vede « un pò fiacco », mi sembra un portento, se confrontato col carneo Zulian.
Guardando il quale, la mente corre inevitabilmente a quegli intagli in avorio del settecento,
di un virtuosismo insopportabile, e che oggi nessuno sopporta.
Ho già detto che conosco la sensibilità artistica dell’Anti, e naturalmente credo nella
sensibilità artistica mia. Un dissenso così irriducibile, e direi implacabile, non credo di-
penda dalla nostra diversa sensibilità; dipende forse dal fatto che egli non ha riflettuto
abbastanza sui limiti tra l’arte e il virtuosismo tecnico.
Ogni giudizio storico comprende elementi non dimostrabili a rigore di logica. E’ quindi
necessario perseverare nell’opera critica della critica, per conoscere se lo studio di problemi
differenti confermi o smentisca i primi risultati; e d’altra parte conviene attendere che il
tempo e la riflessione critica tolgano il carattere di « scandalo » a ciò che vi può essere di
nuovo in un risultato critico.
L’essenziale è che il metodo sia buono, sia anzi il migliore consentito dalle attuali con-
dizioni della cultura. E su questo punto, a chi non bastassero le argomentazioni svolte di
sopra, vorrei dire che sono sempre pronto a trovarne di nuove.

Lionello Venturi.
 
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