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AUGUSTA GUIDIGLI A
per la morte del Bramante, fu ripresa da Raffaello che venne incaricato da Leone X di com-
piere l’opera. Così il grandioso edificio cominciato nel 1465 era finalmente compiuto nel 1517,
anno in cui Raffaello ne comincia, con i suoi scolari, la decorazione. L’idea di queste logge
è veramente stupenda; ivi, come nella cappella Chigi a S. Maria del Popolo, ammiriamo la
perfetta armonia del Raffaello pittore con Raffaello architetto.
Infatti l’architettura della loggia del secondo piano si presta in modo ammirabile alla
decorazione a stucchi e a grottesche che l’adorna. La loggia lunga «312 palmi e larga 21.» ha
dalla parte del cortile di S. Damaso una balaustra in travertino, ed è divisa in tredici vol-
ticene a vela, da pilastri e da arcate. I pilastri si corrispondono esattamente dai due lati
lunghi della galleria; solo che, mentre dalla parte delle stanze sono poco sporgenti e sono
fiancheggiati da due piccoli mezzi pilastri, dalla parte del balcone sporgono per tre lati,
mentre il quarto si scorge esternamente dal cortile di S. Damaso. I ventotto pilastri sono
uniti, a due. a due, da un’arcata che divide a sua volta, l’una dall’altra, le tredici volticelle.
Tra pilastro e pilastro si stende nella parete interna una serie di finestre; alcune aperte, altre
chiuse e dipinte, mentre dalla parte del balcone si aprono grandi vani ; una volta aperti,
recentemente chiusi da vetrate. Le pareti di fondo chiuse hanno, l’una una nicchia con il
busto di Raffaello, l’altra una porta con le armi di Leone X.
Tale l’architettura generale delle Logge, la cui divisione non poteva prestarsi che a una
decorazione minuta come quella delle grottesche e degli stucchi. E di grottesche e stucchi
infatti si ricoprirono le pareti ed il soffitto fino nei più piccoli vani, fino negli angoli più na-
scosti nel breve giro di soli due anni. Dal 17 al 19 la decorazione delle Logge, per costruire
le quali erano stati necessari più di cinquanta anni con la successiva opera di tre architetti,
era completamente finita.
La prova di ciò l’abbiamo, prima di tutto, da alcuni documenti della camera del Papa1
e sopratutto da una lettera scritta da Baldassar Castiglione a Isabella d’Este il 16 giugno.2
Anche il Michiel il 4 maggio 1519 afferma che sono finite « quattro camere e una loggia »
sappiamo inoltre, da un registro inedito del Vaticano, che nel 1518 si stava compiendo anche
il pavimento opera di fra’ Mattia della Robbia e di altri robbiani.3
Chi dunque 1’ autore di questa meraviglia, lodata così entusiasticamente anche dai
contemporanei?
Raffaello, vogliono rispondere quasi tutti gli autori e, certamente, Raffaello fece i car-
toni per molti quadri e vigilò tutti coloro che attesero alle pitture e alle decorazioni; ma
il vero inventore della parte ornamentale fu, senza alcun dubbio, Giovanni da Udine: la
prova di ciò possiamo additarla in molti fatti. Sappiamo che l’udinese, venuto a Roma
nei primi anni del '500, e, postosi alla scuola di Raffaello, avea dato prova delle sue « virtù »
come si diceva allora, nell’arte delle grottesche, riempiendo un intero quaderno con motivi
tratti dall’antico. Sappiamo come Raffaello ne avesse, proprio l’anno innanzi, sperimentata
la maestria in quel gioiello che è la stufetta del Bibbiena4 ed in alcuni cartoni per gli orli
degli arazzi: ed il Vasari stesso ci narra diffusamente come l’udinese avesse trovato appunto
1 «Addì 7 maggio 1519 gli (a Raffaello) furon
pagati ducati 400 d’oro di camera per ordine di
Sa. Ane. insieme con una cedala di credito di altri
600» e a « dì 11 del seguente giugno ducati 25
a li garzoni hanno dipinta la loggia » (spese segrete
dal 23 gennaio 1519 al 30 dicembre 1520), Gior-
nale di erudizione artistica, Perugia, 1877, voi. VI,
pag. 280.
2 «Et or si è fornita una loggia dipinta e lavo-
rata di stucchi all’antica, opera di Raphaello, bella
al possibile e forse più che cosa che si vegga hog-
gidì de moderni ». Giacinto Fontana, in II Raf-
faello, 1816, lettera a Isabella Gonzaga di Baldas-
sar Castiglione 16 giugno 1519.
3 5 agosto 1518: « A M. Luca della Robbia che fa
el pavimento», io settembre 1518 «al frate della
Robbia per el pavimento... ». (Abbiamo alcune
formelle nella cappella di fra Mariano Buffone
a S'. Silvestro al Quirinale, cfr. Tesorone Gio-
vanni, L'antico pavimento delle Logge di Raf-
faello in Vaticano. Napoli, 1891).
4 Vedi La Stufetta del cardinale Bibbiena, Sil-
via De Vito Battaglia, in L'Arte, 1926, pp. 203-
212.
AUGUSTA GUIDIGLI A
per la morte del Bramante, fu ripresa da Raffaello che venne incaricato da Leone X di com-
piere l’opera. Così il grandioso edificio cominciato nel 1465 era finalmente compiuto nel 1517,
anno in cui Raffaello ne comincia, con i suoi scolari, la decorazione. L’idea di queste logge
è veramente stupenda; ivi, come nella cappella Chigi a S. Maria del Popolo, ammiriamo la
perfetta armonia del Raffaello pittore con Raffaello architetto.
Infatti l’architettura della loggia del secondo piano si presta in modo ammirabile alla
decorazione a stucchi e a grottesche che l’adorna. La loggia lunga «312 palmi e larga 21.» ha
dalla parte del cortile di S. Damaso una balaustra in travertino, ed è divisa in tredici vol-
ticene a vela, da pilastri e da arcate. I pilastri si corrispondono esattamente dai due lati
lunghi della galleria; solo che, mentre dalla parte delle stanze sono poco sporgenti e sono
fiancheggiati da due piccoli mezzi pilastri, dalla parte del balcone sporgono per tre lati,
mentre il quarto si scorge esternamente dal cortile di S. Damaso. I ventotto pilastri sono
uniti, a due. a due, da un’arcata che divide a sua volta, l’una dall’altra, le tredici volticelle.
Tra pilastro e pilastro si stende nella parete interna una serie di finestre; alcune aperte, altre
chiuse e dipinte, mentre dalla parte del balcone si aprono grandi vani ; una volta aperti,
recentemente chiusi da vetrate. Le pareti di fondo chiuse hanno, l’una una nicchia con il
busto di Raffaello, l’altra una porta con le armi di Leone X.
Tale l’architettura generale delle Logge, la cui divisione non poteva prestarsi che a una
decorazione minuta come quella delle grottesche e degli stucchi. E di grottesche e stucchi
infatti si ricoprirono le pareti ed il soffitto fino nei più piccoli vani, fino negli angoli più na-
scosti nel breve giro di soli due anni. Dal 17 al 19 la decorazione delle Logge, per costruire
le quali erano stati necessari più di cinquanta anni con la successiva opera di tre architetti,
era completamente finita.
La prova di ciò l’abbiamo, prima di tutto, da alcuni documenti della camera del Papa1
e sopratutto da una lettera scritta da Baldassar Castiglione a Isabella d’Este il 16 giugno.2
Anche il Michiel il 4 maggio 1519 afferma che sono finite « quattro camere e una loggia »
sappiamo inoltre, da un registro inedito del Vaticano, che nel 1518 si stava compiendo anche
il pavimento opera di fra’ Mattia della Robbia e di altri robbiani.3
Chi dunque 1’ autore di questa meraviglia, lodata così entusiasticamente anche dai
contemporanei?
Raffaello, vogliono rispondere quasi tutti gli autori e, certamente, Raffaello fece i car-
toni per molti quadri e vigilò tutti coloro che attesero alle pitture e alle decorazioni; ma
il vero inventore della parte ornamentale fu, senza alcun dubbio, Giovanni da Udine: la
prova di ciò possiamo additarla in molti fatti. Sappiamo che l’udinese, venuto a Roma
nei primi anni del '500, e, postosi alla scuola di Raffaello, avea dato prova delle sue « virtù »
come si diceva allora, nell’arte delle grottesche, riempiendo un intero quaderno con motivi
tratti dall’antico. Sappiamo come Raffaello ne avesse, proprio l’anno innanzi, sperimentata
la maestria in quel gioiello che è la stufetta del Bibbiena4 ed in alcuni cartoni per gli orli
degli arazzi: ed il Vasari stesso ci narra diffusamente come l’udinese avesse trovato appunto
1 «Addì 7 maggio 1519 gli (a Raffaello) furon
pagati ducati 400 d’oro di camera per ordine di
Sa. Ane. insieme con una cedala di credito di altri
600» e a « dì 11 del seguente giugno ducati 25
a li garzoni hanno dipinta la loggia » (spese segrete
dal 23 gennaio 1519 al 30 dicembre 1520), Gior-
nale di erudizione artistica, Perugia, 1877, voi. VI,
pag. 280.
2 «Et or si è fornita una loggia dipinta e lavo-
rata di stucchi all’antica, opera di Raphaello, bella
al possibile e forse più che cosa che si vegga hog-
gidì de moderni ». Giacinto Fontana, in II Raf-
faello, 1816, lettera a Isabella Gonzaga di Baldas-
sar Castiglione 16 giugno 1519.
3 5 agosto 1518: « A M. Luca della Robbia che fa
el pavimento», io settembre 1518 «al frate della
Robbia per el pavimento... ». (Abbiamo alcune
formelle nella cappella di fra Mariano Buffone
a S'. Silvestro al Quirinale, cfr. Tesorone Gio-
vanni, L'antico pavimento delle Logge di Raf-
faello in Vaticano. Napoli, 1891).
4 Vedi La Stufetta del cardinale Bibbiena, Sil-
via De Vito Battaglia, in L'Arte, 1926, pp. 203-
212.