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Bullettino di archeologia cristiana — 5.1867

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Nr. 1 (Gennaro e Febbraro 1867)
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Iscrizione trovata in Ostia di un M. Anneo Paolo Pietro: e le relazioni tra Paolo l'apostolo e Seneca
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https://doi.org/10.11588/diglit.17354#0012

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— 8 —

doveva essere nata allora (1). Molti indizi storici e lette-
rari i hanno fatto credere la notizia predelta non essere
mera favola. Le narrazioni degli apocrifi hanno sovente
qualche principio o fondo di verità ; e tale a non pochi
è sembrata quella dell'amicizia di Paolo con Seneca.
L'apostolo fu giudicalo in Corinto dal proconsole M.
Anneo Gallione, fratello d'Anneo Seneca il filosofo;
in Roma fu consegnato ad Afranio Burro prefetto del
pretorio intimo di Seneca e con lui governante l'in-
disciplinata giovinezza di Nerone ; la presenza del pri-
gioniero giudeo predicatore della novella dottrina destò
l'attenzione di tutto il pretorio e di molti nella casa di
Cesare. Questi fatti avevano persuaso essere verisimi-
lissima la conoscenza di Paolo fatta da Seneca ; la quale
fu base agli apocrifi scritti. La verisimiglianza è sem-
brata ad alcuni quasi certezza, ponendo a confronto
molte sentenze di Seneca con quelle di Paolo. Il filo-
sofo, massime nelle opere morali, adopera un linguag-
gio in parte nuovo ; e che ha analogia talvolta spiccata
con quello dell'apostolo nelle genuine sue epistole.
E perciò Tertulliano disse: Seneca saepe nosler (2).
A queste ragioni, che in poche parole ho raccolto,
ha posto il suggello la tavola arvalica insegnandoci,
Seneca essere stato console, e per necessaria conse-
guenza di pieno diritto chiamalo a giudicare nel con-
siglio del principe, appunto in quei mesi, nei quali
secondo i più recenti ed accurati calcoli la causa di
Paolo fu discussa nell'aula di Nerone e terminata (3).
Ed oggi la nuova e strana coincidenza dell'inaudita
riunione dei cognomi Paulus Petrus in persone della
gente Annea, come Seneca, ambedue forniti del pre-
nome Marco, come Gallione il fratello di Seneca, ha
spontaneamente richiamato il nostro pensiero e il di-
scorso sopra questo punto. Il moltiplicarsi d'indizi sì
diversi e sì inaspettati, che fanno centro nel fatto as-
serito dai predetti apocrifi, pare prova manifesta, che
in quei favolosi racconti qualche parte di vero pur
si nasconde.

Dopo scritto e composto in tipografia il precedente
articolo, il eh. sig. comm. Visconti m'ha comuni-
cato altre notizie sull' importante scoperta sopra di-

(1) Sull' età degli atti citati attribuiti allo Pseudo-Lino ( Bibl. patr.
Colon. 1618 T. I p. 70 ) il Tischendorf asserisce soltanto, che gli sembrano
posteriori a quelli dello Pseudo-Marcello [Ada apost. apocrypha , Li-
psiae 1851 p. XIV-XXI). Io non voglio fare qui una digressione sulla
cronologia degli atti apocrifi di Pietro e di Paolo ; l'argomento merite-
rebbe lungo trattato.

(2) De animu cap. XX.

(3) V. Bull. 1866 p. 62.

scussa. L'epigrafe di M. Anneo Paolo Pietro non stava
al suo luogo. Sotto il pavimento della stanza, ove
quel marmo giaceva, si veggono sepolcri per corpi in-
teri, volgarmente appellati a cassettoni ; per coprire
i quali furono adoperate pietre di varia specie e da
varie parti raccolte. Il eh. direttore delle ostiensi esca-
vazioni opina, che l'epitaffio controverso sia del nu-
mero dei materiali serviti a costruire e chiudere quei
sepolcri. Esso fu inciso ad uso d'arte in bottega,
come la buona calligrafia dimostra : perciò nè le sigle
D. M. nè l'essere stata la pietra messa in opera ma-
teriale circa il secolo terzo cadente od il quarto deste-
ranno in noi meraviglia. La slessa dedicazione D. M.
riprovevole in cristiano epitaffio, dovuta alla consue-
tudine dell'artefice, cui la religione di M. Anneo Paolo
Pietro non era nota, può avere indotto il dedicante M.
Anneo Paolo a rifiutare il marmo e rifare l'epigrafe.
Di iscrizioni, sia pagane, sia cristiane, rifiutate e
perciò adoperate come materiali per chiudere sepol-
cri parecchi esempi ho veduto ; ed una volta già ne
ho fatto menzione nel Bullettino (1). Per qualunque
ragione però il titolo di M. Anneo Paolo Pietro ci
si presenti in condizioni, che non ce ne fanno rico-
noscere a prima giunta la cristianità, certo è che le
circostanze della scoperta , e la fattura dell' epitaffio
nell'officina lapidaria comune, sciolgono le difficoltà,
che potevano farci esitare circa la religione dei due
Annoi. I loro cognomi imperiosamente, come ho detto,
esigono che li ascriviamo fra i fedeli; salvo il caso di
qualche singolare eccezione alla regola ordinaria. Ed
il ricorso all' eccezione ed all' ipotesi di pagani de-
nominati da alcun avo cristiano nel caso riferito dal
eh. comm. Visconti non è necessario, nè mi sembra
in guisa veruna probabile. Del rimanente gli indizi
dell'antico tempo, in che cotesti Annei vissero, li
avvicina sempre più al secolo di Seneca, di Paolo
e di Pietro; meglio ci spiega 1'enigma dell'inusitato
doppio cognome ; e mi convince, che veramente
i loro nomi e le loro genealogie hanno alcuno stretto
legame di discendenza con gli Annei illuslri o con i
loro liberti, che conobbero gli apostoli.

Concordanze tanto squisite di memorie epigrafiche,
che gli antichi senza dubbio non ebbero in mira, con
le favole degli apocrifi circa le gesta dei due apo-
stoli in Roma, sono documento degno di esame e di
studio inducente a credere, sopra base più o meno sto-
rica essere stati composti quei vetusti romanzi. Non
perderò di vista un punto sì importante, ogni qual-
volta le scoperte monumentali mi richiameranno all' in-
dagine dei lineamenti veri nascosti sotto i falsi colori
delle predette apocrife scritture

(1) Bull. 1863 p. 74.
 
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