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Bullettino di archeologia cristiana — 5.1867

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Nr. 6 (Novembre e Decembre 1867)
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Secchia di piombo trovata nella Reggenza di Tunisi
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https://doi.org/10.11588/diglit.17354#0084

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— 78

§• n.

Simbolismo cristiano dell'acqua, dei pozzi
e delle fontane.

11 pastor buono, la croce ed altri emblemi di re-
ligione cristiana effigiati sopra questa secchia sembre-
ranno forse indizi di arnese sacro, e inviteranno gli
archeologi a cercarne 1' uso liturgico. Ma veramente
le sole immagini non valgono a provare , che il tu-
nisino cimelio appartenga piuttosto alia suppellettile
sacra che alla domestica. Imperocché gli antichi fe-
deli per avere ognora presenti alla mente pensieri di
fede cristiana, amarono averne dinanzi agli occhi i
simboli ed i segni anche fra le pareti domestiche.
Tutta la loro privata suppellettile ne fu adorna; sulle
vesti medesime furono tessute o dipinte quelle im-
magini , che vediamo nei musaici e nelle sculture
dei cemeteri e delle chiese. Non cito esempi a dichia-
razione di questo punto , perchè tornerà 1' occasione
di parlarne distesamente nel Bulleltino. Ma oltre i
simboli improntati sugli arnesi, il medesimo uso quo-
tidiano e domestico di alcune cose necessarie alla vita
dava occasione ai prisci fedeli di rammentare le pa-
rabole evangeliche e i simboli della fede in Gesù Cri-
sto. Ciò avveniva specialmente nelle lucerne e nelle
fonti e cisterne dell'acqua. Dei simbolici pensieri sug-
geriti ai Cristiani dall'uso delle notturne lucerne già
ho ragionato nel Bullettino di Gennaio pag. li. E
l'evangelica parabola delle lampade tenute in pronto
dalle vergini sagge per andare incontro allo sposo
suggerì l'iscrizione PARARO LVCERNAM CHRISTO
MEO incisa sul candelabro d'oro ordinato da Galla Pla-
cidia, il quale però non fu da lei tenuto nel palazzo,
ma offerto alla chiesa in Ravenna (1). Delle iscrizioni
alludenti ai mistici significati dell'acqua incise sopra
i pozzi e le fonti ora m'accingo a ragionare.

Il senso simbolico delle acque, delle loro sorgenti,
pozzi e cisterne è tanto noto e solenne nei libri del
vecchio e del nuovo testamento, che non è necessario
dichiararlo ai miei lettori. Origene fece una eloquente
e piena sintesi di tutti i luoghi delle scritture, ove i
pozzi e le cisterne forniscono materia a significati sim-
bolici e spirituali ; e lo splendido insegnamento del-
l'alessandrino dottore sparge viva luce sull'arcano mi-
stero d'una scena dipinta in uno dei più antichi cubi-
coli del cemetero di Callisto, ove è effigialo un uomo
che trae la secchia dal pozzo e ne attinge l'acqua ,
mentre dall'alto un dottore sedente dispiega e legge
un volume (2). Cotesto volume è quello della divina
parola, della quale Cristo parlando presso il pozzo alla
Samaritana disse: qui biberit ex aqua, quam ego da-
bo , non sitiet in aeternum (Ioan. IV, IH). Ed Isaia
profetando la chiamata delle genti alla chiesa cominciò
il capo LV colle parole: omnes sitientes venite ad aquas:

(1) Agnelli, Vitae pontif. Ravenn. ed. Bacchini p. 233.

(2) Vedi Roma sott. tom. II pag. 345, 346.

e l'ultima voce del nuovo testamento nelP Apocalissi è
l'invito seguente: qui sitit veniat et qui vult accipiat
aquam vitae gratis (Apoc. XXII, 17). Da ciò ognuno
vede quanto facili ed ovvie ad intendere sono le allu-
sioni spirituali e simboliche degli invili ai sitibondi
nelle epigrafi scritte sopra i puteali con le parole ap-
punto degli oracoli divini sopra citati. Il penultimo
verso del carme attribuito a s. Girolamo sul salterio
davidico: quisque sitit vè'niat cupiens haurire fluenta,
fu inciso sugli epislilii della cisterna nelP atrio dello
xenodochio di Pammachio in Porto (1) , e sugli orli
d'un puleale veduto dal Sarazani in Roma e da lui
giudicato dei tempi del papa Damaso (2). Il Crescim-
beni sulla bocca d'un pozzo nell'orto presso la chiesa
di s. Giovanni alla porta latina vide in lettere, ch'egli
chiama antichissime (3), le parole di Isaia : OMNES
SITIENTES VENITE AD AQVAS : le quali però io
credo spettare ad un puteale del secolo X, che tut-
tora si conserva dinanzi la predetta chiesa colla mu-
tila iscrizione delineata nelia pagina seguente n. 1.
Anche in Marino sopra un antico piedestallo di va-
sca per acqua era inciso : SITIENTES VENITE AD
AQVAS {il. E nella villa Altovili presso la sponda
destra del Tevere l'odierno possessore di essa (S. E.
Monsig. de Merode) mi ha cortesemente mostrato un
puteale con lettere del secolo ottavo o nono ritratte
parimente nella pagina seguente num. 2 ; e dicono
così : de donis Dei et sancti Marci Iohannes pre-
sbyter fie^rì) rogabit. Omnes sitiente{s) venite, be-
nite, ad aqua{s) et si quis de ista aqua pretio tuièri(t)
anathema sit (5). Questa iscrizione fu veduta dal Doni
nel secolo XVII nella vigna di M. Antonio Tosca-
nella di fronte a s. Rocco; cioè nel silo appunto della
villa Altovili. Dai manoscritti del Doni la trasse il
Marini e la stampò il Mai, Script, vet. T. V p. 191, 2;
ma poiché la prima copia non era fedele, l'edizione
è difettosissima. L'anatema a chi volesse esigere prezzo
de ista aqua , mentre ne sancisce l'uso gratuito per
tutti, allude alle parole dell'Apocalissi: qui sitit ve-
niat .... accipiat aquam vitae gratis. Queste iscrizioni
del medio evo sono eco di quella dei tempi dama-
siani: quisque sitit veniat cupiens haurire fluenta; la
quale anch' essa alla sua voita è un eco dell' antico
insegnamento sul simbolico e spirituale senso dei pozzi
testificato dai callistiani dipinti, e dalle lezioni dei-
l'alessandrino dottore e di molti altri interpreti delle
divine scritture.

Da tutto ciò si raccoglie con evidenza essere na-
turale l'ornamento di sacre immagini (massime se
queste alludono alla divina parola ed ai suoi effetti)

(1) V. Bullett. 1866. pag. 50, 51.

(2) Vedi i. c. pag. cit.

(3) Storia della chiesa di s. Giovanni a Porla Latina pag. 94.

(4) Lucidi, Storia dell'Ariecia p. 228.

(5) La parola pretto dovendo essere riferita al venditore piuttosto che
al compratore sarà qui probabilmente adoperata in modo volgare in luogo
di prelium.
 
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