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Bullettino di archeologia cristiana — 5.1867

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Nr. 1 (Gennaro e Febbraro 1867)
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Ritrovamento del cemetero di Balbina contiguo a quello di Callisto
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0 mortìs causa fondi speciali ai custodi o curatori dei
monumenti per le spese del dies rosationis e del dies
violalionis (1). Questi riti furono aborriti dai Cristiani
come infetti di superstizione idolatrica; e il fundusRo-
sarius destinato, a mio avviso, alla rosatio d'alcun
monumento o di molti monumenti dell'Appia, venuto
poi nel possesso del fisco, fu da Costantino destinato
ad altro uso parimente sepolcrale, all'ampliazione cioè
del cemetero di Balbina.

Determinato in genere lo storico nome del sotter-
raneo e del fondo, nel quale quello si dilata, accen-
nerò dei suoi monumenti figurati ed epigrafici quel
poco, che in una prima esplorazione e senza il soc-
corso di scavi ho potuto vedere. L'arcosolio dipinto,

1 cui colori sono tutti estinti o velati per la bianca
fioritura dell'intonaco, fu veramente adorno, come al
mio fratello parve discernere, della nota rappresen-
tanza dell'adorazione dei magi. 1 quali sono tre: l'im-
magine dell'ultimo nel consueto vestito persiano è al-
quanto visibile; di quella del secondo ho scorto appena
qualche lineamenti) ; delle altre si vede il posto e tra-
spaiono qua e là i colori. Cotesta scena occupa il
quadro sinistro a chi guarda, sotto l'arco; come in
un arcosolio nella regione aperta al pubblico del ce-
metero di Callisto (2). Neil'arcosolio del medesimo
cemetero, delineato dal Bosio e non ancora ritrovato,
la predetta scena occupa il lato opposto (3). Nel quadro
di fronte, a destra di chi guarda, aspettavo i tre fan-
ciulli babilonesi. Imperocché nei due citati arcosoli
callistiani ed in parecchi sarcofagi i tre magi adoranti
il Messia sono posti di rimpetto ai tre fanciulli neganti
l'adorazione alla statua di Nabucodònosor, e perciò
condannati alla fornace. La quale collocazione dei due
gruppi non viene da sola ragione simmetrica per la so-
miglianza del vestito e dei pilei frigi soliti a darsi egual-
mente ai magi ed ai tre ebrei giovanetti. Il sar-
cofago di Nìines da me divulgato nel Ballettino dello
scorso anno ed il simile bassorilievo di Milano ci hanno
insegnato, che fu legge di simbolismo il porre a mutuo-
confronto quelle due bibliche scene, prefiguranti la
distruzione dell' idolatria e la conversione del mondo
pagano alla fede del vero Dio e del figliuolo di Dio
incarnato nel seno della Vergine Maria (4). Per queste
ragioni io ho cercato le tracce delle immagini dei tre
fanciulli di rimpetto a quelle dei magi nell' arcosolio
del cemetero di Balbina; e l'ho trovate certissime.
Il colore rosso delle fiamme più. degli altri colori al-
l'umidità ha resistito; e sono chiare le bocche della
fornace, onde escono le ardenti vampe di fuoco. Nel
centro del sottarco nulla ho potuto discernere. Nella
lunetta poi ho scorto il capo e le mani aperte d'una
orante ; il cui stile egregiamente si addice ai tempi
in circa di Costantino. La donna orante è accompa-

(1) V. l'istrouiento di T. Flavio Sintropo, Orelli-Henzen n. 7321.

(2) V. Martigny, Dici, d'arch. chrét. ar'. Mages-

(3) Bosio, R. S, p. 279.

(4) V. Bull. 186G p. 64.

guata da due immagini, parmi, virili; delle quali però
appena traspariscono pochi lineamenti delle teste. Non
posso dire, se queste sieno figure oranti, come quella di
mezzo; o personaggi, che alla orante fanno corteggio
ed accoglienza; gli apostoli, cioè, ed i santi, che accol-
gono l'anima nell'aula celeste, pel quale gruppo si
vegga, a cagione d'esempio, l'arcosolio dell'agro Ve-
rano (1). E queste parole bastino sopra il dipinto, che
se potrà con alcuna arte almeno momentaneamente ri-
vivere, sarà delineato.

Vengo alle iscrizioni. In gallerie interrate e spo-
gliate è impossibile trovare copia di epigrafi, senza
cercarle scavando. Pure i frammenti in pietra, in mat-
tone ed in calce, che ne ho veduto giacenti sull'in-
terramento o aderenti ai loculi, mostrano quanto nu-
mero potrà darcene la regolare esplorazione del sot-
terraneo; che sarà lo spicilegio dopo la messe fatta
dai devastatori. Sulla calce attorno ai loculi ho letto
i residui di quattro latine iscrizioni, concepite con le
consuete formole; nè mentano d'essere pubblicate nel
Ballettino. Quivi altresì ho visto in due loculi il mono-
gramma $; in un'altro il noto segno della crocej^J;
in un quarto la croce monogrammatica con un
grande x di aste prolungato e giacente a guisa di
croce caduta al suolo. In pietra parecchi frammenti
ho raccolto di latini epitaffi e d'uno greco col A^o.
Sopra un mattone in fine ho trovato incise lettere resi-
due di una memoria sepolcrale : e la terra cotta conser-
va l'impronta circolare del sigillo della fabbrica:

OF . FVRI .IVI SENE
CES
*d

Il sigillo è rozzo, forse inedito; ma il Marini ne co-
nobbe parecchi esemplari tutti di pari forma e rozzezza,
e li interpretò cosi: Officina Furiatici Julii (ovvero
Junii)Senece S P (2). Le ultime sigle io decifero Sacri
Vatrimonii; come in molte simili le lettere SR valgono,
a mio avviso, Sacrae Rationis. Cotesta specie di sigilli
sono assai tardi ; dei tempi, cioè, di Diocleziano o di
Costantino. E tutti i frammenti epigrafici, che ho an-
noverato, mi sembrano in circa del secolo di quel si-
gillo. La quale cronologica osservazione concorda colla
storia e con l'età del cemetero di Balbina.

Non spero, che la Commissione di sacra archeolo-
gia possa tosto decretare lo sterramento ed il restauro
della riaperta necropoli. Altri lavori ne assorbono le
cure ; massime nelle regioni più antiche e sloriche del
callistiano cemetero. Intanto sarà agevolalo l'adito e
costruita la porta delle gallerie ora ritrovate ed acces-
sibili del coemetcrium Balbinae.

(1) V. Bull. 1863 pag. 76.

(2) Iscrizioni delle figuline (ms. inedito) n. 1212 a. La terza lettera
del gentilizio IVI in tutti gli esemplari è male impressa ; come nota il
Marini, ed io ho verificato in quello del cemetero di Balbina, ed in uno
del Kircheriano. Perciò non sappiamo, se è L ovvero N.
 
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